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Sono tornati… sono gli operai

Mentre i rappresentanti della polis nazionale, vecchi e nuovi, si attorcigliano per trovare la “quadratura del cerchio” sulle vicissitudini che riguardano la gestione della nostra società, Loro sono tornati. In carne ed ossa. Gli operai.

In corteo, il 22 marzo, a Palermo.

Sono i lavoratori edili siciliani. Gli amici, colleghi e compagni di Giuseppe Burgaretta di Guarrato (Trapani) - l’edile sessantunenne che, disperato, per la cronica disoccupazione, si è volontariamente allontanato dalla vita il 9 febbraio – e del muratore trentatreenne di Castelvetrano, V.P., (Trapani), disoccupato e padre di un bimbo, abbandonante anch’esso la vita, il 14 marzo.

Già, gli edili. Alla faccia di una certa modernistica “pubblicità” da diversi anni in voga. Divulgata, ad arte, da vecchi tromboni della finanza, dagli strombazzanti del “ricco bel vivere” fattosi da sé, da “imberbi”, vacui e nuovi vocianti, rilanciata da vecchi e nuovi strumenti - eterei - di comunicazione all’uso servitori, che li vorrebbero scomparsi, assieme agli operai, tutti. 

Gli operai, gli addetti alla manualità specialistica con l’opera dell’intelletto.

Loro, gli edili, sono quelli che, attorcigliati nello loro “buffe” e sporche tute, con elmetti o accomodanti copricapo, in barba alle specialità naturali che non rallegrano i cuori né riscaldano le membra, sono sempre in “riga”, a dar di mano, di voce e di bitume, o accovacciati su traballanti escavatori. Al chiuso e all’aperto: in galleria, nei sottofondi, cunicoli e fogne, sulle scale a triplo rialzo o nelle strade, abbarbicati su tralicci, ponteggi e sulle nude terrazze; al quaranta sopra lo zero o con il gelo sgocciolante. Mentre “baroni e baronetti” si scaldano nello loro dorate coltri. Molti ritornano a casa unti e bisunti, “impasticcati” dalle polveri, frettolosamente lavati con la bottiglia d’acqua o con lo sgocciolare del tubo, e che per merenda usano gamella o raffreddi panini.

Ogni tanto, spesso, non pochi, si avvitano nel “volo dell’angelo” o vengono messi a gogna, triturati dai loro strumenti di lavoro. Perdono la vita. I più fortunati rimangono martoriati nelle carni. Sono “le gioie della vita”, alimentate da chi vuole fare cieco profitto.

In molti sono disoccupati. Nella nostra isola la situazione è drammatica.

La mancanza di lavoro colpisce in tanti, di tutti i comparti lavorativi. Loro, gli edili, sono proprio nell’occhio del ciclone.

In cinquantaquattromila, in Sicilia, nell’ultimo quadriennio hanno perso il posto di lavoro. Decine, decine di migliaia sono disoccupati. Seimilacinquecento le imprese del settore che hanno “buttato la spugna”.

La manifestazione “in marcia per il lavoro” (indetta dalla CGIL), folta e attivamente partecipata, con la presenza di alcuni migliaia di lavoratori convenuti da varie località siciliane, ha fatto rimbalzare tra le strade il lancinante grido di dolore: “Se non lavoro non ho dignità”.

Speriamo che siano ascoltati, anche da parte dei nuovi “giulivi” che scagliano invereconde ire contro le organizzazioni sindacali dei lavoratori.

Mai più, per disperazione, volontari distaccamenti dalla vita.

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