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Signori: la strage è servita

Signori: la strage è servita

L’Italia crolla. Letteralmente. Mai come negli ultimi mesi, la Terra e la Natura, sfregiate dalla speculazione edilizia, avevano così fortemente reso la pariglia. Peccato che in mezzo, ci siano esseri umani. Da un lato le vittime, siano essi scampati e sfollati, siano essi – purtroppo deceduti – per cause che si contorcono appunto, fra il naturale e l’orrenda mano umana. Che tutto tocca e sfregia e sporca. Quando si tratta di soldi.

L’Abruzzo. I Paesi del Messinese. La frana di Maierato… Nell’arco di tempo astrale di uno sbadiglio, l’Italia sprofonda. Sotto un mare di detriti e di vergogna. Vergogna che parla di abusi edilizi. Appalti facili. Protezione Civile – almeno i vertici – che appozzano soldi ad ogni sfregio del territorio.

Una ecatombe. Annunciata? Sì: annunciata. Perché se la popolazione verosimilmente conosce al più i propri piccoli abusi edilizi sul territorio, i grandi speculatori si macchiano di infamie ben peggiori. Reiterano lavori per anni, al solo scopo di poter trarre maggior profitto. Si usano materiali di scarto. Non si mette nulla in sicurezza. Non si certifica. Non serve nemmeno uno straccio di accatastamento.

Incredibile: in uno Stato dove la burocrazia, specialmente nel settore edilizio, soffoca il cittadino comune, dall’alto si edifica senza nemmeno una sacrosanta certificazione di agibilità.

Ed ogni volta, ogni santa volta, mai che una inchiesta sortisca soluzioni. Mai che venga punito il massacratore di sicurezza nazionale. Le inchieste – in alcuni casi – in Italia per lo più… sì insabbiano. Esattamente forse, sotto la sabbia fine e povera di certi mattoni che crollano miseramente.

Ciò che non si comprende, in un tenore ormai da allerta nazionale, in cui tutti noi - nessuno escluso - potrebbe trovarsi da un momento all’altro, vittima dell’ennesimo smottamento o terremoto che distrugge più del dovuto a causa di edificazioni fragili come il cristallo, ciò che non si comprende dicevo, è la mancanza di quella sana, umana, rigeneratrice rabbia da parte della cittadinanza. Ancor più, da parte di quella cittadinanza colpita direttamente dalle stragi in questione.

Quasi come ci si fosse abituati al Male. Alla morte. Alla distruzione. Alla disperazione.

Non è un bel segnale. Nossignori. Perché abituarsi a mali così gravi porterà, da un lato la popolazione ad accettare – più o meno – che l’Italia sia un territorio ove tutto è possibile, insicurezza estrema in primis, dall’altro a chi normalmente è in quelle posizioni da cui può bellamente articolare una serie di azioni illegali legate all’edificazione, alla consapevolezza di poter tranquillamente continuare così come è stato fin qui.

Se l’intera Comunità Italiana non si stringe in un comune accordo a chiedere a gran voce a chi di dovere di mettere una volta per tutte in sicurezza il territorio in cui si vive, quali speranze potremo avere tutti di vivere un giorno in più della nostra Vita e del nostro domani?

Qui si parla del Ponte sullo Stretto, da edificare in una zona che palesemente – carte in mano – non è da prendere in considerazione per un’opera faraonica e del tutto non prioritaria. si parla di Tav, si parla di nuove costruzioni, quasi che le vecchie si preferisse poterle quasi perdere, pian piano, in virtù di un’Italia tutta da ricostruire. Nerone stesso credo, si rivolta nella tomba…

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