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Se i giornalisti gridano al linciaggio

Ecco un piccolo campionario di quel che ci tocca leggere, un giorno sì e l’altro pure, in omaggio alla libertà di stampa, sul tragitto che sembra condurci inesorabilmente alla deriva morale.
 
Su un settimanale della free press parmigiana (che non ha solo i “venticinque lettori" del Manzoni, la sfogliano ben trenta lettori di giornali su cento) gli editoriali - che, come si sa, di solito sono affidati alla penna di personalità di spicco -, sono appannaggio di un tizio che, a quel che si sa, ha il solo background di “esperto in esplosivi” (tutto un programma) e diffonde il suo verbo con piglio messianico.
 
Ultimamente si è esibito in questo exploit: dopo aver sproloquiato sui casi – assai inquietanti, per la verità - di Luca Delfino e Angelo Izzo, si rivolge a quelli che chiama confidenzialmente gli “Amici della Polizia Penitenziaria” e li invita “a guardare da un’altra parte mentre qualche energumeno trasforma il Delfino e l’Izzo nella sua troietta".
 
Termina quindi con un “grazie di cuore a nome mio e di tutti gli italiani che ignorano la falsa demagogia buonista", dando per scontato evidentemente che gli “Amici” si adoperino immediatamente per accontentarlo, magari provvedendo in proprio.
 
E giù - immagino - gli applausi scroscianti di tutti i benpensanti come lui. Gli stessi che inneggiano sui quotidiani on-line, negli spazi dedicati ai commenti dei lettori, ai pestaggi in carcere di Aldo Cagna, l’assassino di Nadia Mantovani (per la morte annunciata della quale le forze dell’ordine hanno molto da rimproverarsi), e dei due romeni arrestati per lo stupro di Guidonia (e che alla radicale Rita Bernardini, che ha denunciato il fatto, hanno scritto via e-mail: “Fai schifo, ti auguro di essere stuprata da un branco di merde come quelle lì…” oppure «Spero veramente che un giorno le stuprino le sue figlie o qualche suo famigliare»).

Ma che differenza sostanziale c’è, sul piano morale, tra uno che stupra ed uno che incita al linciaggio? Nessuna. Quello che oggi incita al linciaggio sarà probabilmente lo stupratore o l’assassino di domani.
 
Questo è il livello di civiltà da terzo mondo a cui questi soggetti, intasando i buchi neri dei nuovi mass-media informativi, vorrebbero trascinarci (il trattamento dei detenuti è un infallibile metro di misura). Il loro ideale sono probabilmente le carceri brasiliane o turche, col loro corollario infinito di pestaggi, torture fisiche e psicologiche, scioperi della fame di protesta e punizioni.

 
C’è poi da chiedersi: ma questi linciatori di professione dove cavolo sono quando c’è bisogno di aiuto, di solidarietà tra cittadini, di un tessuto sociale civile che cerchi di prevenire crimini e abusi, invece di scagliarsi contro i criminali solo quando ormai sono stati già messi in condizione di non nuocere?
 
Per dirla tutta, anche i cosiddetti “maestri” del giornalismo talvolta lasciano a desiderare.
 
Sabato 24 gennaio ci è toccato leggere un confuso editoriale sul Corsera, di cui è stato pure direttore, dell’ineffabile Piero Ostellino (vecchia cariatide sempre più ideologicamente sodale al berlusconismo), in cui inneggia – udite! udite! - all’individualismo, suggerendolo ad Obama come ricetta per trarre l’America dalle secche della crisi sottraendola alle insidie di un eccessivo interventismo statale (in questo allineandosi perfettamente al suo mentore Berlusconi), a parere del quale le poderose misure anticrisi degli altri paesi europei sono state per l’appunto “eccessivamente interventiste”, per cui in Italia c’è da attendersi al massimo da questo governo qualche minestrina riscaldata come gli incentivi all’acquisto delle lavastoviglie o di auto ecologiche, senza però toccare gli ecologissimi SUV, la cui diffusione esponenziale ha decretato il definitivo trionfo della legge della giungla sulle nostre strade ai danni soprattutto di pedoni e motorini.
 
Ora, a leggere il dizionario della lingua italiana, l’individualismo è “la tendenza a svalutare gli interessi e le esigenze della collettività, in nome della propria personalità o indipendenza o egoismo”
 
Dunque, non sembra proprio proponibile a chicchessia, men che meno da chi – in quanto italiano - dovrebbe ben conoscere gli effetti deleteri sul nostro vivere civile (o meglio incivile) di quello che è - com’è noto - uno dei peggiori vizi nazionali assieme alla propensione alla corruzione/concussione, a fregare il prossimo, alla disorganizzazione etc.
 
Effetti che vanno dagli immani quotidiani ingorghi metropolitani, frutto insieme dell’individualismo che non rinuncia all’auto nel paese più motorizzato del mondo e dell’insipienza degli amministratori dediti solo al loro “particulare”; agli egoismi assurdi (ognuno geloso di quel che sa) che tanto nuocciono all’efficienza del lavoro di gruppo sia nel privato che nel pubblico , o ancora alla proliferazione incontrollata di ridicoli partitucoli – in quella che era stata annunciata dai soliti coriferi del “nuovo che avanza” come l’era del bipartitismo più o meno perfetto (da quello di Ferrara a quello del convertito Magdi Allam e di tanti altri che rappresentano solo il loro ego smisurato), e via elencando.
 
Se questi sono gli esempi proposti dai cosiddetti maitre-a-penser, c’è poco da meravigliarsi che proliferino i tentativi più deleteri di imitazione .
 

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