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 Home page > Tribuna Libera > Risposta sui numeri a Saro Pafumi

Risposta sui numeri a Saro Pafumi

Con la presente intendo rispondere al post recentemente qui pubblicato da Saro Pafumi con il titolo "I numeri: esseri ermafroditi."
 
Francamente mi sfugge il nesso che segna la necessità per un entità che è ermafrodita di essere pure spregevole. Lo sono forse le lumache, i pesci, i lombrichi?
 
E' chiaro che in un tempo in cui in molti ostentano arcobalenate bandiere per rivendicare diritti nuziali e adozioni infantili anche per quei "diversi" che oggi si ritiene debbano venir rispettati e riconosciuti per le loro maniere, in tempi in cui nelle scuole vengono indette assemblee per ribadire l'urgenza di una educazione che spieghi ai ragazzi che i gender non sono dei mostri... In questi tempi più che mai, anche la voce di chi ritiene spregevole l'ermafrodotismo abbia diritto d'essere udita.
 
Personalmente non mi schiero con gli uni o con gli altri: mi limito ad esporre alcune riflessioni suscitate dallo scritto in questione. Non me ne voglia pertanto l'autore se quanto vado scrivendo possa suonare con toni un po' distanziati: il dialogo è bello perchè consente il confronto.
 
Absit iniura verbis!
 
Si dà il caso che, al pari dell'Uno sopra descritto, la scrivente sia "singol". Sig. Saro, non è che stare con gli altri e mostrare con essi aspetti diversi della propria persona, sia di fatto un'atto degenere! Significa solo svelarsi e provarsi, magari scoprirsi agli altri e a se stessi; significa essere vivi, in piena armonia con quel modo complesso e molteplice che rende gli uomini tali. Guai se non fosse così. Non saremmo nemmeno numeri - della sorta da lei disegnati- ma semplici robot che mettono in atto comandi prescritti.
Affiancarsi ad altri per fare insieme del nuovo non è rinnegare se stessi, ma portare valore di senso a quanto c'è già. Avrà certo sentito parlare di un certo filosofo Hegel, quello diventato famoso per la sua concezione dialettica? Arrivava alla conclusione secondo la quale la sintesi di una dinamica di incontro tra parti diverse produce già sempre un di più, qualcosa che appartiene a tutte le parti ma le supera in toto producendo la ricchezza del nuovo. 
Non penserà davvero che è giusto iniziare in un modo e permanervi così fino alla fine del tempi! La vita richiede dinamica, esige il cambiamento. La creatività non è certo un peccato, ma una virtù che va coltivata. 
E sul finale mi inciampa, alzando una nube di polvere che rende incomprensibile il senso della sua direzione. Accosta il suo Uno al Ciclope, accusandolo di avere una visione distorta perché limitata. Ma poi lo identifica all'io, che descrive così: una struttura psichica, organizzata e stabile, consapevole della propria identità. 
 
Ohibo' non capisco: finora ha descritto qualcosa che ha chiamato incoerente, vanesio, arrogante e distorto, qualcosa che cambia a seconda di chi si trova vicino rinnegando continuamente se stesso. Mi consenta la domanda Sig. Saro... Ma lei che numero è? 
 
 

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