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Scuola. Ecco le conseguenze sui ragazzi, dell’uso masiccio delle piattaforme social

L’insegnamento della tecnologia informatica nelle scuole per le nuove generazioni parte dalle famiglie. Nell’ultimo decennio l’uso improprio delle piattaforme social, di proprietà di grossi gruppi, ha comportato delle conseguenze nella popolazione. Lo sviluppo cognitivo dei giovanissimi è stato alterato da input diversi dal mondo familiare, degli adulti e della scuola.

 Non sono ancora chiare quali possano essere le conseguenze sull’armonioso processo della crescita adolescenziale. Internet, i socialmedia sono stati (e lo sono ancora) utili se usati per scegliere informazioni, per documentarsi, per socializzare... tutti aspetti importanti nella crescita di un adolescente. Negli ultimi 15 anni anni è accaduto altro: i social e le piattaforme hanno finito per usare l’utenza. Cosa è successo? I grossi fondi monetari hanno acquisito, comprandole, le maggiori piattaforme social. Ci si è accorti dell’enorme potenziale che l’uso manipolativo di internet e dei social ha acquisito, in termini commerciali e di consenso, sulla popolazione mondiale. Il dispositivo telefonico connesso che tutti abbiamo nelle tasche è diventato quello che per un trentennio (anni ‘70-’90) è stata la televisione, con il vantaggio di essere più manipolativo. Nel piccolissimo schermo la comunicazione è bidirezionale; le applicazioni tracciano i comportamenti degli utenti e con l’aggiornamento costante degli algoritmi indirizzano, secondo i loro scopi, tutte le scelte che facciamo col ditino e sopratutto le nostre scelte di vita.

Il problema principale è che la maggior parte degli adulti negli ultimi decenni non aveva (e molti ancora oggi non hanno) le competenze digitali utili a insegnare ai propri figli a non subire tali influenze. Le subiscono anche loro. Basta pensare che nel biennio delle scuole superiori solo da pochi anni si insegna tecnologia informatica delle comunicazioni e lo si fa con risultati non sempre incoraggianti. Gli stessi docenti hanno subito questo processo di influenza mediatica digitale e talvolta si limitano a insegnare meccanicamente l’utilizzo di questa o quell’altra piattaforma, tralasciando la conoscenza dell’architettura delle varie piattaforme. In poche parole non insegnano come funzionano: conoscere ma non capire.

Cosa dire a un ragazzo che a scuola apre per la prima volta un libro di TIC – tecnologie informatiche della comunicazione. Bisogna capire il funzionamento delle varie piattaforme, siano esse social o programmi per scrivere, di grafica. Dobbiamo essere noi a scegliere quali contenuti consultare, magari affidandoci al vecchio pluralismo dell’informazione e della comunicazione. Usiamo i social evitando che si rafforzino i monopoli. L’americana Meta quando si è accorta che facebook stava perdendo il pubblico giovane è subito corsa ai ripari acquisendo Instagram. Impariamo a saper leggere un link internet, a risalire alla fonte delle informazioni e dopo averle selezionate le possiamo catalogare e seguirle nel variegato mondo dei social. Personalmente ai miei alunni consiglio di creare un gruppo di una sola persona su WhatsApp dove incollare i link delle fonti personali dei propri influencer (persone da seguire, siti di informazione, siti social, un canale youtube) da consultare quotidianamente per informarsi. Evitiamo il continuo scrollare delle pagine social, usiamo diversi motori di ricerca non necessariamente google per selezionare le fonti, affidiamoci al vecchio e funzionale passaparola di amici e dei familiari e infine non usiamo la connessione dati per 24ore al giorno, così la batteria dura di più e non c'è rischio di restare irreperibili col telefonino scarico.

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