Stagione venatoria appena iniziata: già decine di vittime
La storia si ripete. Ogni anno, tra fine settembre e gennaio, si scatena la folle guerra contro animali inermi, paesaggio, raccolti: è la caccia e hanno anche il coraggio di chiamarla "sport". Questo "sport", solo lo scorso anno ha causato 25 morti e 80 feriti. A stagione venatoria appena iniziata, già sono decine le vittime tra morti e feriti. Tra questi anche un bambino di 12 anni.

È di pochi giorni fa la notizia di un bambino di soli 12 anni ferito alla spalla e a una gamba da pallini da caccia mentre era seduto nel giardino di casa insieme al suo fratellino di 2 anni. La ferita, fortunatamente lieve, poteva causare danni irreparabili e magari trasformarsi in una tragedia. Del cacciatore che ha sparato, non rispettando la distanza di sicurezza dalle abitazioni, non vi è traccia. Fuggito senza prestare assistenza.
Pochi giorni fa un cacciatore di 59 anni è morto a Piombino colpito da una scarica partita dal fucile dell'amico col quale era uscito a caccia. Un altro cacciatore (di 82 anni) è rimasto coinvolto in un incidente: lasciato il fucile carico appoggiato ad un appiglio, l'arma è caduta lasciando partire un colpo che gli ha squarciato un piede. Ma la lista continua. Un imprenditore friulano è stato ferito a morte da due colpi partiti dal suo fucile. È di ieri invece la notizia di un altro cacciatore morto in provincia di Alessandria colpito per errore da uno dei suoi compagni durante una battuta di caccia al cinghiale. E potrei proseguire la lista: le cronache locali sono piene in questi giorni di morti e feriti provocati dalla caccia: e siamo solo all’inizio della stagione venatoria.
Solo lo scorso anno, il bilancio dell’annata 2013/2014 si è chiuso con 25 morti e 80 feriti: di questi, molti cacciatori, ma anche molti agricoltori e passanti. Un numero impressionante, vergognoso per un paese che vorrebbe definirsi civile.
Ma torniamo a quel bimbo di 12 anni salvo per miracolo e che ha fatto da scudo al fratellino di due anni. Con lui c'erano anche gli altri fratellini (in tutto quattro bimbi). Dalla ricostruzione recuperata dal quotidiano locale: "Il fratello grande prende in braccio il più piccolo per rientrare in casa e in quel momento arriva il secondo colpo. La rosa di pallini si disperde, alcuni entrano nella spalla e nella gamba dell'adolescente. Le urla, la mamma che soccorre i figli". Questa storia deve scandalizzare il mondo, scuotere gli animi, ottenere risposte forti da parte delle Autorità. Altro che cacciatori nelle scuole a fare educazione... ambientale!
Qui in Italia abbiamo una legge sulla caccia totalmente da rivedere: lo diciamo da un anno, sin da quando si è costituita la nostra associazione. Servirebbero subito maggiori restrizioni: non si può sparare ovunque. Serve il rispetto della proprietà privata e serie misure di sicurezza verso chi si muove armato nei pressi delle abitazioni e dei campi coltivati, tempi ridotti di attività venatoria, armi più controllate da parte delle forze di polizia, certificazioni mediche più rigide, esami di abilitazione alla caccia più severi. Insieme, e in via non subordinata, servirebbe maggiore rispetto per gli ecosistemi, per il paesaggio e soprattutto per gli animali, commerciati, deportati, segregati e infine impallinati per il "divertimento" di qualcuno e i bilanci dell'industria delle armi. Questo servirebbe.
Quel che abbiamo visto e raccontato invece in questo anno è una classe “politica” che si muove in tutt’altra direzione: con deroghe alle attività venatorie anche nelle aree protette o il gioco delle tre carte per mantenere i richiami vivi. Il tutto in spregio alle direttive europee (habitat e uccelli): scempio di diritto e strage di vite.
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