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Social network: un laboratorio in cui si forgia la realtà

"L'arte non è scoperta, ma creazione". 

A. A. Tarkovskij

La realtà oggettiva viene filtrata come da un’immensa soggettiva cinematografica auto-poietica, personale nelle concrezioni particolaristiche, impersonale nell’agglomerazione auto-sintetica di quei particolarismi. Ossia l’affresco obiettivo, tangibile e perentorio dell’evento reale subisce una de-formazione (che diviene in-formazione) che non è distorsione della realtà, ma creazione di realtà: dal momento che non c’è una realtà come totalità epistemologica e ipostatizzata.

Immaginiamo tanti piccoli registi che riprendono un evento attraverso una cinepresa che non sia mezzo meccanico impersonale, ma mente soggettiva (come un “Solaris” per rimanere a Tarkovskij) che materializza significanti: la mimesi soggettiva della realtà non è in questo caso riproduzione pedissequa, ma ri-creazione metonimica (e non metaforica) di senso attraverso significanti che non siano quelli della realtà, eppur reali, forse più reali di questa.

Partiamo da un presupposto fondamentale all’analisi: non c’è realtà che non sia realtà; non c’è verità che non sia verità. Tutto è reale nel momento in cui nulla lo è: facebook, twitter ecc. Ma chi potrebbe negare che c’è una realtà incontrovertibile incarnata dall’evento, reale, inconfutabilmente vero nel momento in cui l’accadere storico accade? Il problema nasce quando l’accadere diviene accaduto, quando la realtà realizzantesi nell’evento diviene realizzata: la verità diviene interpretazione; questo divenire si manifesta con la stessa forza logica di un’equazione identitaria.

“Tre bombole di gas davanti all'Istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi. Nell'esplosione morta una studentessa”. Chi può mettere in dubbio questo? Nessuno. Chi può dubitare del fatto che Brindisi sia davvero una provincia pugliese? Nessuno, ovviamente. Il problema, ripeto, nasce nel momento in cui si fotografa la realtà; la trasposizione conduce all’imposizione di una soggettività virtuale (ma non è più virtuale nel momento in cui crea realtà) poietica.

Social network: un laboratorio in cui si forgia la realtàL’inventum, ossia la scoperta della realtà/verità, s’identifica con l’inventio, ovvero la creazione della stessa. Ecco che il social network diviene laboratorio in cui si forgia la realtà. Tutti sanno che un film è finzione, nessuno si sognerebbe di credere che il personaggio di un film è reale, e che agisce in tempo reale nel momento in cui lo si osserva agire nello schermo. Eppure agli albori, quando nacque l’esperimento cinematografico le persone faticavano ad operare un distinguo tra ciò che vedevano rappresentato (apparenza) e ciò che era effettivamente (a volte perfino mia nonna credeva che i personaggi delle fiction fossero tali nella vita reale e privata; comportamento desumibile dall’incoscienza fanciullesca che crede reale tutto ciò che accade; e anche ciò che si vede in uno schermo accade); ma non è questo il punto cruciale.

Sebbene la coscienza collettiva creata dai social network è collegabile all’assenza di una coscienza soggettiva (è un po’ come dire “se tutti si comportano così ci sarà un motivo/verità, quindi lo faccio anch’io”). Tra film e social network c’è una differenza ontologica: il primo è costrutto, il secondo è costruzione; il primo è fredda oggettività, il secondo è soggettività oggettiva. Certo il cinema crea senso, ma non realtà. Il cinema è inventio, ma di senso, non di realtà. Facebook crea realtà, verità, senso. Allora non dobbiamo più parlare di virtualizzazione della realtà, ma di realizzazione della virtualità; di inveramento che è, ripeto, creazione.

Ciò che rende ascientifico e artistico/poietico il social network è l’ontologica, perché a sé coessenziale, propensione all’inventio. Facebook non è lingua, facebook è gergo; e non a caso. La lingua ha una grammatica ipostatizzante, il gergo ha una funzione creativa, continuamente diveniente, agrammaticale, pre-categoriale, tecnica (anche se si tratta di un tecnicismo arbitrario e paradossalmente atecnico) e, se vogliamo, a-storica. Detto ciò, il verum/factum (la verità è il fatto stesso) vichiano si trasforma in factum/verum (il fatto è la verità), quando per fatto s’intende ciò che appare, l’immagine stessa; e non certo in senso storico.

Ritornando all’attentato (era tale prima che lo fosse; così come spesso muoiono persone prima che muoiano per davvero ecc.) di Brindisi e alle verità/interpretazioni del fatto - c’è stato un tripudio di nevrotiche costruzioni di scenari assurdi- bisogna fare tre considerazioni:

  1. la verità riposa tutta nella manipolazione delle immagini (significanti) che creano realtà, così come creano verità e senso;
  2. il connubio mass media - social network suffraga la tesi della realizzazione della virtualità: ovviamente in questo modo proliferano verità in maniera disarmante;
  3. connubio politica - social network in funzione del con-senso (si pensi a Grillo e al grillismo, oppure ai politici che creano pagine su fb oppure cinguettano su twitter).

Cos’è reale? E cosa non lo è? Cos’è vero? E cosa non lo è? Cos’è umano? E cosa non lo è?

Ovviamente non siamo un popolo di artisti, soltanto perché pigiamo un pulsantino su una tastiera né perché postiamo (non a caso utilizzo questo termine tecnico-gergale) notizie inveranti; non c’è arte se non c’è una dimensione della realtà che sia tale indipendentemente dalle costruzioni di senso, che sia innanzitutto storica (ma al contempo astorica) e disvelante (ma al contempo occultante).

La storicizzazione della realtà viene negata, così come la sua assolutizzazione: né marxismo né ermetismo, ma disintegrazione della realtà. Se tutto crea realtà, nulla è realtà e nulla verità. Così come se tutto crea senso, nulla è senso. Lo svilimento della creazione come miracolo poietico è conseguenza della fine della realtà, dopo quella della storia.

Dov’è l’uomo? Semplice. Non c’è più arte, perché non c’è più l’uomo.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.71) 26 agosto 2012 12:51

    armando tu mi parli di realta ma la realta non esiste esiste invece la sua rappresentazione che varia da individuo e individuo.Tu da pseudo.intellettuale attraverso un contorto discorso mi poni il problema di come la realta venga filtrata da elemendi mediatici condizionanti che negano la soggettivita della persona affogandola in un mare di messaggi che fungono da elementi ipnotici riducendo l’uomo a puro consumatore di cose tra le cose poi ci sono anche le emozioni.Questo puo essere vero ma io credo che l’uomo debba giungere per la sua completa affermazione che io credo debba essere di tipo emozionale a creare legami che accrescano la sua soggettivita da quella di singolo individua a coscienza universale di se stesso come componente di un unico principio che è la consapevolezza del suo legame con ogni essere che abbia vita .L’individualismo il soggettivismo che voi tanto decantate che sostenete proponendo ora qui ora la citazioni di imminenti filosofi molti dei quali contraddittori che della vita niente hanno capito sono il presupposto di slanci egoistici che hanno portato alla affermazione di un capitalismo con conseguente manipolazione mediatica della percezione della cosiddetta realta che ha comportato l’annullamento dell’uomo in una immagine effimera .

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