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Servizio pubblico. Vent’anni dopo "Mani Pulite"

20 anni da "Mani pulite" passati invano? Le cronache di queste settimane (ma potremmo dire di questi mesi e di questi ultimi anni) sembrerebbero dire di si.
Tangentopoli e i magistrati del pool di Milano (ieri sera in una reunion da Santoro), non hanno curato il male anzi, come ha raccontato anche Sgarbi, hanno solo contribuito a distruggere questo sistema dei partiti, che sono stati sostituiti con "altro", ovvero i partiti ad personam (quello di Bossi, quello di Berlusconi, quello di Casini, di Di Pietro).

Ma forse questa è solo una visione semplicistica della storia: l'Italia non è cambiata, gli italiani non sono cambiati, semplicemente perché non era compito dei magistrati educare gli italiani, i partiti, le istituzioni.
L'ha spiegato bene l'ex pm Colombo che, non a caso, ha dismesso i panni della toga per girare l'Italia ed intraprendere il più difficile percorso di educazione. Ovviamente puntando sulle nuove generazioni, potendo fare ben poco sui reduci di Mani pulite.

"Oggi in Parlamento metà hanno problemi con la giustizia e l'altra metà sono i loro avvocati". Questo il giudizio tagliente, e anche questo un po' superficiale, dell'onorevole Di Pietro.
Ma nella copertina si è parlato di lavoro e della riforma della Fornero, dopo le note di Battiato "Povera patria".

“Qualunque sia la vostra opinione in merito alle riforme del lavoro e l’età pensionabile, ammettiamo anche che la prima cosa da fare sia tagliare le pensioni e la seconda rendere tutti licenziabili, ma qualcuno mi può spiegare perché non si mette la stessa forza e la stessa pungenza per abbattere la corruzione e l’evasione fiscale? Vent’anni fa pensavamo che saremmo diventati tutti migliori, invece la corruzione è cresciuta e nelle aule di tribunale questo ci costa ben 15 milioni di euro a cittadino”.

A seguire l'intervista di Ruotolo a Piscicelli che ora, sotto inchiesta, non ride più di fronte alle tragedie degli altri e racconta di come funzionano gli appalti in Italia: "Tutte le gare del 150esimo anniversario sono fasulle. Stanno gestendo centinaia di milioni di euro di gare truccate".
Povera patria.

La puntata è iniziata con la scheda dei principali indagati in regione Lombardia, partendo dalla famosa foto dell'ufficio di Presidenza.
A cominciare da Davide Boni indagato per corruzione (comunque il Trota rassicura "se si accertano determinarte cose"), per mazzette nel comune di Cassano D'adda, dove su un terreno ex agricolo (trasformato in edificabile) si voleva costruirci sopra. Il facilitatore dell'opera sarebbe stato l'architetto Ugliola, che non compare mai nelle carte ufficiali del comune.

Massimo Ponzoni è indagato per corruzione e bancarotta, per un'inchiesta riguardante un centro commerciale a Desio. Ponzoni è stato intercettato al telefono a parlare con boss della 'ndrangheta di Desio, ma la cosa non gli ha procurato danni essendo stato rieletto nel 2010. Il facilitatore in questo caso sarebbe stato Filippo Duzioni. La parola al pool.

Di Pietro, ha voluto iniziare con l'articolo 18: “E’ solo una forma di arroganza”. E ancora: “Pure le pietre capiscono che la ragione per cui le cose in Italia non vanno bene è per colpa del debito pubblico, per l’evasione fiscale e la non credibilità delle istituzioni. Ora arriva Monti e crede di risolvere tutto rendendo più facile per l’impresa licenziare il lavoratore quando non piace più. L’idea di utilizzare il proprio potere per far pagare i conti alle fasce più deboli è proprio di una società del feudalesimo, non di uno stato sociale!”

Clemente Mastella, che volutamente non è stato messo in mezzo agli ex pm ma più prudentemente sulla torre vicino a Travaglio, ha commentato la posizione della CGIL: il suo partito di riferimento sostiene il governo che ha proposto questa riforma. "Non è vero che Monti è forte, è che i partiti sono deboli"

Gherardo Colombo, sulla fine di Tangentopoli: “Non credo che col processo penale si possano risolvere questioni che sono personali. Il colpevole è sempre qualcun’altro. Io credo che "Mani pulite" sia finita perché via via le indagini ci portavano verso la corruzione quotidiana dal vigile urbano al medico al carabiniere; non le cose clamorose. Questo problema va risolto in maniera adeguata nelle sedi dell’educazione”.



Sempre sulla fine di Tangentopoli e sul suo ruolo, Di Pietro dice: "Non siamo stati sconfitti, non abbiamo perso. Noi abbiamo diagnosticato un male: la corruzione, che c'era allora e c'è oggi, soltanto Formigoni non se ne accorge. Noi del pool abbiamo scoperto la "malattia". Invece di curare la malattia, sono stati curati i medici. Mancano le norme per contrastare che i condannati, politici e imprenditori abbiano sempre il potere in mano. Il sistema aveva indebitato l’Italia, ma bastava una norma: chi è condannato non può partecipare alla vita politica e tutti gli imprenditori evasori e corruttori non possono partecipare alle cariche pubbliche. Questo farebbe resuscitare l’italia, non l’Articolo 18.”

E in effetti l'Europa ci chiede anche di contrastare meglio la corruzione, non solo dare più flessibilità nel mercato del lavoro. Sempre che sia stata la BCE a inviare quella lettera al governo Berlusconi e non qualche italiano dentro la BCE.

Colombo ha dovuto poi quasi giustificarsi di fronte a Mastella (che rivendicava certi sconfinamenti della magistratura e la fine deli conflitti con la politica) sulle loro esposizioni mediatiche, ovvero quandi si presentarono in video per criticare il decreto Biondi (che limitava la custodia cautelare in carcere e che non facilitava il lavoro della Procura di Milano) e prima ancora il decreto Conso.

Gli indagati in Lombardia - parte seconda. Nicoli Cristiano è indagato per corruzione e traffico di rifiuti per la vicenda di Cappella Cantone. La discarica d'amianto che nessuno tra i cittadini del posto voleva, ma su cui gli investitori erano molto sicuri di ottenere il lasciapassare della regione.
La regione infatti ha accelerato la procedura con un provvedimento approvato su proposta di Formigoni stesso e che non è finito sul bollettino regionale.

Infine, Francesco Penati e il sistema Sesto: corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Il grande accusatore Piero Di Caterina racconta dei soldi dati a Penati per poter accedere agli appalti nel settore dei trasporti, al fine di finanziare la sua campagna elettorale.

Piercamillo Davigo ha dissertato sui nuovi aspetti della corruzione di oggi: la presenza dei mediatori coi politici, la moltiplicazione delle società partecipate, e dei general contractor: “Si è aggravato il degrado dei partiti politici. Al loro interno può succedere qualsiasi cosa perchè non ci sono regole minime di controllo. E’ passata poi l’idea che per prendere le proprie posizioni la politica debba aspettare le decisioni dei giudici. E’ un’idea completamente sbagliata. La giustizia è una virtù cardinale ma lo è anche la prudenza”.

“Anche la mancanza di rapporto con l’opinione pubblica è paradossale”. Santoro parla così dei molti che si rifiutano di spiegare la questione alla stampa e quindi all’opinione pubblica. I politici rivendicano la centralità della politica da una parte ma poi, in caso di guai giudiziari, non accettano le domande dei giornalisti e si rifugiano nelle loro residenze e dicono di voler aspettare che la magistratura faccia il suo corso. Anche perché in molti casi i procedimenti finiscono in prescrizione.

Sempre Davigo: “Anche se c’è la prescrizione ciò non trascende di essere giudicati dei fatti dall’opinione pubblica e dai propri compagni di partito. La prescrizione è un’istituzione di civiltà. La stravaganza italiana è che si possa andare in prescrizione dopo essere stati condannati in primo grado. Che io sappia solo due Paesi hanno questa abitudine: l’Italia e la Grecia. Non siamo in buona compagnia”.

In Italia la prescrizione continua anche dopo una condanna in primo grado: dovrebbero essere i cittadini a pretendere chiarezza e conoscere se è vero o no che una certa persona ha rubato o meno. Dovrebbero pretenderlo anche i colleghi di partito: in questo modo non ci sarebbe alcuno scontro con la magistratura; infatti all'estero ci si dimette per questioni molto meno gravi di quelle di cui di discute oggi (per la Lombardia, ndr).
"Se fossi un segretario di partito e uno dei miei accettasse la prescrizione gli direi: tu non ti candidi più". E invece in Italia, nel Partito Democratico stiamo ad aspettare cosa succederà nel processo a Penati. Dov'è la differenza con gli altri partiti? Solo perché Penati non si fabbrica leggi ad personam (ma sfrutta quelle già fatte) o perchè Bersani non attacca i magistrati? Corruzione ed evasione non si risolvono solo con nuove leggi, con un nuovo corso politico (e nuove persone): già questo sarebbe un bel passo in avanti dal governo dei tecnici.

Come ha raccontato Colombo “Non vedo che sia stato fatto niente per scoprire la corruzione e per combatterla. Io mi sono dimesso perché sono convintissimo che bisogna fare soprattutto dell’altro. Queste cose non si combattono col processo Penati, ma si combattono nel modo di pensare comune, nella capacità delle persone di gestire la propria libertà; perché libertà è anche responsabilità”.

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