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TTIP un accordo che favorirà solo gli USA

Giorgio Calenda, Ministro dello Sviluppo economico, è convinto che se dovesse saltare il TTIP, l’Europa sarebbe commercialmente morta. Parole che sollevano indignazione dal momento che nei Paesi europei cresce il dissenso per un trattato che modificherà l’accesso ai servizi, per via della liberalizzazione e pressioni da parte delle lobby e multinazionali che decideranno la politica degli Stati, avvertiti come un “fastidio” ed un ostacolo da abbattere. Va giù duro il ministro Calenda, che occupa il ministero un tempo della Guidi, tanto da proporre l’intervento della Commissione Europea per concludere favorevolmente le trattative. Per Calenda non è previsto che gli Stati abbiano ingerenze nella negoziazione di accordi già presi e che riguardano i popoli europei. In pratica nelle parole del Ministro si ravvisa la necessità di cedere ancora una volta sovranità nazionale e, di conseguenza, diventare un mercato di sbocco per la super potenza americana, senza possibilità di salvare e valorizzare il nostro made in Italy.

Gli USA ne trarrebbero vantaggi in ogni senso per via di un Euro che non ha la parità nel cambio e per privatizzazioni selvagge che avvantaggerebbero le compagnie assicurative, impazienti di mettere le mani sulla sanità. E non solo. Dalle telecomunicazioni al commercio elettronico, tutto subirà un cambiamento che farà felici mercati e finanza. A preoccupare non è solo il TTIP, ma anche il TiSA (Trade in Services Agreement) che rientra nel trattato di libero scambio e punta ad aggirare le leggi degli Stati, promuovendo una liberalizzazione selvaggia che favorisce investitori e penalizza i consumatori e le economie reali. Una rivoluzione per pochi gruppi, un lauto banchetto da cui sono esclusi i non addetti ai lavori e chi non sono stato invitato a sedersi a tavola, che distruggerà il lavoro e la vita di milioni di persone sempre più tenute all’oscuro su quanto succede.

La posta in gioco è altissima e la segretezza su come vengono condotte le trattative non lascia presagire nulla di buono; ad essere in ballo è la stessa Democrazia, sempre più soppiantata dalla Tecnocrazia, per via di Stati che rischiano di essere scatole vuote. Eppure se l’Italia fosse meno prona, troverebbe una valida spalla nella Francia, che più di una volta ci ha intimato di non firmare simili accordi che non fanno gli interessi della gente. Il segretario di Stato francese, Matthias Fekl, è sempre più convinto che il TTIP favorisca solo i guru del mercato e della finanza americana e che manca la trasparenza che tenga in debito conto ambiente ed equità. In fondo Fekl sa benissimo che i Francesi non sono propensi a stare zitti, accettando riforme che suonano come un attentato ai diritti così faticosamente conquistati, figurarsi per Trattati che minano la sopravvivenza dello Stato e della Democrazia. Siamo in un cul de sac. Difficile accettare i diktat di un’Europa che rischia di essere come un vulcano pronto ad esplodere. La finanza non può essere la panacea di mali antichi che stanno prepotentemente ritornando alla ribalta provocando squilibri e disuguaglianze.

(Garry Knight/Flickr)

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