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Tanto ferro e cotanto cemento

Tutti quanti a Bazzano ed a Cese di Preturo oggi, 29 di settembre, faran gran festa di sicuro. Per benedire questo parto urbano gemellare certamente troveranno almeno un cardinale, né il sior né il villan cambieran più il canale e contro il re nessun dovrà orsù manifestare.
 
Nelle new town Cese di Preturo e Bazzano ci dovevano alloggiare almeno 4.180 sfollati, consegneranno solo 700 super-appartamenti per alloggiare 2.500 persone, più o meno soltanto il 60% delle previste nel lor progetto, da far con cotanto ferro e assai più cemento.
Al 24 di settembre, a Cese di Preturo dovevano ancora completare il 40% degli impianti e dei serramenti e circa il 45% delle finiture. A Bazzano le cose andavano meglio, ma alla stessa data restavano ancora da completare il 24% degli impianti e dei serramenti, nonché il 30% delle finiture. La Protezione civile dà questi numeri ma non quelli relativi allo stato d’avanzamento delle opere di urbanizzazione e dei collaudi. In case prive di finestre o con impianti di fognatura incompleti e non collaudati non era certo possibile dare a tutti l’auspicata sistemazione a “cinque stelle”: è pertanto comprensibile che, nonostante l’aspettativa degli sfollati, il progetto sia stato un po’ ridimensionato.
 
Potevano consegnare questa parte di case già da 10 giorni, ma la cerimonia è stata rinviata “solo perché il presidente del Consiglio ha un importante appuntamento internazionale negli Stati Uniti”. Poi, chi continuamente dà i numeri dell’imminente “miracolo epocale”, precisa che questa volta consegneranno “veri e propri nuclei residenziali con servizi, infrastrutture, strade, verde, opere di urbanizzazione, trasporti, scuole e attività commerciali destinanti a durare nel tempo”.
 
A rovinar la festa non ci saranno più i Trentini e solo ad ottobre, saran pronte le casette degli alpini.
 
Inizieranno a montarle solo il primo di ottobre ma alla fine del mese 24 saranno pronte, anche se fischia il vento ed urla la bufera. Così, il Villaggio ANA sarà inaugurato solo con un po’ di barbera. Spenderanno 300.000 euro per le opere di urbanizzazione e 1.500.000 euro per le fondazioni, la realizzazione e le finiture esterne. Perciò, ogni casetta verrà a costare 75 mila euro. Gli alpini daranno inizialmente un tetto a 80 persone ma pensano già di poter realizzare l’intero lotto di 32 abitazioni grazie ai risparmi che, dicono,“otterremo con l’impiego dei volontari e con l’acquisto diretto dei materiali di impiantistica e finiture (materiale elettrico, sanitari ed accessori per bagno, forno e fornelli, lavello piastrelle in ceramica e coppi) e, soprattutto, all’impegno che tutti gli alpini, ad ogni livello, metteranno a far aumentare i fondi della Operazione Abruzzo”. Non occorre commentare oltre questo saper fare dell’Associazione Nazionale Alpini, ma vale la pena chiarire che la fornitura delle strutture lignee venne affidata ad una ditta di Maniago subito dopo la delibera del CDN dell’11 luglio e gli incontri operativi dell’ing. Sebastiano Favero con il Comune di Fossa.
 
Viene da pensare che, come il mossiere dell’ultimo Palio di Siena, solo al calar del sole Bernardo De Bernardinis abbia lasciato cadere il canapo in questa gara tra i M.A.P. per 6.000 sfollati dei comuni del cratere ovvero, ben dopo lo start dato, all’alba d’un dì d’aprile, dal gran curatore della super-costruzione nella mega gara dei 19 C.A.S.E. per 17.500 sfollati del capoluogo.

 
Bisognerà attender fino alla fine dell’anno per conoscere la classifica generale dei due gironi predisposti a dare un tetto a chi è stato sei mesi nelle tende e continua a transitare da una struttura alberghiera all’altra. Nel primo, ci hanno “messo l’anima per consegnare case vere agli aquilani” e non essere battuti sul filo di lana dai trenta-tre-trentini che, nell’altro girone hanno finito innanzi tempo di montare le loro casette di legno, ad Onna. Non si può rischiare nuovamente di essere superati da chi non ha neppure installato sui propri mezzi il kers perché storicamente è abituato a far affidamento sulla forza di propulsione costante del sumpter mule. Pertanto, a Radio Anch’io, Bertolaso ha dichiarato: “Bisognava fare una scelta difficile e chiara e io me ne sono preso la responsabilità. …Se avessimo cominciato a discutere su container, roulotte, tende, case, casette, casette su ruote, la gente ancora starebbe nelle tendopoli oggi e ci rimarrebbe per altri 12 mesi. In queste situazioni bisogna avere il coraggio di guardare oltre, ovviamente sfruttando l’esperienza. …Non sono un urbanista ma sono uno che da otto anni vede tragedie, parla con gente che da decenni è fuori casa per terremoti degli anni ‘70-’80-’90. In questo caso potremmo aver sbagliato ma una risposta la stiamo dando e poi come diceva il Poeta … ai posteri l’ardua sentenza”.
 
