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 Home page > Tribuna Libera > Se Assange fosse Sakineh

Se Assange fosse Sakineh

Non sarebbe più solo una questione di libertà e basta. Anche perché per molti si tratta di una questione di libertà ipocrita, che si pone solo perché si ha intenzione di giocare a braccio di ferro con il potere, non importa quale.

Se a quest'ora la foto di Assange penzolasse dal balcone del comune di ogni città del mondo, così com'è stato fatto a Roma (e non solo) ad esempio per Sakineh, allora potremmo dire che sarebbe una questione di libertà per la trasparenza e per la verità prima di tutto. E poi sarebbe una questione di libertà "anti-soprusi".
 
Anzi la cosa potrebbe anche assumere un positivo significato sottointeso, del tipo: "In questo comune vige la trasparenza". Oppure "All'insegna della verità". E poi, infine e se non altro "Salviamo o Liberiamo Tizio o Caio".
 
La cartina di tornasole sulla questione di libertà fasulla e omologata, potremmo tranquillamente racchiuderla e sintetizzarla nella persona del Ministro Frattini.
 
Qual è la differenza tra il Frattini che esulta per un ipotetico accerchiamento internazionale attorno ad Assange, ed il Frattini che chiede un atto di clemenza per Sakineh?
 
Frattini ossequiosamente esulta per l'arresto di Assange, accusato di aver consumato rapporti sessuali non protetti con due donne, e si crogiola nell'osannare un finto assedio internazionale (Assange si è costituito).

Poi lo stesso Frattini, giustamente, chiede all'Iran un dialogo per i diritti umani per Sakineh, ma non mi sembra abbia chiesto ad Alfano l'apertura di un'istruttoria per fare chiarezza in merito ai tristi epiloghi di Emiliana Femiano e di Teresa Buonocore.
 

Allora, cosa succede: Sakineh è diventata una battaglia dell'Occidente contro l'Iran, Assange una battaglia di verità, giustizia e trasparenza contro il mondo.
 
Ora se Assange e Sakineh non fossero due pedine, se fossero due esseri umani e non solo due questioni di principio, si dovrebbe chiedere la liberazione di entrambi, insieme e allo stesso tempo, senza se e senza ma.
 
Invece in Italia anche il firmare una semplice petizione può significare schierarsi: per Sakineh l'appello fu proposto da Repubblica e Articolo21, mentre per Assange dal Fatto Quotidiano.
 
Assange o Sakineh, dentro o fuori, vivi o morti, sono solo lotte contro i mulini a vento, idealismi fini a sè stessi, ombre delle nostre frustrazioni.
 
Salveremmo Assange, mentre sappiamo bene che per Freedom House siamo l'unico Paese dell'Europa Occidentale "parzialmente libero", per quanto riguarda la libertà di stampa.
 
E salveremmo Sakineh, mentre sappiamo bene che nelle nostre tv e con i nostri pregiudizi, le donne in Italia sono lapidate ogni giorno.
 
Io non ho intenzione di discutere sulla battaglia o sulla presa di posizione, che sia giusta o sbagliata. Io a questo punto avrei solo intenzione di chiedere se prima di discutere del nemico, non dovremmo prima discutere di noi stessi.

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