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Silvia Mezzanotte: in “Aspetta un attimo”, la voglia di guardare avanti

“Aspetta un attimo” è il suo nuovo album, uscito a Maggio. In questa intervista esclusiva, Silvia Mezzanotte ci parla del suo album che ha, come tematica principale, la riflessione, senza dimenticare i suoi esordi nel 1990 al Festival di Sanremo nelle Nuove Proposte, e l’incontro decisivo con i Matia Bazar con cui ha trionfato nella celebre kermesse nel 2002, e di un progetto con Dionne Warwick che vedrà la luce nel 2020.

Il 31 maggio, è uscito il suo nuovo album "Aspetta un attimo", dalle sfumature introspettive, che ha come fil rouge la riflessione. Com'è nata l'idea di elaborare un album maturo e importante?

“L’idea è nata da un tempo che mi sono presa. Mi sono resa conto che stavo correndo troppo. Questo correre stava determinando molto nella mia vita, non solo personale, ma, soprattutto, professionale. Le mie non erano scelte artistiche, ma commerciali. Ecco, perché mi sono fermata e, nel fermarmi, mi sono resa conto che, oltre a “Aspetta un attimo”, che è il singolo, tutte le canzoni di quest’album avevano lo stesso fil rouge di riflessione. La riflessione di una donna che ha una grande voglia di guardare avanti, piuttosto che guardarsi indietro. Mi sono sempre proiettata verso il futuro che nel passato, ma, nello stesso tempo, ha la necessità di affrontare le cose con una certa calma, assaporandole un po' per volta e facendo in modo che si instauri in lei un processo di completo assorbimento di tutto quello che è il mondo esterno per poter andare avanti”.

 

Nella sua carriera, vanta delle prestigiose collaborazioni con Mia Martini, Laura Pausini, Francesco De Gregori. Che ricordi ha di questi grandi interpreti?

“È stato un periodo della mia vita molto importante, nel quale, avevo già affrontato un tratto della mia carriera da solista, perché io, nel 1990, ho partecipato al mio primo Festival di Sanremo nelle Nuove Proposte. Dopo un po', essendosi spenta quella luce, ho ricominciato tutto daccapo, lavorando da sola in piccoli concerti, facendo tante serate, ma anche come corista. In quel periodo, ho avuto modo di lavorare con questi artisti straordinari. La cosa sostanziale è che cercavo di scoprire, tramite loro, quali fossero le caratteristiche di personalità e di volontà per riuscire ad affrontare il palcoscenico davanti e non come corista. Ho ricordi splendidi per tutti e tre gli artisti nominati, come per gli altri con i quali ho lavorato. Con Mimì, ho lavorato all’ultimo suo album “La musica che mi gira intorno”. Ho scoperto una donna di grande autoironia. Laura era molto giovane, quando l’ho conosciuta. La cosa che ho notato in lei è stata la sua bellezza, la sua schiettezza e la sua semplicità, cosa che ha conservato nel tempo. De Gregori, per me, è sempre stato il grande poeta. È stato un mito poter lavorare con lui. Ho ricordi meravigliosi.”

 

È nota per aver affiancato i Matia Bazar, con cui ha trionfato al Festival di Sanremo nel 2002 con il brano "Messaggio d'amore", proponendo delle tournée in Italia e all'estero. Com'è avvenuto l'incontro con la storica band?

“L’incontro è avvenuto in maniera casuale, anche se io, in realtà, non credo nel caso. Credo, invece, che finalmente, fossi pronta per questo tipo di incontro. Ero venuta a sapere che il gruppo stava cercando la nuova cantante dopo la morte di Aldo Stellita. Mi sono incontrata con Giancarlo Golzi. Ho fatto una serie importante di provini. Sono stata selezionata per entrare a far parte del gruppo, dopo aver conosciuto Piero Cassano e Fabio Perversi. Con loro, è partita alla grande l’avventura, perché abbiamo partecipato al nostro primo Festival di Sanremo con “Brivido caldo” nel 2000. Nel 2001, con “Questa nostra grande storia d’amore”, con cui siamo arrivati terzi. Nel 2002, abbiamo vinto il Festival di Sanremo. L’esperienza con i Matia è stata formativa, un’università, che porto con me con grande orgoglio. Il marchio Matia Bazar è un qualcosa che ti si imprime sulla pelle, perché è di grande qualità.”

