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Salvini: radere al suolo i campi Rom e il linguaggio fascioleghista

La Lega, per qualche voto in più, invita a radere al suolo i campi Rom e la gente applaude e vota.

La cosa che più fa rabbia è vedere che nella nostra societa è possibile coltivare l’illusione e l’ignoranza come strumenti di proselitismo.

Ma se la nostra gente cade in trappole cosi stupide, questo ci fa interrogare sui nostri errori, sulle nostre contraddizioni.

E allora viene in mente la mancata risoluzione dei problemi dell’immigrazione, il nostro silenzio complice rispetto al linguaggio e alle azioni razziste.

Quanta inerzia, di stampa e politica, cosiddetta democratica ed antirazzista, ha accompagnato il linguaggio e le azioni razziste e queste azioni, come se tutto fosse normale espressione della normale dialettica politica.

Perche nessun giornalista ha mai messo alla porta l’autore di frasi razziste? Perche nessun politico ha mai avuto il coraggio di rifiutare il colloquio con i razzisti? Perché nessuno ha avuto il coraggio, come l’on.le Fiano del PD, di dire che con i fascisti e i razzisti non si parla? La Costituzione garantisce libertà di parola, ma non garantisce la propaganda razzista. La democrazia promuove il colloquio fra partiti contrapposti, ma non impone il colloquio con chi mette sotto i piedi il DNA della nostra democrazia. In ogni caso qualche spettatore in più, la conservazione di qualche voto, non giustificano questa timidezza verso il razzismo.

E in questa timidezza si perde la cognizione che il linguaggio fascioleghista non è una sovrastruttura, che si sovrappone alle idee di cui è strumento. Il linguaggio è violento perchè è espressione di un’ideologia violenta.

E, d’altra parte, è risaputo che un linguaggio violento incita alla violenza, non solo per la carica di odio che contiene, ma anche per i processi emulativi che genera.

Una violenza che diventa indiscriminata, quando è rivolta non a singole persone, ma ad un popolo.

E se a frasi tipo radere al suolo i campi rom si accompagnano ragionamenti, anche condivisibili, che fanno riferimento a problemi e difficoltà reali a cui non è stata data una soluzione, c’è una ragione. E la ragione è disperdere nell’aria il razzismo che cova in queste frasi e con esso il ricordo del business che sta dietro la gestione dei campi.

In questo modo l’inerzia e il silenzio complice consentono di legittimare la violenza. La ruspa si giustifica con il rispetto della legalità, perche serve abbattere un manufatto abusivo, e la distruzione dei campi diventa un atto di violenza necessario. Se poi i campi rom sono strumento di business per quelli che ne chiedono la rimozione, non ci si fa più caso.

Frasi che poi si sono tradotte in azioni. Il presidio di Borghezio e dei fascisti alla scuola dei rom oppure gli spruzzi di disinfettante agli immigrati sono solo piccoli esempi di questa pratica.

Ma questa è la funzione tradizionale del linguaggio razzista; c’è poi l’aspetto di propaganda, di un linguaggio che parla alla pancia, che dice alla gente quello che vuole sentire. In tal senso produce voti e consenso.

Foto: Wikimedia, "Salvini 2013" di Fabio Visconti

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