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Shadow people, le ombre ti uccidono

Tutto si basa sulla ricostruzione di eventi realmente accaduti Matthew Arnold testimonia la realtà di quanto racconta inserendo spesso nella sua narrazione brani di interviste con i reali protagonisti della vicenda. Il risultato è che Shadow people è un discreto thriller a tinte soprannaturali, che se volete potete anche considerare un documentario.

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Tutto nasce da una telefonata di un ascoltatore ad una radio locale. Il ragazzo racconta di essere oppresso da delle ombre che arrivano quando si addormenta ed ha paura di morire nel sonno. Quando la sua paura si avvera, il conduttore della trasmissione, Charlie, inizia ad indagare partendo dal materiale che il ragazzo gli aveva inviato giorni prima.

La faccenda si fa inquietante perché in tre settimane sono tre i casi di giovani perfettamente sani morti nel sonno, così con Charlie comincia ad indagare anche una dottoressa del centro per le malattie misteriose (o una roba del genere) e sbuca un video degli anni '70 in cui un professore universitario, uno scienziato, aveva svolto un drammatico esperimento.

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La storia è interessante, la tensione ben creata, il thrilling c’è e cresce in maniera esponenziale man mano che si va avanti. E devo ammettere che anche le inserzioni di registrazioni reali, che aumentano man mano che la vicenda si snoda, ottengono il loro effetto aumentando il pathos e l’inquietudine.

Che poi tutto funziona perfettamente (o quasi) senza bisogno di credere alle sconvolgenti rivelazioni del filmato incriminato o all’esistenza delle ombre della notte, questa è la forza del film.

Da non perdere l’attenzione puntata sulla forza della televisione e della radio (ma molto più forte pare essere la televisione) capaci di influenzare in maniera pesante e diretta gli spettatori/ascoltatori.
E forse il vero punto centrale del film di Arnold potrebbe essere proprio questo.

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