 

Nel 2016, ha partecipato al programma di Carlo Conti, "Tale e Quale Show", piazzandosi al primo posto, avvalendosi di grandi interpretazioni, come quella di Mina. Come giudica questa esperienza?

“L’esperienza vissuta a Tale e Quale è stata di grande impegno e di grande divertimento. Ho imparato, attraverso questa esperienza, a non prendermi troppo sul serio. Non sono una persona amante del cambiamento. Nella mia vita, i cambiamenti avvengono con molta riflessione e molta calma, perché sono una persona, come dicevo nella prima domanda, che ama prendersi un tempo per riflettere. In quella trasmissione, invece, il cambiamento è continuo e costante. Ogni settimana, devi uscire da un personaggio per entrare in uno nuovo. Essendo notoriamente una che si impegna molto sulle cose, avevo chiesto il massimo numero di ore di coaching. Mi sono fatta aiutare da tutte le persone che avevano più esperienza di me, perché sapevo di dover uscire dalla mia confort zone. E così è stato. L’idea del cambiamento è uscita da quella trasmissione. Non mi ha più spaventata come prima. La vittoria è stata una sorpresa. Credo che il fulcro di tutte le mie imitazioni sia stato “Brava” di Mina, brano che cantavo solo quando ero ragazzina. Non avevo mai più cantato, perché rappresenta la canzone della cantante più iconica che abbiamo in Italia. Tale e Quale mi ha sdoganato, al punto che Brava è diventato un brano del mio repertorio.”

 

Oltre alla sua attività artistica, presiede dei corsi di coaching, grazie all'accademia "The Vocal Academy", che prevede un innovativo metodo di studio, ideato e sperimentato nel corso di tre anni, in collaborazione con il maestro e polistrumentista Riccardo Russo, socio e cofondatore dell'accademia. Che cosa intende infondere ai ragazzi che vogliono intraprendere questo percorso musicale?

“La The Vocal Academy è nata nel 2015, come sede principale a Mazara Del Vallo e da lì si sono sviluppate una serie di altre sedi che, adesso, sono sei: tre in Sicilia e le altre tre in giro per l’Italia. A breve, una in Sardegna, e altre che stanno chiedendo di affiancarsi al nostro percorso, con l’idea di utilizzare un metodo molto particolare e di grande efficacia, pratico, per dare la possibilità, in breve, ai ragazzi che si avvicinano a questa disciplina, di capire quali possono essere le loro potenzialità vocali. In breve, non significa bypassare gli ostacoli o il fatto di studiare. Attraverso una serie dei nostri strumenti ed esercizi, si può capire facilmente quali possono essere i livelli di miglioramento. Per ottenerli, occorrono tempo, studio e fatica come per tutte le cose. Niente ti viene regalato. Il mio approccio nel mondo dei giovani che vogliono avvicinarsi a questo ambiente è di tipo educativo, abbastanza distante da tutto quello che viene trasmesso in televisione. Nel senso che non parte da un approccio educativo che vuole portare al successo nel mondo televisivo, radiofonico o discografico. Vuole darti gli strumenti per diventare una persona migliore, che potrà cercare in autonomia, attraverso tanti strumenti che noi forniamo, le occasioni di successo. Parte da un mondo di educazione che cerca di aiutare i ragazzi più giovani a vivere le loro tempeste adolescenziali, piuttosto che di ragazzi un po' più grandi, con più equilibrio, utilizzando lo strumento canto per disciplinare quelle che sono le emozioni. Imparare a sbrogliare le matasse e a condurre le emozioni dall’interno verso l’esterno in una maniera estremamente sana. Con il canto, si possono imparare tante cose. Per me, il canto ha un valore morale. Si può imparare a cantare da solisti, a stare in coro, essere protagonisti, di sapere quando stare nel gruppo, quanto sia importante il valore del gruppo. Attraverso il canto, si possono imparare a vincere le proprie paure durante gli spettacoli che noi regolarmente svolgiamo, per essere pronti ad affrontare altri tipi di esami ai quali la vita ti sottopone in continuazione. Questo è il mio approccio. È un modo per condividere la mia esperienza, essendo stata una bambina di straordinaria timidezza. Non avendo potuto trovare le mie risposte quando ero piccola, ho deciso, adesso che sono più grande e che faccio parte, in pianta stabile, di questo mondo dello show business, di condividere le mie esperienze, perché i ragazzi possano crescere in maniera migliore e, magari, poter evitare loro qualche porta sbattuta in faccia che, invece, io ho preso con grande facilità, che porto con me con grande orgoglio.”

