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Roma cristiana, pure troppo, su Rai3

Sabato 27 marzo su Rai3 è stato trasmesso il documentario “Roma cristiana”. Con indubbio mestiere giornalistico, i dati storici e di cronaca sono accennati velocemente e anticipati da Corrado Augias, mentre la filmografia che si riferisce a quanto velocemente anticipato si sofferma a lungo con immagini crude e gratuite che contrastano le premesse accennate. Due esempi: Nerone e Pietro.

Nerone. È noto ed è stato finalmente ufficializzato da quasi tutti gli storici, dopo duemila anni, che Nerone non aveva innescato l’incendio di Roma e Augias accenna velatamente ai dubbi sulla responsabilità di Nerone, ma poi le immagini trasmettono per vari e vari minuti la presunta persecuzione di Nerone, con i cristiani mangiati dai leoni, crocefissi al Colosseo, torturati.

Nessun riferimento storico. Non si fa presente che, quando avviene l’incendio, l’imperatore è, come pare sia stato assodato, nella sua villa di Anzio. Nerone punta il dito sui cristiani condannandoli a morte perché applica ai presunti incendiari il codice romano e non per motivi religiosi. Perché condanna i cristiani? Durante l’incendio, tutti i quartieri di Roma sono quasi distrutti tranne due, Porta Capuana e Trastevere, proprio quelli dove abitano i giudei; da qui, la convinzione della colpa dei cristiani (i romani faticano a distinguere giudei da cristiani). Nulla di ciò è detto nel documentario.

È da tenere presente che nei quartieri popolari di Roma le costruzioni sono basse e di legno, ma sorgono anche le insulae, alte sino a 21 metri (Traiano limiterà l’altezza a 18 metri, proprio a causa dei continui crolli e incendi), veri e propri alveari umani, anche con oltre duecento abitanti, privi di acqua, di servizi igienici e di ventilazione ma ricchi di focolari per cucinare. Inoltre le stradine che separano le costruzioni tra loro sono larghe qualche metro, giusto per il passaggio di un carro animale. In tali condizioni è facile il diffondersi di un incendio.

Che non si tratti di una persecuzione è anche dimostrato dalla circostanza che le condanne sono circoscritte a Roma e non a tutto l’impero; d’altra parte i cristiani non è che esagerassero in public relations, se ne stavano isolati e affermavano che il loro dio era quello vero. Nerone, com’è noto, investirà notevoli somme per ricostruire la città e, allo stesso tempo, ridurrà le tasse e, malignamente,il documentario fa intuire la possibilità che Nerone abbia innescato l’incendio per ricostruire una Roma più bella.

Pietro. Improvvisamente, nella parte finale del fantasioso documentario, compare un vecchio arzillo con i capelli bianchi, che passeggia e chiacchiera in compagnia di una persona. Chissà in quale lingua chiacchiera, perché, da pescatore qual era, parlava l’aramaico giudaico e difficilmente poteva conoscere la lingua latina. Si apprende che Pietro è a Roma, ma non si spiega perché e come sia arrivato a Roma, lui che teneva moglie e figli. Paolo stesso, che era a Roma in quel periodo, non parla mai di questa presenza e, per di più, a quei tempi Pietro doveva già essere morto di vecchiaia. Il documentario prosegue soffermandosi a lungo su possibili luoghi romani dove può essere stato Pietro, un poco qui e un poco là, e conclude gratuitamente in grande con la croficfissione di Pietro, a testa in giù, davanti all’obelisco che oggi sta davanti alla (tronfia) basilica di San Pietro. Perfetto!

Carmelo La Torre

 

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