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Tavolo lavoro. La lotta di Omsa Faenza

Omsa presente al TAVOLO LAVORO di Roma.

Si era detto di aspettare settembre. Bene settembre è arrivato senza novità per le 242 operaie Omsa ancora in attesa della riconversione degli impianti faentini. Ma la lotta delle coraggiose lavoratrici non si arresta e nella trasferta romana del nostro blog, che lo scorso 10 settembre ha organizzato un Tavolo sul Lavoro in Piazza San Giovanni, c’erano anche loro. Tanto gentili perfino da portarci piadine e sangiovese, prodotti tipici della loro terra, quasi come quell’azienda che non c’è più.

Se si vuole ragionare in un’ottica aziendale diamo qualche numero di quello che è l’Omsa oggi: 347 dipendenti, di cui solo 80 posti in mobilità nel marzo scorso, due presidi organizzati in azienda, due boicottaggi realizzati per due diversi periodi nei Golden Point della regione, decine di proteste e manifestazioni, due anni di cassa integrazione e perfino la realizzazione di un documentario per raccontare la loro storia. Non è certo poco.

Tutto questo deriva dalla cronica mancanza di risposte e soluzioni da parte di una proprietà che nella persona di Nerino Grassi, patron Golden Lady, è sembrata trattare tutti senza rispetto. Ricapitoliamo. Tutto inizia con la cosiddetta crisi nell’inverno 2009-2010; l’Omsa ha deciso di ricollocare gli impianti faentini (da ben 71 anni produttivi in città) in Serbia. La cassa integrazione scatta a marzo 2010 per continuare fino ad ora. Nel frattempo ci sono i primi presidi in fabbrica per non far fermare la produzione.

Si arriva anche a collaborare con il Teatro dei due Mondi di Faenza e le operaie portano in giro nelle piazze la loro protesta con le Brigate Teatrali realizzando pure un documentario dal titolo emblematico “Licenziata” che vendono ad offerta libera per autosostenersi. Dopo un tavolo ed un accordo siglato ad inizio 2010 totalmente disatteso dall’azienda se ne firma un altro, non dopo interminabili mesi di inutili trattative con la proprietà si arriva a siglare un nuovo accordo a gennaio 2011 che prevede la riconversione dell’impianto e l’affidamento ad un advisor esterno di trovare i compratori con l’impegno dell’azienda a non chiudere il reparto tessitura, l’unico ancora attivo.

Puntualmente disatteso il reparto viene chiuso e ci si mette pure la Cgil a complicare le cose allontanando per motivi mai chiariti il coordinatore faentino Idilio Galeotti che si era battuto moltissimo per le operaie Omsa; tutto ciò causa la reazione di alcune operaie che riconsegnano la propria tessera Cgil. A seguito della chiusura del reparto tessitura il 22 marzo 2011 ripartono i boicottaggi dei Golden Point, nel frattempo le operaie sono ospiti della manifestazione Liberi Tutti organizzata da Michele Santoro, dopo essere già state diverse volte ad Annozero e Rai Per Una Notte e incontrano Susanna Camussodivenuta segretaria generale Cgil, ma ancora niente. L’estate passa senza notizie, senza che nessuno si degni di dare una risposta alle operaie e alle loro famiglie. Siamo così ai giorni nostri e all’orizzonte c’è solo fumo, segnale di una guerra che non è finita.

di Francesco Farinelli

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