• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > Svizzera | Sciopero nel Paese della "pace del lavoro"

Svizzera | Sciopero nel Paese della "pace del lavoro"

Anche nella “ricca Svizzera” esistono i conflitti sociali di classe. Ma come: non era il Paese dove i contratti collettivi nazionali garantiscono un aumento salariale costante in cambio del rifiuto di sciopero? Non era il Paese corporativista par excellence? Beh, non proprio, e le ragioni sono chiare.


In Svizzera il 4% delle lavoratrici e dei lavoratori, circa 150.000 persone, non arriva a fine mese, altre 600'000 persone sono considerate povere e sono escluse dal mercato del lavoro. In totale quasi il 10% della popolazione e negli ultimi 10 anni questi numeri sono cresciuti costantemente. La riforma del sistema pensionistico che sta venendo discussa negli ultimi mesi vuole aumentare l'età pensionabile delle donne a 65 anni e ridurre del 12% l’importo delle pensioni. Dall'esplosione della crisi nel 2008, gli scioperi in Svizzera si sono moltiplicati: sia nel privato, soprattutto nell'industria, dove i padroni hanno utilizzato la situazione per avviare una ristrutturazione generale, sia nel pubblico, dove le lavoratrici ed i lavoratori lottano contro esternalizzazioni e deterioramento delle condizioni di lavoro (soprattutto nelle poste, nei trasporti pubblici e nella sanità). 
Questo quadro generale della situazione ci dice ancora una volta che “laddove c'è capitale, c'è anche conflitto”. E lo confermano anche due recenti vertenze particolarmente significative. 

Attualmente, 34 lavoratori della Società di Navigazione Lago Maggiore sono in sciopero contro il loro licenziamento. Come sottolinea questo articolo, che riporta un’intervista con uno dei sindacalisti in prima linea, lo sciopero dei lavoratori della navigazione dà un segnale importante principalmente per due motivi. Innanzitutto, diversamente da come eravamo stati abituati negli ultimi anni, il movimento sindacale non si sta limitando ad accompagnare i licenziamenti, ma ha optato per la via del conflitto. In secondo luogo, la mobilitazione dei lavoratori è frutto di un lavoro continuo che, costruendo un rapporto di forza favorevole, potrà permettere di fare pressione sulla dirigenza dell'azienda anche oltre questa vertenza specifica. 

Una vera vittoria, invece, è quella che ha avuto luogo grazie allo sciopero del 12 e 13 giugno scorsi nella lavanderia ospedaliera dell'ospedale cantonale di Friburgo (cantone francese). Le lavoratrici e i lavoratori – la maggior parte di loro immigrate/i – hanno scioperato contro l'esternalizzazione del servizio e, contemporaneamente, contro il loro licenziamento. 



L'importanza politica di questo sciopero è strettamente legata agli sviluppi della politica sanitaria svizzera. Nel 2012 è entrata in vigore la riforma della legge sulla sanità che prevede anzitutto tre cambiamenti: 1. il finanziamento degli ospedali (sia quelli pubblici, che quelli privati) tramite l'importo forfettario prestabilito sulla base delle prestazioni (prima, invece: importo forfettario giornaliero su base dei costi effettivi); 2. nuova spartizione dei finanziamenti delle prestazioni sanitarie tra i cantoni e le assicurazioni: da 50:50 al min. 55% per i cantoni, 45% per le assicurazioni; 3. i cantoni non devono più garantire la copertura del deficit degli ospedali. In questo modo, gli ospedali possono ottenere benefici se operano al di sotto degli importi forfettari prestabiliti, oppure segnare delle perdite in caso una prestazione sanitaria necessiti realmente più della somma prestabilita. 

Questa riforma comporta che le basi finanziarie per gli investimenti debbano essere generate dagli ospedali stessi e questo apre le porte al capitale privato, che vede nuove fonti di profitto in un settore in continua crescita. L'introduzione di questi elementi di libero mercato spinge infatti gli ospedali a: 1. concentrarsi su prestazioni sanitarie specifiche, cioè quelle che hanno un importo forfettario elevato e permettono di avere degli introiti importanti; 2. esternalizzare tutti i servizi a "basso valore aggiunto", come per esempio le mense, le lavanderie ecc. 

Queste esternalizzazioni hanno degli effetti diretti sulle lavoratrici e sui lavoratori. I servizi integrati sono infatti sottomessi alle regolamentazioni di lavoro degli statali, che, in confronto al privato, hanno maggiori protezioni in termini di salario, tempo di lavoro e prestazioni sociali. Nel privato, invece, le stesse mansioni fanno parte del settore a basso salario [Niedriglohnsektor] che per di più non prevede neanche un contratto collettivo. Di conseguenza, l'esternalizzazione vuole spesso dire licenziamento e riassunzione con un contratto molto peggiore.

La vittoria delle lavoratrici e dei lavoratori della lavanderia è un segnale forte: malgrado la retorica neoliberista dei padroni e della classe dirigente che presenta privatizzazioni, smantellamento del pubblico e delle nostre condizioni di lavoro come processi naturali e irreversibili nel contesto della crisi, noi lavoratrici e lavoratori siamo ancora capaci di usare l'arma della lotta e difendere i nostri diritti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità