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Salute mentale : rompiamo il silenzio

La diffusione delle malattie psichiche richiede una riflessione approfondita

Le malattie psichiche sono le malattie più diffuse a livello mondiale. Gli esperti affermano che la depressione ed i disturbi d’ansia rappresentano le malattie del futuro. Proprio per questo motivo la Federazione mondiale per la salute mentale ha scelto il 10 ottobre di ogni anno come giornata mondiale per la salute mentale, giornata che questo anno viene celebrata per la quindicesima volta.
Sono circa 450 milioni le persone che, nel mondo, soffrono di disturbi psichiatrici. Eppure, molti paesi spendono meno dell’1% del proprio budget sanitario per la salute mentale : è il dato che, più di altri, fotografa la situazione dei malati psichiatrici che, come denunciano le associazioni di pazienti e famiglie, è vittima un ’’colpevole disinteresse’’ da parte della societa
La psichiatria — dalle parole greche psyché, "anima", e iatrós, "medico" — è la specializzazione della medicina che studia e cura i disturbi mentali. Essa ha raggiunto una certa autonomia all’interno delle scienze mediche solamente nell’ultimo secolo e, forse più di ogni altra disciplina medica, non è sfuggita e non sfugge ai cambiamenti legati alle mutevoli situazioni storiche dell’umanità e risente via via, nel tempo e nei luoghi, di diversi influssi sociali, filosofici e religiosi, rispecchiando così molteplici aspetti della cultura dell’epoca.

Inoltre non esiste un unico sistema teorico all’interno del quale sia possibile elaborare un unico modello interpretativo del disturbo psichico, che colpisce i diversi individui; si danno invece numerosi indirizzi e prospettive, talora difficilmente conciliabili fra loro, atti, per le loro peculiarità metodologiche, a esplorare o a spiegare aspetti del comportamento umano, che peraltro spesso tende a riprodursi nella patologia mentale con sorprendente somiglianza e che, nelle singole patologie, mostra spesso decorsi sovrapponibili in individui anche fortemente diversi fra loro.

Lavorare attualmente in modo professionale in ambito sociopsichiatrico richiede, oltre a delle conoscenze pluridisciplinari che superano i contenuti delle singole formazioni di base e delle esperienze acquisite nei contesti operativi, una particolare attenzione ai meccanismi di emarginazione e di alienazione generatori di esclusioni, da un lato sociali, con la determinazione dello statuto di paziente, ma a volte, e con conseguenze ancora più gravi, legate alle reali possibilità di essere adeguatamente presi a carico in relazione al disagio espresso.

Infatti é abbastanza facile, lavorando nel territorio, imbattersi nel rischio che, pur rimanendo all’interno del suo gruppo di appartenenza, non più materialmente espulso, il paziente psichiatrico rimanga ancora una volta isolato dal vivo dei rapporti interpersonali.

Ci sembra interessante sottolineare questo appello in un momento socio-economico sfavorevole in cui il paziente psichiatrico rischia di essere ulteriormente emarginato vivendo, a volte, drammatiche condizioni di esclusione dalla società.



In una società dove il raggiungimento del benessere materiale sembra disegnare l’ultimo confine perseguito dall’uomo, occorre infatti che ogni cittadino si imponga una riflessione per rompere il silenzio e rivalutare l’esperienza della sofferenza psichica anche come occasione di evoluzione e di crescita.

In questo senso va quindi rivisto anche il concetto stesso di disagio, rendendosi conto che lo stesso non si confina all’’interno dell’’individuo separato dal suo ambiente, ma interagisce in modo intersoggettivo con tutto ciò che gli sta intorno.

La malattia psichica è purtroppo sempre più sinonimo di solitudine e abbandono, e la diffusa incapacità a comprendere e condividere la sofferenza legata a questa condizione segnala una crescente estraneità fra il mondo dei sani e quello dei soggetti con fragilità psicologica o fisica.

Oltre a questo va sottolineato che il mercato del lavoro e l’’economia hanno un impatto decisivo sui modelli di vita e sulle emozioni, per cui influenzano direttamente il prodursi di malattie psichiche gravi e il conseguente ricorso alle strutture psichiatriche.

Quando in medicina si smarrisce la consapevolezza dei limiti di ogni teoria conoscitiva e, abbandonando la realtà psicosomatica, si persegue, in omaggio a un’assolutizzazione ideologica, la pretesa di ricondurre, in modo riduttivo, la malattia mentale a uno solo di questi approcci, si determinano totalitarismi terapeutici, terrificanti distorsioni di quadri psicopatologici, semplificazioni erronee di sentimenti umani e affermazioni infondate, poi ridicolizzate dalla realtà storica.
Imperativo diventa occuparsi allora, da parte di tutte le forze sociali, anche dall’adattamento reciproco fra la società "produttiva normale" e le vecchie e nuove patologie sociali con cui siamo confrontati.
Una delle sfide più importanti a cui la psichiatria si trova sempre più confrontata riguarda così l’’emergere di nuove forme del sintomo che impongono la necessità di riorientare le linee di tendenza in atto, attraverso meccanismi di partecipazione che recuperino ad una migliore qualità di vita il nuovo soggetto sociale e annullino ogni ghettizzazione senza far capo a risposte precostituite.

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.148) 6 ottobre 2008 11:54

    Mi piace come questo articolo parta dall’etimologia per spiegare la psichiatria. Così emerge uno dei paradossi di fondo (ce ne sono altri) della psichiatria: l’idea che l’anima si possa ammalare. Per lungo tempo si era pensato che il corpo fosse capace di ammalarsi, ma che l’anima fosse per definizione pura.
    Non è difficile vedere che dietro alla malattia dell’anima c’è una metafora, si cerca di indicare con l’anima un qualcosa che dal punto di vista sensoriale è difficilmente circoscrivibile. L’operazione è lecita, ma lascia spazio a chi specula sul disagio.

    Ora nell’articolo non è difficile leggere tra le righe la visione di un’opportunità di business non sufficientemente sfruttata. Questo mi preoccupa.

    Già la medicina è difficilmente compatibile con il business. La cura dell’anima rende ancora più ardua questa compatibilità.

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