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Sicilia, I Fondi per lo Sviluppo della UE utilizzati per la sagra di paese

Sul sito internet www.osservatorio-sicilia.it è stata pubblicata un’inchiesta giornalistica, così ben dettagliata e minuziosa, sullo spreco in ogni particolare di circa 500.000 euro attinti dai FAS e dal POR della Regione Sicilia, per un progetto che, a quanto pare, non ha nulla a che vedere con l’attività economica locale del Comune di Marsala, né con lo sviluppo delle attività produttive e imprenditoriali del suo territorio. 
 
L’inchiesta giornalistica attenta, coraggiosa e rigorosa, letti i dati riportati e le considerazioni attuali, che parrebbero essere confortati dagli atti, non dovrebbe sfuggire all’attenzione della magistratura siciliana, né degli organi di controllo dell’apparato politico-amministrativo della Regione, le quali potrebbero avviare, ciascuno secondo le proprie competenze, un’indagine sulla modalità con cui quel pubblico denaro è stato utilizzato.
 
Ora, di questi tempi bisogna avere tanto coraggio nello scrivere di tutto ciò che riguarda la politica e le modalità di gestione delle risorse pubbliche, allorquando con esse, erettesi a "massimi sistemi" di governo, la Pubblica Amministrazione ritiene di impiegare risorse, prioritariamente per legittimare il suo potere, mettendo in campo precise operazioni con le quali intende propalare un profilo (diversamente) alto di gestione della cosa pubblica, che in verità alle persone più accorte appare, invece, solo decadente e, contrariamente, certifica il segno tangibile dello scadimento qualitativo di quella attenzione che ogni ente pubblico, doverosamente, dovrebbe rivolgere ai bisogni collettivi e diffusi.
 
Ciò che è stato scritto in merito alle spese fatte dall’amministrazione del Comune di Marsala, per l’organizzazione di una manifestazione tesa a promuovere i prodotti ittici, utilizzando fondi comunitari e regionali, non è un fatto singolare, se si pensa che, quasi ordinariamente, una simile cosa accade in altri Comuni, allorquando le amministrazioni locali utilizzano indisturbatamente denaro pubblico, per finanziare senza dubbio le sagre paesane ed a volte progetti di dubbia utilità, ma con lo scopo di sponsorizzare in maniera subliminale l’immagine di sindaci e presidenti dei consigli comunali.

A scopo esemplificativo cito l’esperienza della Sagra del Tarocco, che da qualche anno si svolge su scala pressocchè approssimativa nel Comune di Francofonte, in provincia di Siracusa, nell’intento (?) di promuovere l’Arancia Tarocco, che è un prodotto agrumicolo tipico di certificate qualità organolettiche e nutritive elevate e singolari, ma che tuttavia non riesce a trovare sbocco nel mondo dell’economia del libero mercato (altro argomento, questo, che fino ad oggi è stato dibattuto nelle sedi sbagliate e forse in modo assolutamente insensato e fin troppo condito di fine politichese). Tra tutti gli operatori presenti con i loro stands, solitamente solo qualcuno espone l’Arancia Rossa (Tarocco), mentre la fiera è piena di operatori che espongono ben altri prodotti, che poco hanno a che fare con la finalità della sagra paesana. Tuttavia, per ogni evento, il flusso di denaro pubblico investito sembra essere notevole, ma nel contempo i risultati finali sono scarsissimi e non suffragano gli impegni assunti, come dimostra il fatto che i produttori locali di arance non riescono ad interagire con il mercato e dunque perseguire una elevata curva di vendita del prodotto. 

Allora, siccome è assolutamente necessario evitare lo spreco del denaro pubblico, bisogna intervenire per sostenere quei bisogni, fondamentali ed ineludibili, che corrispondono all’occupazione ed alla stabilità del lavoro, all’implementazione delle attività produttive legate al territorio, agevolata dalle tecnologie avanzate, che possono fare leva nei diversi settori di intervento. Bisogna tutelare il territorio e garantire lo sviluppo reale delle sue risorse, escludendo ogni sorta di sfruttamento sfrenato e dissociato, favorendone dunque l’integrazione tra ambiente e popolazione.

In definitiva il governo centrale, le amministrazioni regionali e locali hanno il dovere di attivare tutte le misure necessarie, per arginare lo spreco delle risorse economico-finanziarie e per contrastare il fenomeno della corruzione, ove si presenta, promuovendo progetti di sviluppo reali, concreti ed organici al territorio, funzionali alle necessità delle comunità presso le quali impera la disoccupazione o dove sono messi in crisi la stabilità reddituale dei lavoratori ed il mantenimento dei livelli occupazionali ancora prima del loro stesso progredire.
 
Ma se la politica dunque fallisce, o elude la questione dello sviluppo delle aree maggiormente disagiate, ovvero non interviene sulla metodologia della gestione del pubblico denaro, è compito precipuo della gente lottare per ottenere il conseguimento reale della soddisfazione di bisogni concreti, omologabili e compatibili, contrastando la “cattiva amministrazione” e fare in modo che essa non soggioghi l’uomo, quale “cittadino” tenutario del diritto di esercitare il controllo sull’operato nefasto di quei soggetti, i quali, una volta ottenuta la delega di rappresentanza nei parlamenti nazionale e regionali, volgono lo sguardo altrove, seguendo solo la scia del loro “principe”, comportandosi asetticamente e privi di ogni personale convinzione.
 
Ho motivo di ritenere che la democrazia contemporanea sia la tomba della libertà e della autodeterminazione dei popoli, capace di ottundere il diritto di cittadinanza e la naturale socialità dell’uomo, poiché nel suo sistema è stato concesso troppo spazio alla "delega". Delegare in assoluto vuol significare precludere la partecipazione diretta dell’individuo al processo di sviluppo delle sue pulsioni, le quali nascono nell’esperienza creativa della personalità umana, all’interno dei molteplici contesti sociali, culturali ed economici. Tuttavia, giacchè oggi la democrazia è il luogo in cui si intrigano passioni vere ed interessi biechi, nel quale l’uomo vive l’esperienza sensibile e quella reale, nel suo ambito vanno ricercati gli strumenti idonei a definire i percorsi più congrui e corretti, attraverso i quali abbattere la logica del profitto e progredire alla luce dello sviluppo concreto nel rispetto dei bisogni e delle necessità, superando gli ostacoli che il "sistema" frappone.
 
Orbene, visto che il governo Berlusconi ha annunciato in una conferenza stampa (visibile su http://www.governo.it/GovernoInforma/Multimedia/dettaglio.asp?d=48950), che la Sicilia è destinataria di parecchi milioni di euro, da investire nella ripresa economica della Regione, per la competitività sul mercato e lo sviluppo delle infrastrutture, per la risoluzione di alcuni endemici problemi legati all’occupazione ed al precariato ecc. (secondo una stima dell’Assessorato Regionale al Lavoro, in Sicilia tra i numerosi precari della P.A. vi sono ancora circa settemila lavoratori che aspettano di essere contrattualizzati), è assolutamente importante sapere se la Sicilia deve continuare ad essere sempre in calce allo sviluppo delle altre Regioni, come intende utilizzare effettivamente le risorse assegnate dal governo e soprattutto se ha davvero intenzione di abbattere lo steccato mafioso-produttivo, che segna il confine con la legalità ed il buongoverno, improntando quindi l’azione di gestione dei fondi pubblici alla cultura del concreto e fattivo rinnovamento amministrativo, tale da assicurare il massimo livello di trasparenza e di liceità nei comportamenti.
 

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