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Terremoto: il prezzo della benzina poteva non aumentare

Per raccogliere i primi 500 milioni da destinare quest’anno alle aree terremotate dell’Emilia il governo ha deciso un incremento dell’accisa sui carburanti, il quinto dal 2000 a oggi, determinando quindi anche un aumento del prezzo finale. Non c’erano alternative? Secondo quanto sostiene Alessandro Lanza in un articolo pubblicato su www.lavoce.info il governo avrebbe potuto evitare di aumentare il prezzo dei carburanti.

Lanza così scrive:

“Nella parole del governo ‘l’incremento di 2 centesimi sull’accisa avrà valore temporaneo e verrà a cadere il 31 dicembre di quest’anno’.

Si tratta indubbiamente, né poteva essere diversamente date le condizioni generali della finanza pubblica, di un intervento rapido su ciò che è concretamente possibile mobilitare.

‘Fare cassa’ non è una bella espressione, ma non è certo un caso che le risorse immediate vengano da un intervento sulle accise dei carburanti, mentre quelle per il biennio 2013-2014 sono ancora in via di definizione e c’è da considerare comunque un certo livello di aleatorietà.

Può essere utile interrogarsi se la manovra sulle accise non fosse in qualche modo attenuabile e, più in generale, quali potranno essere le conseguenze della mini manovra decisa nell’urgenza di mobilitare risorse indubbiamente necessarie per far fronte all’emergenza…

Tre osservazioni: i conti potrebbero non tornare perché i consumi di carburante già nel corso dei primi cinque mesi dell’anno risulteranno presumibilmente inferiori a quelli dall’anno passato, riducendo le possibilità di vendere i 25 miliardi di litri addizionali che produrrebbero i 500 milioni attesi. Nel solo primo trimestre del 2012 i consumi di carburanti sono stati inferiori di oltre 9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

(...)

Seconda osservazione. Per sperare di poter arrivare alla quota prevista di 25 miliardi di litri bisogna contare anche il cosiddetto gasolio extra rete che, nella gran parte dei casi, vuol dire trasporto merci.

Al di là delle facili demagogie, va detto che trovare rapidamente mezzo miliardo di euro con l’aria che tira nell’economia e nella finanza pubblica italiana, non è facilissimo. Ma un intervento che tocchi anche il trasporto merci andrebbe evitato. Può creare inflazione da costi, può dare molti dispiaceri.

Terza e conclusiva osservazione. Storicamente la tassazione sugli oli minerali è stata considerata la mucca da mungere del sistema tributario, in particolare in momenti di emergenza. L’elenco degli interventi è ormai stucchevole ma volendosi limitare al dopo guerra, si scorge una preoccupante accelerazione di incrementi nel nuovo millennio. Ci sono stati nove interventi di emergenza tra il 1956 (+ 14 lire per la crisi di Suez) e il 2000. E cinque interventi dal 2000 a oggi.

La domanda quindi è: non c’erano alternative rispetto a questa manovra? Non si sarebbe potuto dividere l’incremento su diversi tributi?

Nel 2011 le imposte indirette hanno costituito il 47% delle entrate tributarie complessive. Di questi 193,3 miliardi di euro, gran parte è costituita dall’Iva (117,4 miliardi di euro) seguita dalla tassazione sugli oli minerali (20,7 miliardi di euro).

Si comprende facilmente che un intervento sull’Iva poteva essere politicamente complesso da gestire considerando anche che non si sa ancora se il governo riuscirà o meno a evitare l’aumento previsto per ottobre.

(...)

È certamente vero che la fiscalità sulle sigarette, per esempio, non è affatto leggera e, secondo alcuni studi, vale oltre il 75% del prezzo finale. Superiore addirittura alla fiscalità sulla benzina che vale ‘solo’ il 55% del prezzo finale. È anche vero che è un’area di attività economica dove l’acquisto che elude la tassazione continua ad avere una certa fetta di mercato.

Sulle lotterie invece la tassazione colpisce il singolo biglietto venduto, ma da gennaio esiste anche un’imposta sulle vincite superiori a 500 euro, con un’aliquota pari al 6% della stessa.

Date queste semplici considerazioni la risposta che ne discende è quasi ovvia: sì, si poteva pensare a qualche cosa si diverso. Si poteva mettere parte del carico sui carburanti e parte su altre poste e questo per almeno due ragioni conclusive.

Considerando i dati finora disponibili è quantomeno opinabile che si riesca a consumare il carburante necessario a produrre il gettito desiderato. Se il risultato non fosse raggiunto, è possibile che l’incremento di accisa sia reiterato e diventi così un altro elemento del noioso elenco.

Si poteva allentare il potenziale inflattivo dell’incremento legato essenzialmente alla tassazione del gasolio per il trasporto, segnalando così anche un minimo cambio di mentalità. Si poteva dividere in modo diverso, perché avrebbe comunque introdotto un elemento di flessibilità in termini di politica fiscale.

Rimaniamo infine con la percezione che si sia voluto attaccare l’anello più rigido della catena. Quel bene che per diverse ragioni con molta difficoltà sfugge alle maglie del fisco.

Parte di questo incremento sugli oli minerali poteva andare in altre direzioni. A dicembre tireremo le somme”.

Le considerazioni di Alessandro Lanza mi sembrano del tutto condivisibili. E, invece, ancora una volta, è stata scelta la strada più semplice che, peraltro, potrebbe non consentire di raggiungere gli obiettivi attesi. E soprattutto un governo di “tecnici” avrebbe dovuto attuare un intervento migliore e diverso, tra l’altro, da interventi simili adottati in passato, quando si sono verificati eventi della stessa natura di quello che si è verificato in Emilia.

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