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Ponte sullo stretto | Scambio di accuse fra don Ciotti e Salvini

Il recente scambio di accuse fra don Ciotti di Libera e il ministro alle infrastrutture Matteo Salvini a proposito della realizzazione del ponte di Messina ha radici profonde. Salvini ha fatto della realizzazione del ponte una bandiera forse anche nella speranza di riconquistare parte dell'elettorato perso.

 Si stima che il ponte possa essere un volano che possa incentivare lo sviluppo economico fra le due coste. Naturalmente ci sono anche molte opinioni diverse. Don Ciotti non ha espresso una opinione tecnica o economica ma ha ricordato quello che nel sud temono in tanti: che diventi un affare per le cosche. Da quando si è iniziato a confiscare alle cosche conti in banca, beni mobili e immobili, terreni, aziende sicuramente la lotta alle mafie è diventata più incisiva. Ma le cosche sono ben lontane dall'essere sconfitte. La domanda che in molti si pongono è: ma i beni confiscati dove finiscono? Esiste una agenzia incaricata di amministrarli e una legge fortemente voluta propri da Libera che ne prevede dove possibile l'assegnazione alle cooperative antimafia sostenute da don Ciotti. Parliamo però di beni del valore di molti miliardi che lo Stato forse vorrebbe destinare anche ad altri scopi e non riesce. Bisogna considerare che molte imprese confiscate falliscono, le assegnazioni di beni arrivano dopo molti anni con inevitabili sprechi. Sono circa un migliaio I beni assegnati dai comuni in questo modo. Ingenti le spese per ristrutturarli. Molte migliaia quelli non assegnati che nel frattempo deperiscono. Una legge quindi che ha i suoi meriti, ma che comporta anche molti sprechi. Se don Ciotti nella sua lodevole attività riceve sostegno e applausi chi fa notare l'altra faccia della medaglia rischia di passare per incompetente. Molti sostengono infatti che i beni sottratti alla mafia nel sud non li compra nessuno all'asta per paura di ritorsioni. Tutti sappiamo che il boss Matteo Messina Denaro è stato catturato. Pochi sanno che anche molte delle pale eoliche realizzate in Sicilia erano intestate a società a lui riconducibili. E allora? Il meglio è nemico del bene. Le pale eoliche ci sono e producono energia pulita a prescindere. E se i beni confiscati si riesce a farli rendere almeno un po' è tanto di guadagnato per le tasche dello Stato e forse anche per le nostre.

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