Stop allo sviluppo delle rinnovabili in Italia?
Nel Decreto Legge Romani si prevedono tagli al fotovoltaico, aste al ribasso per gli impianti di potenza superiore ai 5 MW e uno stop al fotovoltaico a terra per impianti di potenza superiore ad 1 MW.
Qualche giorno fa sul nostro inutilissimo blog abbiamo scritto un post che si intitolava "Affittare il tetto e diventare produttori di energia elettrica senza spendere un euro" una pubblicità nemmeno tanto occulta ad una iniziativa imprenditoriale che reputiamo interessante: l'investimento nelle rinnovabili per l'utenza domestica, quell'utenza che potrebbe non avere il capitale iniziale per finanziarsi un generatore fotovoltaico.
Venerdì scorso, poi, i rumors intorno all'attività del Legislatore nel settore delle rinnovabili sono diventati qualcosa di più concreto come si legge su Repubblica; un articolo che suona quasi come un de prufundis per l'energia dal sole in perfetto contraltare alle tribù preoccupate per le scelte californiane di Obama e i passi avanti tecnologici dell'italico genio.
Ieri nella conferenza stampa abbiamo sentito che ci saranno tagli intorno al trenta per cento degli incentivi in conto esercizio, aste al ribasso per gli impianti di potenza superiore ai cinque MW e, udite udite, stop al fotovoltaico a terra per impianti di potenza superiore ad 1 MW... ovviamente i commenti preoccupati degli attori del mercato del fotovoltaico si sono moltiplicati di ora in ora.
Rossella Murroni di Lega Ambiente ha dichiarato oggi: ''Il Governo Berlusconi getta la maschera con un attacco senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con la proposta di Decreto legislativo che verrà presentata domani dal Ministro Romani si vogliono fermare l'eolico, il solare, e le biomasse in Italia per dare spazio al nucleare''.
Abbiamo letto che la proposta che il ministero dell'Ambiente porterà al Consiglio dei ministri prevede un ovvio meccanismo di gradualità nella riduzione degli incentivi sino al 2020...ma allora oggi Romani di cosa parlava?
E dire che avevamo anche letto con soddisfazione l'articolo del ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan (Le rinnovabili, una spinta allo sviluppo delle imprese agricole) ma se le intenzioni dei tagli saranno confermate si evidenzierà ancora una volta un'orchestra che suona senza un direttore evidenziando la grave mancanza di un progetto politico.
Riteniamo, infatti, che la scelta della diversificazione delle fonti primarie sia obbligata per l'Italia e che sia una decisione squisitamente politica; non c'è dubbio che l'investimento nelle alternative sia un investimento che costa (leggi a tal proposito l'interessante articolo dell'Istituto Bruno Leoni) ma strategicamente il cordone della borsa dovrà restare largo almeno fino a quando non si sia raggiunta la "grid parity" anche in considerazione del fatto che comunque lo scenario di prezzi crescente nel settore dell'oil susseguente alle grandi tensioni internazionali spinge in questa direzione: l'auspicata "gestione sovranazionale del mondo dell'energia per evitare un'esagerata instabilità dei prezzi" è chiaramente un'utopia.
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