• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Istruzione > Studiare non è un diritto per tutti

Studiare non è un diritto per tutti

L’ultimo rapporto ANVUR del 2023 rivela un dato allarmante: solo il 28,3% della popolazione tra i 25 e i 34 anni riesce a conseguire un titolo universitario, molto al di sotto della media OCSE che si attesta al 47,1%.

di Giovanni Caprio

Università Statale di Milano, Chiostro della_legnaia (Foto di A ntv, Wikimedia Commons)

 Questa situazione preoccupante è dovuta a una serie di fattori che coinvolgono aspetti individuali, istituzionali ed economici. Tuttavia, uno dei dati più inquietanti riguarda l’abbandono degli studi universitari a causa dell’insostenibilità dei costi per mantenersi agli studi. Studiare è insomma sempre di più un lusso riservato a pochi, specialmente se si decide di farlo lontano dalla propria città di residenza.

È drammatico il dato che emerge dal recente report “Universitari al verde”, presentato dall’Unione degli universitari (UDU) e da Federconsumatori: mediamente uno studente spende per tasse universitarie, alloggio, pasti, trasporti (urbani ed extraurbani per chi è pendolare o fuorisede), materiale didattico e digitale, cultura, attività sociali, ricreative, sport e salute 9.379 euro annui se in sede, 10.293 euro annui se pendolare, 17.498 euro annui se fuorisede. La vita per gli studenti fuorisede è particolarmente dura: spendono mediamente, ogni anno, l’87% in più rispetto agli studenti in sede e il 70% rispetto agli studenti pendolari. A pesare in maniera determinante su tale differenza sono i costi degli alloggi, che ammontano mediamente a 5.220 euro annui (con forti differenze tra Nord e Sud). Analizzando i costi degli studenti fuorisede, la voce che pesa di più è l’affitto, con una media di 435€ al mese. Seguono i pasti con 412€ e i costi legati a salute e benessere con 190€. Sullo studente pendolare, invece, a pesare maggiormente è il costo dell’abbonamento mensile medio pari a 53€ al mese.

Anche per quanto riguarda i costi universitari sono forti differenze territoriali, non solo tra regione e regione, ma anche tra città e città. Ad esempio, un pasto in mensa costa 5,48€ al Sud, che diventano 7,40€ nel Centro Italia. Ancora più evidenti sono le differenze sui trasporti ferroviari. Ci sono Regioni virtuose, come l’Emilia-Romagna, l’Umbria, il Lazio, la Campania e la Provincia di Trento, dove l’abbonamento annuale è molto conveniente e vede integrato anche il trasporto pubblico urbano. In questo caso le peggiori sono Piemonte, Lombardia e Sicilia, con una differenza annuale di oltre mille euro, una differenza stratosferica e ingiustificabile. I fuorisede devono infine sborsare ogni anno 600€ per tornare a casa. E differenze ci sono anche per quanto riguarda la tassazione: gli atenei lombardi si confermano quelli in cui la tassazione risulta raggiungere il livello più elevato: all’Università di Pavia, l’importo massimo medio da corrispondere è di 3.902,00 euro, seguite dai 3.633€ dell’’Università di Milano. Seguono l’Università del Salento e La Sapienza di Roma.

Sulla tassazione non mancano però gravi illegittimità. Il primo comma dell’art. 5 del dpr n. 306/1997 prevede che “la contribuzione studentesca non può eccedere il 20 % dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato”, ossia dell’FFO. In parole povere, se lo Stato dà 100 all’ateneo, l’ateneo non può chiedere più di 20 agli studenti. “Purtroppo, sottolinea il Report, molti atenei hanno semplicemente ignorato questa normativa. Secondo i dati preliminari sui bilanci preventivi del 2023, che verranno ripresi in una pubblicazione apposita nei prossimi mesi, sarebbero 18 gli atenei fuorilegge.”

Il report ha stimato infine anche il costo del materiale didattico, che varia dai 1.930€ per Medicina ai 289€ richiesti a Matematica, oltre all’acquisto di computer, su cui si registrano forti rincari.

Le borse di studio stanziate finora non sono sufficienti a garantire l’accesso allo studio alla popolazione scolastica che ne avrebbe diritto: lo testimoniano i dati relativi agli idonei non beneficiari che nel 2022/23 ancora ammontano a 4.974. Mentre i costi crescono, rimane insufficiente il finanziamento del diritto allo studio, vero grande assente della manovra finanziaria. Il DM 1320/2021 del 17/12/2021 incrementa di fatto gli importi di borsa di studio di 900, 700 e 500 euro rispettivamente per fuorisede, pendolari e in sede. Inoltre, ad aumentare gli importi per il corrente anno accademico è anche il Decreto Ministeriale che adegua gli importi delle borse di studio all’indice Istat relativo all’inflazione (8,%). In aggiunta eleva le soglie ISEE e ISPE di accesso alle borse garantendo un ampliamento della platea di beneficiari. Tuttavia, se nel 2021/2022 gli idonei alla borsa di studio ammontavano a 240.600, nel 2022/23 sono state coperte circa 250.000 borse, con un aumento complessivo in 4 anni di soli 30mila idonei. L’obiettivo numerico relativo al raggiungimento dei target di copertura di borsa di studio sembra essere svanito, eliminato: sintomo dell’impossibilità da un lato di raggiungere la copertura di ulteriori 60mila borse di studio in solo un anno e dall’altro dell’assenza di volontà politica di garantire l’accesso ai più alti gradi dell’istruzione a tutti e tutte.

I dati del rapporto dimostrano in maniera inoppugnabile come questi costi proibitivi alimentino non solo le disparità, rendendo gli studi universitari un’opportunità sempre più riservata alle classi medio-alte, ma anche l’abbandono degli studi, destinato ulteriormente a salire, visto il forte incremento dei costi a carico delle famiglie per mantenere uno studente universitario.

Camilla Piredda, Coordinatrice Nazionale dell’UDU, intervenendo alla presentazione del Report ha dichiarato: “Da maggio dormiamo in tenda nelle università di tutta Italia e abbiamo ricevuto come risposta una legge di bilancio inutile. Abbiamo anche proposto la legge ‘Chiedimi come sto’ per intervenire sul tema della salute mentale, per il quale stimiamo un costo pari a 1.776€ per un percorso semestrale di trattamento psicologico o psicoterapeutico. Non possiamo permetterci dei costi medi che superano i 17mila euro all’anno per ciò che dovrebbe essere un diritto. Il 17 novembre saremo nelle piazze di tutta Italia per chiedere un modello di istruzione diverso, per rimettere al centro i giovani di questo Paese”.

Qui per scaricare il report: https://www.federconsumatori.it/wp-content/uploads/2023/11/estratto-ricerca-caro-studi-udu-federconsumatori.pdf.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità