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Sintomi certi di autoritarismo: alla Leopolda, nessuno può dissentire

Esistono persone che, palesemente, fanno fatica a comprendere certe cose. Inutile far notare loro come un sistema politico non abbia nulla di effettivamente democratico. Costoro, vivono del riflesso di ciò che ascoltano e considerano verbo divino.

Guai ad avanzare un dubbio, guai a far notare un’evidenza. Nella migliore delle ipotesi, la risposta è: “Ma lo ha detto il Presidente del Consiglio”….oppure: “Ma l’ho letto sul giornale”…

Queste persone, non sono in grado di utilizzare in maniera proficua uno strumento meraviglioso e in continua evoluzione e aggiornamento. Uno strumento che nessuna grande impresa – almeno fino ad oggi – è riuscita a replicare. Si chiama “cervello”, e tutti noi ne siamo forniti. Tranne il fatto che, alcuni di noi lo utilizzano nella sua interezza, e altri lasciano che sia il mondo esterno ad azionarne i comandi.

Peccato. Perché non vi è cosa più bella, libera e democratica, che utilizzare autonomamente questo computer personalissimo, e trarne tutti i vantaggi che ne derivano.

Questo preambolo, per annunciare ciò che sta accadendo intorno alla “Leopolda”, la ormai consueta convention del Partito Democratico, il cui nome deriva dal palazzo in cui si tiene annualmente: la storica Stazione Leopolda che si trova a Firenze ed è divenuta monumento storico in cui si tengono molte importanti manifestazioni, politiche e culturali.

In sintesi: la Questura di Firenze, ha vietato categoricamente, la presenza – intorno all’area della Stazione Leopolda – di coloro che manifestano a sostegno del NO al referendum costituzionale.

“Motivi di ordine pubblico”, dicono. Motivi di autoritarismo politico ormai già in atto, dico io.

Il gruppo di manifestanti per il NO alla riforma costituzionale, non è un gruppo di facinorosi, ribelli sovversivi. E’ semplicemente un gruppo di cittadini che, in una repubblica realmente a regime democratico, avrebbero ogni diritto di manifestare il loro dissenso, oltretutto su un tema così serio e che coinvolge tutta la popolazione italiana e il suo futuro.

Invece no. Ed è l’unico no che viene ammesso. Un enorme NO alla democratica partecipazione dei cittadini alla vita politica della nazione. Un plateale dissenso contro la libertà di esprimere la propria opinione. Un imbarazzante NO contro chi non la pensa come una parte di “dirigenza del paese”, in questo caso del Premier e dei suoi sostenitori.

Chi dissente, lo fa anche per coloro che non sono fisicamente su quella piazza ma condivide lo stesso pensiero. Per cui, non permettere a questa gente di manifestare contro le decisioni – a mio parere già prese – del governo, su un drastico e spietato cambiamento dell’assetto socio-politico della nazione, è un chiaro messaggio a tutta l’Italia: a comandare, siamo noi. E voi non contate un cazzo. (e scusate il francesismo…).

In tutto ciò, io intravvedo la deriva autoritaria già intrapresa dalla politica nazionale. Quell’autoritarismo che si legge molto chiaramente, scorrendo le righe dei quesiti del referendum costituzionale, mal scritti ma molto esaustivi su ciò che davvero si vuole ottenere: maggiori poteri al premier, nessun tipo di semplificazione reale per ciò che riguarda l’approvazione di Leggi – quando vogliono, sono più veloci della luce, vedi riforma Fornero e Jobs Act – caos generale per ciò che riguarda province e regioni e nessuno, dico nessuno, che abbia mai accennato al fatto che, in questa riforma, si parla anche dell’innalzamento del numero delle firme necessarie a presentare una Legge di iniziativa popolare: ne parlai in questo articolo poco tempo fa.

Insomma: questa nazione è a regime talmente “democratico” che il Partito Democratico risulta essere quello meno democratico in assoluto, e infatti, l’ennesima riforma costituzionale è roba loro.

Mica scemi, quelli del centro destra, a siglare una riforma così apertamente di stampo autoritario. Fanno finta di dissentire, loro. Eppure, anche il centro destra, ai tempi dei governi Berlusconi, accarezzava l’idea di maggiori poteri al premier e di cancellazione del criterio del bicameralismo paritario.

Vedete, c’è una su cui tutti dobbiamo riflettere: il bicameralismo paritario, è la concretizzazione di un sistema democratico. Purtroppo però, nel nostro paese, sono le persone a non renderlo tale. Tutti, in Parlamento, alla fine sono coesi. E quando va male, basta chiedere la fiducia, e la Legge è approvata. Sono le persone a dover cambiare semmai, non la Costituzione. Sono le teste a dover cambiare, non le giuste regole.

Ma tant’è…frotte di cittadini, trasportati gratuitamente in treno e con tanto di cestino-pranzo, da varie regioni d’Italia, per partecipare alla Leopolda e battere le mani, magari con tanto di “Viva il Presidente! Viva la riforma costituzionale”, mentre chi dissente - "democraticamente" - viene tenuto a due chilometri di distanza no, non è un bel messaggio. E’ la rappresentazione, anche visiva, di come la deriva autoritaria sia già stata intrapresa. E non ci saranno referendum a fermare questa deriva, perché – e lo ricorso ancora una volta – cercate di ricordare: quando è stata l’ultima volta che un responso referendario è stato poi trasformato in realtà, nel nostro paese?

Guardate anche cosa sta accadendo in queste ore in Gran Bretagna con la Brexit: non è che, poiché il popolo in maggioranza ha votato per la Brexit, ora tutto è semplice e la Gran Bretagna è fuori dall’Europa. Nossignori.

Non funziona certo così, la dittatura…

Questo articolo è stato pubblicato qui

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