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Russia, un anno fa la morte in carcere di Aleksei Navalny

In occasione del primo anniversario della morte in carcere dell’oppositore politico e prigioniero di coscienza russo Aleksei Navalny, Amnesty International ha ricordato al presidente Vladimir Putin che le domande sulla sua morte non finiranno e che la richiesta di assunzione di responsabilità resta più forte che mai.

Il Cremlino, sostiene l’organizzazione per i diritti umani, sbaglia a pensare che il ricordo di Navalny svanirà e che si possa evitare un’indagine approfondita sulla sua morte. L’unico modo per far emergere la verità è un’inchiesta condotta da esperti internazionali indipendenti e imparziali. Il mondo non deve esigere niente di meno.

In Russia molte persone continuano a portare avanti l’azione di Navalny e a subire conseguenze giudiziarie.

Antonina Favorskaya, Sergei Karelin, Konstantin Gabov e Artyom Kriger rischiano il carcere con l’accusa di “partecipazione a un’associazione estremista” per il loro lavoro nei progetti giornalistici e di informazione fondati da Navalny.

Per la stessa accusa è stato condannato a otto anni Daniel Kholodny, direttore informatico di uno dei canali di informazione di Navalny.

Gli avvocati di Navalny – Aleksei Lipster, Vadim Kobzev e Igor Sergunin – sono a loro volta in carcere con accuse di “estremismo” semplicemente per aver difeso il loro cliente.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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