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Sacconi rischia l’incriminazione

L’atto di indirizzo che il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha inviato alle regioni, in cui si stabilisce che interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale, è carta straccia.

Peggio, se l’atto si configura come un ordine alle strutture sanitarie, Sacconi rischia addirittura l’incriminazione.



Riferendosi alle Convenzioni dell’Onu e ai pareri del Comitato nazionale di Bioetica come fonti di diritto superiori alle leggi e alla stessa Costituzione, alle quali ha fatto riferimento la Suprema Corte di Cassazione per autorizzare la sospensione di tutti i trattamenti sanitari nei confronti di Eluana Englaro, Sacconi fa una cosa illegale, tenta di sospendere di fatto, per via politica, l’esecutività di una sentenza giudiziaria, dispondendo di un potere che la Costituzione non gli conferisce e rischiando, tra l’altro, di dover rispondere di violenza privata.

Dipende da come è scritto l’atto. Se richiama genericamente il dovere di garantire a qualunque persona diversamente abile il diritto ad essere nutrita e idratata, è un conto, ma se vieta in qualsiasi caso la sospensione di trattamenti sanitari, allora, signor ministro, lei è in guai seri e forse, mal consigliato, neanche si rende conto della gravità e del carattere eversivo di ciò che ha fatto.

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