• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Sport > Serie A: per la Juve presagi inquietanti

Serie A: per la Juve presagi inquietanti

La Juventus rimedia a Verona la seconda sconfitta in tre partite ed “accende” serie inquietudini sul futuro...

 

Frattanto le rivali la incalzano severamente: l'Inter l'ha già agganciata in vetta alla classifica, mentre la Lazio le si è portata ad un punto soltanto.

 

QUEI PRESAGI SOTTOVALUTATI

Sebbene non avesse espresso un gioco trascendentale e si fosse iniziata ad intravedere sempre più distintamente qualche regressione allarmante, sfociante in una discontinuità qualitativa non comune alle ultime Juventus, la Zebra di Maurizio Sarri sino al successo ottenuto contro il Parma si era mantenuta su ritmi alquanto sostenuti, sì tanto da non poter essere retti dalle altre concorrenti, che perciò davano l'impressione di doversi defilare da un momento all'altro da certi propositi lusinghieri. Malgrado i signum inquietanti di cui sopra, un po' tutti ci eravamo fatti persuadere che in fondo non si potesse pretendere da una squadra, benché in primissima fila per la lotta Tricolore, lo sfioramento della perfezione, e che qualche contrazione - seppur marcata e con una ciclicità che a torto non è stata interpretata come un po' troppo frequente per non produrre a lungo termine dei danni irreparabili - nell'arco di una stagione lunga e logorante la si potesse immettere nel preventivo, specialmente se ci si trova a lottare su tre fronti. E poi c'era pur sempre un 1° posto in graduatoria ad accorrere in soccorso di certe previsioni radiose. Ragion per cui dopo il capitombolo di Napoli erano stati in pochi a coglierne il messaggio sinistro, ancorati come si era nelle convinzioni che inducevano a scambiare quella missiva minatoria in un normale infortunio di percorso, di quelli che in un Campionato appare arduo scansare, e che anzi è saggio mettere in conto, tanto più quando si gioca in uno stadio “da paura” come il San Paolo, e quando ti ritrovi al cospetto di un'armata reduce da diverse battaglie andate perdute, che quindi non vede l'ora di rifarsi a spese del prossimo nemico che il fato gli pone davanti. E ad ogni modo, come accennavo poc'anzi, a dissimulare l'evidente “riflusso” bianconero v'era pur sempre quella prima posizione in classifica, che, se non altro, incarnava la risposta più idonea a certe congetture fradice di pessimismo.

UN'IDENTITA' SMARRITA

Orbene, a seguito della debacle di Verona, quello che sino al ruzzolone in terra campana poteva apparire solamente la conseguenza di un fisiologico ondeggiare dello stato di forma di una squadra, per una di quelle irregolarità melodiche che sovente, per un breve lasso di tempo, coinvolgono anche le prime della classe, adesso assume le sembianze nette e perciò tutt'altro che trascurabili di un pericoloso principio di depressione cui sta andando incontro la compagine campione d'Italia. Contro gli scaligeri, gli uomini di Sarri hanno esternato in modo prominente la drastica involuzione colpitala in quest'ultimo mese, coinvolgente un po' tutti i componenti della rosa - eccetto C. Ronaldo (a proposito, l'ex asso del Real è già giunto a quota 20 reti su 21 match disputati, e va in gol da 10 incontri consecutivi!) - da Pjanic a Rabiot, da Dybala ad Higuain, il quale, dopo un avvio confortante, sta mostrando la stessa utilità di un autolavaggio in pieno deserto del Sahara....(tanto da indurre Sarri a rinunciare al tridente HDR) Sicchè la zebra per la prima volta dopo 8 anni è – finalmente, dirà qualcuno – apparsa smunta fisicamente e mentalmente, priva d'idee consone ad un top team in lotta per traguardi sibaritici. Il “sarrismo” tanto decantato è ancora ben scevro dall'esser stato rinvenuto, e l'impressione, tutt'altro che vaga, è che ci vorrà ancora del tempo per palesarsi tra le fila di una squadra che rischia di smarrire la sua identità contraddistintola in questi anni dorati.

I SOGNI SFARZOSI DI INTER E LAZIO

Di certo i bianconeri non possono più permettersi brusche fratture ritmiche, e dovranno al più presto trovare le cause di questa regressione, anche perché le avversarie quest'anno appaiono meno sprovvedute che mai, assai impazienti di deporre dal trono regio la Vecchia Signora, che vi siede indisturbata o quasi da molti, troppi anni. Oltretutto la scoppola di Verona ha già prodotto i primi risultati significativi e, per la Juve, inquietanti, con l'Inter dei vari Brozovic, Vecino, Lautaro e soprattutto Lukaku (già 17 gol per lui) stravolta lesta ad approfittare del k.o. bianconero (dopo aver fallito alcune occasioni di troppo), agguantandola in cima, dopo aver superato a pieni voti il durissimo esame del derby col Milan della ricostruzione (schiantato 4-2), mostrando una maturità ed un'indole eccezionali, che solamente un condottiero qual è Antonio Conte poteva trasmettere in un lasso temporale così esiguo ad una compagine reduce da diverse annate disgraziate. Ma la sensazione è che questo torneo possa riservarci quell'incertezza ed imprevedibilità smarrite in oltre un lustro e mezzo di feroce dittatura, e che a dispensarle vi contribuirà un terzo incomodo non messo in conto alla vigilia della stagione 2019-2020. Stiamo riferendoci naturalmente alla Lazio di S. Inzaghi, che dopo il successo corsaro di Parma si ritrova ad un punto dalle due battistrada. I biancocelesti da circa un paio d'anni si stanno prodigando in un gioco brillante e molto “remunerativo”, fra i più apprezzati d'Europa, ma sino allo scorso campionato peccava di continuità. In codesta Serie A, invece, l'aquila è riuscita a conferire al proprio rendimento un incedere costante, facendole toccare inediti picchi opulenti. Trascinata dalle reti di un Immobile strabiliante (25 gol su 23 partite) e dalle magnifiche prestazioni di un centrocampo...”santo” (Luis Alberto, L. Leiva, Lulic e Parolo stanno toccando l'apogeo delle loro possibilità), la squadra romana si propone seriamente d'interrompere l'idillio di Madama, con l'obiettivo Scudetto che potrebbe non rimanere la classica suggestione dell'outsider di turno, di quelle destinate a spegnersi alle prime piogge primaverili...

ATALANTA, QUARTI DI NOBILTA'

Intanto l'Atalanta, pur fra alti e bassi, si mantiene tenacemente in zona Champions, rinsaldando quel 4° posto che sino a pochi giorni fa condivideva con la Roma di P. Fonseca, ora alle prese con una repentina involuzione che si fatica a spiegare. Di contro si registrano i momenti magici del già citato Verona e del Bologna di S. Mihajlovic, in procinto di recidere i cordoni col recente passato inglorioso, addentrandosi in sentieri sublimi sconosciuti. Di tutt'altro tenore è il periodo che sta vivendo la Fiorentina, la cui dirigenza, invece di sbraitare a vanvera (facendo il verso a quella vena polemica e puerile che diversifica in negativo il tifo italiano), farebbe bene a darsi da fare alacremente al fine di riportare la società viola su postazioni più adeguate, quella postazione che fatica a trovare M. Balotelli, che nemmeno l'ambiente di Brescia è riuscito a far risorgere dalle ceneri cagionate da una indole troppo sconveniente, inclemente ed a tratti enigmatica (che talento sprecato!), che fatica a sposarsi con lo sport, che in genere richiede una grande umiltà, quella stessa umiltà che sta permettendo a squadre come Inter, e soprattutto, Lazio ed Atalanta di sottrarsi dal loro non invidiabile status quo, per emigrare in lidi incantevoli. Perchè, come asseriva lo scrittore francese Marcel Aymé (1902-1967), L'umiltà è l'anticamera di tutte le perfezioni. Un aforisma che farebbe bene a fare suo anche la Juventus. Sempre che voglia mantenersi ancorata al trono d'Italia...

 

Alberto SIGONA

Foto: Pixabay
 

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità