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Sospesa l’amichevole Pro Patria-Milan: vince il razzismo

Episodio di razzismo a Busto Arsizio: durante la sfida amichevole tra Pro Patria e Milan, un gruppo di tifosi biancoblu insultano i giocatori di colore avversari. Partita sospesa al 26°, una rarità nel sistema calcistico italiano.

L'inciviltà l'ha fatta da padrona oggi allo stadio Carlo Speroni di Busto Arsizio. A causa di una quarantina di "ultras" ci hanno rimesso circa 2mila tifosi, per lo più famiglie con bambini, desiderosi di vedere i loro beniamini del Milan. Di partita ci sono stati solo 26 minuti, fino a che Boateng, bersagliato da fischi e insulti dai biancoblu, durante un contropiede del Milan, prende in mano il pallone e lo calcia verso la curva bustocca.

Dopo questo gesto, è il caos in campo: i giocatori della Pro Patria accerchiano il centrocampista ghanese, esortandolo a continuare la gara. Ma i loro tentativi sono vani: Ambrosini e Allegri danno l'ordine alla squadra di ritornare negli spogliatoi, che accettano senza controribattere. La partita termina ufficialmente con il gesto di Boateng di togliersi la maglietta rossonera.

Inutili gli sforzi dei calciatori biancoblu di riprendere il match: è superfluo anche l'annuncio dello speaker, che afferma che la partita sarebbe ripresa, ma al primo insulto tutto sarebbe stato sospeso. 

Già dai primi minuti si erano regitrati ululati e insulti verso i tre giocatori di colore del Milan, ovvero Boateng, Niang e Muntari; nonostante però le richieste degli stessi giocatori presi di mira e dalla panchina rossonera, l'arbitro ha continuato a far proseguire l'incontro. Ma con l'abbandono dei milanisti è stato costretto a far terminare precocemente il match.

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Mentre usciva dal campo, Boateng è stato applaudito dal resto dello stadio, che ha voluto dissociarsi così da quei pochi ottusi che hanno rovinato un giorno di festa per una società con un passato glorioso e sfortunato.

Molte le reazioni dopo questo terrbilie episodio: tutte sono a favore del gesto del Milan di ritornare anzitempo negli spogliatoi. Unica voce fuori dal coro (e in questo caso, stonata) è del sindaco di Busto Arsizio, Gainluigi Farioli, che invece recrimina il gesto del centrocampista: "È colpa soprattutto di quattro deficenti, magari anche di quattro professionisti che non hanno saputo fare il loro lavoro, intendo arbitro e alcuni giocatori; è impropria la reazione di un calciatore che tira un pallone a 200 chilometri all'ora contro un tifoso"

Purtroppo questo non è l'unico episodio di razzismo in Italia: è ancora nella mente di molti la protesta di Zoro, al tempo giocatore del Messina, che prende il pallone in mano e si dirige negli spogliatori; oppure quella di Eto'o. 

In questa vicenda però c'è anche un risvolto positivo: è la prima partita nel calcio italiano che viene sospesa per razzismo. Che questa partita sia d'esempio alla FIGC per promuovere leggi e decreti contro il razzismo negli stadi. Resta però che il 2013 calcistico non si poteva aprire nel modo peggiore.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.39) 4 gennaio 2013 16:50

    Giustissimo criticare ogni forma di razzismo, ma siamo solmente un paese di ipocriti !

    Tuteliamo (giustamente) tre miliardari che danno calci ad un pallone, mentre non ce ne frega niente delle migliai di africani che muoiono nel mediterraneo durante le traversate della speranza e dei milioni persone che muoino di fame in Africa.

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