 

Ha collaborato con Dionne Warwick, per un progetto internazionale che vedrà la luce nel 2020. Com'è avvenuta l'idea di duettare con un'artista di grande spessore e fama internazionale? 

“L’idea di duettare con Dionne Warwick non è venuta a me. È stata una grande, meravigliosa sorpresa del mio produttore, Norman Sheeran, di caratura internazionale che, avendomi conosciuta e sapendo del mio grande amore per le straordinarie voci femminili, italiane e straniere che, da sempre, porto con me, mi ha chiesto con chi volessi duettare. Io, in maniera assolutamente spontanea, senza l’idea di un progetto realistico, gli ho risposto Dionne Warwick. Per la precisione, ho risposto Dionne Warwick e Annie Lennox. Da lì, si è messo in moto ed è nata questa occasione. Dionne Warwick, notoriamente, non ama i featuring. Lo dice lei stessa nei concerti. Nel mio caso, si è innamorata del brano, della produzione e della mia voce che non conosceva. Sono volata due volte a New York per incidere con lei ed è nata una collaborazione che non si è ancora chiusa, nel senso che non sappiamo se si tratterà di un solo brano o più brani. Sappiamo certamente che, nel 2020, avremmo la possibilità di duettare insieme in concerto in Italia. E questa è la cosa che mi darà straordinaria soddisfazione, al di là del brano che abbiamo già inciso.”

 

Oltre alla musica, porta in teatro lo spettacolo " Le mie Regine", che rende omaggio alle più autorevoli artiste che hanno influito nel suo percorso artistico. Qual è quella a cui è maggiormente legata per affinità?

“Le mie Regine è uno spettacolo teatrale in acustico che nasce dalla mia esigenza di ringraziare le grandi voci femminili italiane e straniere, che hanno contribuito a farmi crescere, aiutandomi ad uscire da una timidezza patologica che, certamente, mi avrebbe impedito di diventare una cantante. Sono quelle donne che, inconsapevolmente, mi hanno aiutata a trasformare il mio sogno in realtà. Sono donne del passato, ma anche qualche donna del presente. Mi piace, per esempio, portare con me un brano di Adele che è Rolling in the deep, così come brani del passato, che vanno da Edith Piaf a Nilla Pizzi, passando attraverso Mina, Liza Minnelli, Ornella Vanoni, tanti altri nomi femminili che sono parte della mia esistenza. Porto nel cuore da sempre. Accanto a questa progettualità, ve ne sono altre, che nascono. Una recente, che è la cosa che mi sta impegnando in questo periodo, ma che mi piace tanto è un progetto su Astor Piazzolla, che ho scoperto tramite Milva, un’altra delle mie regine. Un progetto che mi ha fatto uscire dalla mia confort zone per scoprirmi estremamente comoda. Ho scoperto dentro il canto e il mondo di Astor Piazzolla, una vena musicale che non conoscevo, ma che era già dentro di me. Crescendo via via, credo che sarà questa la mia direzione. Scoprire la versalitità della mia vocalità, lasciandomi andare oltre gli orizzonti che credevo potessero essere i miei e, andando avanti, penso che sempre più cercherò di utilizzare la mia voce in questo senso.”

 

 

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