• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Settimana prossima negli Usa la prima esecuzione mediante ipossia da (...)

Settimana prossima negli Usa la prima esecuzione mediante ipossia da azoto

Le autorità dell’Alabama sono pronte a uccidere un condannato a morte sottoponendolo all’ipossia indotta dall’azoto, ovvero all’inalazione di questo gas fino alla totale scomparsa dell’ossigeno con compromissione letale degli organi vitali.

L’Associazione dei veterinari medici americani la vieta per abbattere i mammiferi. Ma per lo stato dell’Alabama, che ha approvato la morte per ipossia da azoto nel 2018, non c’è problema.

È previsto che il 25 gennaio la cavia, dato che il protocollo di esecuzione non è stato mai sperimentato, sia Kenneth Smith, 58 anni.

Una prima condanna a morte, emessa nel 1989 per aver ucciso una donna su commissione del marito, venne annullata perché la procura aveva selezionato in modo razzista i giurati, escludendo i candidati neri. Nel secondo processo, celebrato nel 1996, Smith fu nuovamente condannato a morte, con una decisione del giudice che sovvertì la richiesta di ergastolo emessa da 11 giurati su 12. Questa prassi è stata abolita nel 2017.

Nel novembre 2022, Smith è stato a un passo dalla morte tramite iniezione letale. Per ore, gli addetti all’esecuzione si sono accaniti su di lui, legato a un letto, senza riuscire a trovare una vena in cui inserire l’ago: il tempo è scaduto, la “procedura” (come viene asetticamente chiamata) è stata sospesa.

Tra un mese esatto Smith sarà condotto nella camera dell’esecuzione e immobilizzato su una barella, con un pulsiossimetro, un collare cervicale e una maschera per inalazioni, dalla quale respirerà azoto fino a quando non sarà verificata l’assenza di ossigeno.

Il protocollo non chiarisce se il prigioniero verrà precedentemente sedato o anestetizzato né prende in considerazione l’ipotesi che qualcosa vada storto, compresa la possibilità che altri aspirino quantità eccessive di azoto, che è un gas inodore e incolore.

Di fronte a questo rischio, il reverendo Jeffrey Hood – l’assistente spirituale di Smith – ha presentato un ricorso: il metodo di esecuzione potrebbe avere effetti mortali su altre persone presenti vicino a Smith, lui per primo.

Per poter assistere Smith negli ultimi istanti della sua vita, Hood ha dovuto firmare una dichiarazione nella quale si è impegnato a “stare ad almeno un metro di distanza”. Ma nel 2022 la Corte suprema federale ha stabilito che gli assistenti spirituali devono pregare in modo udibile e mano nella mano coi condannati a morte.

Non sarà l’unico ricorso. Tante ne mancano a un possibile e terribile nuovo sviluppo nel sistema della pena capitale degli Usa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità