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Stati Uniti: animali trattati meglio dei condannati a morte

 

29 aprile, penitenziario di McAlester, Oklahoma. Nonostante si tratti di un protocollo mai sperimentato prima, lo Stato dispone l’esecuzione capitale di due prigionieri con una tripla iniezione di sedativo, anestetico e cloruro di potassio. Il primo condannato si chiama Clayton D. Lockett, sale al patibolo e riceve il sedativo alle 18.23. Qualcosa va storto. La rottura di una vena, poi un problema cardiaco: per quarantatré minuti l’uomo, semicosciente, trema, grida e agonizza. La scena è raccontata in diretta su Twitter da Bailey Elise Mc Bride, giornalista dell’Associated Press, presente durante l’esecuzione.

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Screen capture dal profilo Twitter di Bailey Elise Mc Bride

La pena è sospesa, ma è troppo tardi, Lockett rimane preda delle convulsioni, bofonchia dei lamenti, tenta perfino di alzarsi dal tavolo sul quale è legato. Si spegne alle 19:03. Il fatto scuote l’opinione pubblica, tanto che la sera arriva anche una nota della Casa Bianca: “Nel caso di Lockett non sono stati rispettati gli standard di umanità necessari”.

Ciò non significa un passo indietro dell’Amministrazione federale sulla pena capitale. Negli Stati Uniti, nonostante il numero di esecuzioni sia diminuito vistosamente negli ultimi anni (80 esecuzioni nel 2013 contro le 123 del 2006), la pena di morte è presente ancora in 32 Stati.

C’è un nesso tra la diminuzione delle esecuzioni e la pratica di iniezioni letali con cocktail farmacologici nuovi e non sufficientemente sperimentati: nel 2011 la Commissione Europea ha imposto delle restrizioni nel commericio delle droghe letali dall’Europa verso gli Stati Uniti, per boicottare la pratica della pena di morte. Tali sostanze erano pensate per uccidere rapidamente e con un’unica iniezione. Per aggirare questo "embargo", alcuni Stati, come l’Oklahoma, hanno optato per il cosidetto “three drugs method” (con i risultati visti), mentre la Florida ha inaugurato, tra le proteste, l’utilizzo del midazolam cloridrato - una droga mai provata prima.

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Screen capture da The Constitution Project

Un rapporto appena pubblicato dal think tank The Constitution Project fa il punto sulla situazione. La pratica delle tre diverse sostanze, ad esempio, viene rifiutata dai veterinari che devono sopprimere gli animali. Il rischio è che l’anestetico o il sedativo non funzionino, prolungando la sofferenza dei soggetti. Come si legge in un passaggio, “gli Stati devono urgentemente adottare un protocollo one-drug che consenta la morte per overdose con un singolo anestetico o barbiturico”. Si ricorda inoltre di aggiornare continuamente la scelta delle droghe specifiche da utilizzare nelle iniezioni letali, tenendo conto della ricerca scientifica sul campo.

Ciò che emerge è insomma un diverso trattamento nelle disposizioni legali che riguardano uomini ed animali. In alcuni casi, la soppressione degli animali prevede vincoli “umanitari” più stringenti rispetto alle esecuzioni capitali, grazie a risoluzioni come il Nonlivestock Human Death Act, da poco adottato in Tennessee.

Del resto, lo stesso ex Procuratore generale della Virginia, Mark Early, responsabile sotto il proprio mandato di ben 36 esecuzioni, ha dichiarato che “senza delle revisioni sostanziali la pratica della pena di morte negli Stati Uniti è ingiusta, sproporzionata e probabilmente incostituzionale”.

 

Foto: Wikimedia

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