Non siamo per nulla propensi a chinar la fronte dinnanzi al Massimo Fattor della ri-costruzione. All’attempato colossal palazzinaro, egli riconosce meriti che furono di Napoleone III (anziché del Bonaparte) e per sé (imparentato con palazzinari semplici) vorrebbe benemerenze attribuibili ad un tal Haussmann che attuò la ricostruzione parigina con l’imperatore e solo grazie ai pieni poteri plebiscitariamente acquisiti dopo le calamità rivoluzionarie del ’48. Lui, che ancora non è stato promosso Capo della Guardia Nazionale, chiede di già la sospensione del giudizio su faccende che non meritano nessuna ode né alcuna lode? Non attendiamo certo un “blu notte” del 2022 per sapere se “fu vera gloria” o vanagloria. A chi cita il Manzoni ricordiamo Dante che, proprio nel menzionar un Guido od un Guidon, ci dice che non appena la gloria dell’umano potere sia in alto troppo cresciuta, in guisa d’infetto arbore, incomincia a disseccar nella cima. Sperando che ancor per poco durerà verde, crediamo che di già sia nato “Chi l’uno e l’altro caccerà del nido”.
 
Intanto, il Comitato “Cittadini per i cittadini” fa interessanti comparazioni di spesa e d’utilizzo dei fondi: considerando pari a circa 308 milioni di euro le spese sostenute, da maggio a settembre, per l’assistenza ai cittadini negli alberghi e nelle tende, stimano che a parità di spesa potevano essere allestiti 6.200 M.A.P. per 21mila cittadini insediabili, con un utilizzo temporaneo di terreno pari a 86 ettari. In confronto dei 130 ettari del territorio requisito per la realizzazione del Piano C.a.s.e. ed alla capienza di soli 18mila abitanti delle 19 new town, ampliamenti compresi.
Null’altro serve dire.
 
Perciò, Chiodi china il capo e sussurra: "Dobbiamo ammettere il fallimento del Piano C.A.S.E.”! Invece, anche se tirato per i capelli, Cialente non sa come nascondere di non aver mostrato i denti fin dall’inizio degli eventi e spera di contar di più quando Bertolaso andrà giù ed allora lui potrà approntare la ricostruzione della zona rossa con le archistar, ma senza neppure un po’ di spiccioli. Todini & Marcegaglia risplendono parecchio beate, Berlusconi risponderà solo a domande pilotate!

Come mai....? e Per colpa di chi?

Commenti all'articolo

  • Di Oloap (---.---.---.153) 30 settembre 2009 11:08

    Articolo ben scritto e documentato, un po’ sciupato dal troppo sarcasmo.

  • Di COSIMO (---.---.---.150) 30 settembre 2009 14:59

    SE CI FOSSE STATO TANTO FERRO E COTANTO CEMENTO (QUI CITATO CON SARCASMO E CON LE FOTO DI DUE MPRENDITRICI CHE LO PRODUCONO PER SUGGERIRE UNA LOBBY PERVERSA CHE PENSA SOLO A SMERCIARE LA PROPRA PRODUZIONE) NELLE CASE PRIVATE, CASE STUDENTI, OSPEDALI ECC. NON AVREMMO AVUTO IL DISASTRO CHE C’E’ STATO. EPPURE L’APPARATO DEGLI ENTI LOCALI ERA TUTTO LA’ BEN PAGATO E REMUNERATO, PERCHE’ NON HA CONTROLLATO? ORA SONO TUTTI BUONI A PARLARE SUL LAVORO DEGLI ALTRI CHE CERCANO DI GESTIRE LE CONSEGUENZE DEI MANCATI CONTROLLI ED INTERVENTI DEGLI ALTRI.

    • Di Luciano B. L. (---.---.---.243) 30 settembre 2009 17:43

      Solo per non dare adito a false interpretazioni:
      1°) Luisa Todini non produce "cemento", ma l’impresa di famiglia ha costruito la Caserma della Guardia di Finanza a Coppito, la sede del G8. A produrre il calcestruzzo sono invece gli impianti del gruppo Financo della famiglia Colaiacovo. L’imprenditrice Todini però, rapprersenta degnamente gli utilizzatori finali di questo materiale;
      2°) Emma Marcegaglia invece, tra l’altro, produce anche "tubi". Alcuni di grandi dimensioni. Almeno quattro mila potevano essere impiegati per fare le costosissime piattaforme antisismiche. Sono alti 2,50 metri ciascuno. In fila, formerebbero un un tubo del diametro di 80 centimetri lungo 10 mila metri.
      3°) Nessuno pensa a lobby perverse, certo che a nessuno spiace fare queste forniture quando sono pagate immediatamente. Il sarcasmo "esagerato" è dovuto al fatto che aiuta a respirare in una situazione che definirei "economia del dopo-guerra" con metodi di lavoro da "paese sottosviluppato".
      4°) per quanto riguarda la corresponsabilizzazione di persone o enti nel disastro, non mi pare il caso di fare supplenze alla magistratura, che quando può, fa sempre un ottimo lavoro. Per quanto riguarda gli enti locali, invece il discorso è aperto

  • Di massimo (---.---.---.131) 1 ottobre 2009 01:06

    Articolo di un poveretto frustrato , capace solo di lamentarsi.
    Con gente così certo non si potrebbe mai fare nulla. Troverebbero sempre qualcosa da criticare .

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