Rivoluzione e Memoria: Maddalena Celano sulle eroine ribelli dimenticate
Gianfranco Ferraris (Intervistatore): Benvenuta, Maddalena, è un piacere riaverti qui con noi. Vorrei iniziare con una domanda che forse hai già sentito molte volte, ma credo sia essenziale per capire la tua figura: come è nato il tuo interesse per le figure femminili dimenticate dalla storia?
Maddalena Celano: Grazie per l'invito, Gianfranco. Il mio interesse per le figure femminili dimenticate nasce dalla mia esperienza personale e politica. Crescendo in una società che spesso tende a svilire e marginalizzare il contributo delle donne, ho sentito il bisogno di riportare alla luce voci e storie cancellate. Studiando la storia dell'America Latina, ho scoperto che molte donne erano determinanti nelle lotte per l'indipendenza e nei movimenti di resistenza, ma venivano spesso oscurate o dimenticate. Da qui è nata la mia missione: restituire a queste donne il posto che meritano nella storia e nelle nostre narrazioni.
Nei tuoi lavori emerge chiaramente una forte connessione tra storia e militanza politica. In che modo il tuo attivismo per il Socialismo del XXI secolo bolivariano influenza la tua scrittura?
La scrittura e la militanza sono per me strettamente legate. Il Socialismo del XXI secolo, e soprattutto l'eredità bolivariana, si basa sui principi di giustizia sociale e uguaglianza. Questi valori sono centrali non solo nel mio attivismo, ma anche nei temi che scelgo di trattare nei miei libri. Raccontare la storia di donne ribelli o figure di resistenza significa parlare di lotta contro l'oppressione, un tema che risuona profondamente nella mia visione politica. La scrittura diventa così un atto di militanza, un modo per promuovere e perpetuare la lotta per un mondo più giusto.
Parliamo ora del tuo libro su Simón Bolívar e Manuela Sáenz, pubblicato con Dei Merangoli Editrice. Come ti sei avvicinata a queste due figure storiche e cosa ti ha colpito di più nel raccontare le loro storie?
Lavorare su Bolívar e Manuela è stato un viaggio straordinario. Bolívar è una figura iconica, il Libertador, ma mi ha sempre affascinato il contributo di Manuela Sáenz, la sua compagna e un'attivista rivoluzionaria a tutti gli effetti. Manuela non è stata solo una compagna sentimentale, ma una donna che ha combattuto al suo fianco, anche in battaglie cruciali. Ho voluto esplorare la loro relazione dal punto di vista politico e umano, mostrando come entrambi abbiano influenzato non solo il corso della storia, ma anche l’uno la vita dell’altro. È una storia di lotta, passione e sacrificio che merita di essere raccontata in modo equilibrato.
Con Mario Michele Pascale Editore hai pubblicato un altro libro importante, Eroine Ribelli. Come hai scelto le protagoniste di quest'opera e quali criteri hai usato per raccontare le loro storie?
Le protagoniste di Eroine Ribelli sono donne che hanno segnato momenti cruciali della storia, ma che sono state dimenticate o sminuite. La selezione è stata guidata dall'importanza del loro contributo alla lotta contro l'oppressione patriarcale, coloniale e politica. Ho voluto raccontare le loro storie per dimostrare che il cambiamento sociale non è mai stato solo opera degli uomini, e che anche le donne hanno avuto un ruolo determinante nelle rivoluzioni e nelle resistenze. Il criterio principale è stato il loro impatto reale, anche se non riconosciuto ufficialmente.
Con Porto Seguro Editore hai pubblicato due opere molto diverse: Manuela Sáenz Aizpuru e Anatomia di un Suicidio. Vuoi parlarci di questi libri e del loro significato per te?
Manuela Sáenz Aizpuru è un approfondimento su questa figura rivoluzionaria, una sorta di biografia che analizza non solo il suo ruolo nella vita di Bolívar, ma anche la sua personalità indipendente e combattiva. Anatomia di un Suicidio, invece, è un libro che mi tocca molto da vicino, poiché racconta la tragica storia di Alma Sejini, conosciuta anche come Adelina, una mia cara amica. Alma è stata una vittima di tratta di esseri umani e ha subito violenze e sfruttamento nel mondo della prostituzione. Ma Alma non si è arresa: è stata una femminista e una militante abolizionista che ha lottato contro il sistema che la sfruttava e cercava di annientarla. Ha dedicato gli ultimi anni della sua vita alla denuncia della tratta e dello sfruttamento sessuale, cercando di proteggere altre donne da questo orrore. Anatomia di un Suicidio è il mio modo di rendere onore alla sua memoria, ricordando la sua battaglia contro la lobby e la retorica prostituente e il sistema che l'ha ridotta al silenzio.
Qual è il tuo processo di scrittura? Come trasformi la ricerca storica in una narrazione avvincente per i tuoi lettori?
La ricerca è la base di tutto. Dedico moltissimo tempo a studiare fonti storiche, documenti, biografie e testimonianze. Ma la sfida più grande è trasformare questi dati in una narrazione che tocchi il cuore dei lettori. Mi interessa raccontare non solo i fatti, ma anche le emozioni, le motivazioni e le lotte interiori delle persone di cui scrivo. La mia scrittura cerca sempre di creare una connessione umana, di far sì che il lettore si senta parte della storia che sto raccontando.
Ci puoi parlare dei tuoi progetti futuri? Ci sono nuovi libri in arrivo?
Sì, ho diversi progetti in cantiere. Sto lavorando a un saggio sul pensiero politico di Simón Bolívar, analizzato alla luce delle sfide contemporanee, e sto anche traducendo una biografia di una giovane scrittrice cilena di origine palestinese. Inoltre, sto continuando il mio lavoro di ricerca sulle figure femminili dimenticate, perché c'è ancora molto da raccontare. Ogni nuovo progetto rappresenta per me un'opportunità di ampliare la mia missione di ridare voce a chi è stato messo ai margini della storia.
Sembra davvero interessante! Grazie mille per il tuo tempo e per aver condiviso con noi parte del tuo incredibile lavoro.
Maddalena Celano: Grazie a te, Gianfranco, è stato un vero piacere.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox