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Riforma Costituzionale: silenzio dei media sulle ragioni del "No"

Referendum Costituzionale. E’ la riforma delle riforme che consegnerà a Renzi il potere assoluto rispetto ad un Parlamento svuotato delle sue funzioni. Si sta scegliendo di rafforzare il Governo a discapito di un Parlamento indebolito delle sue funzioni che considera la democrazia lesiva per chi ha deciso di accentrare nelle sue mani il potere.

Bugie sparse a piene mani; le ragioni del Sì vengono presentate come la possibilità di diminuire le spese, per il depotenziamento del Senato. Peccato che, a parità di costi e di ipotetici risparmi, si sorvola su dati che riguardano una Camera che sarà formata da ben 630 deputati circa e che di spese ne macina eccome.

Intanto l’Agcom ha reso note le ore di comunicazione dal 20 aprile al 6 giugno. Dalle tabelle si evince come Matteo Renzi abbia parlato delle ragioni del Si per un totale di sette ore, a fronte di un minuto e diciassette secondi affidati ad un Costituzionalista che sostiene le ragioni del NO. Martedì scorso sono scese in campo le opposizioni per chiedere conto al direttore generale Rai, Alessandro Campo Dall’Orto, del perché di tanto sbilanciamento a favore della Riforma Verdini –Boschi, a fronte di tempi risicati per i Costituzionalisti che sostengono il No. Facendo i conteggi sul tempo di parola, risulta che Renzi abbia avuto a sua disposizione un’ora e quaranta minuti. Segue Maria Elena Boschi con trentatré minuti. E’ di soli sette minuti e cinquanta secondi il tempo concesso ad Onida per esporre le sue motivazioni, segno che, meno parlano i Costituzionalisti, meglio è per Renzi e la sua squadra che hanno più possibilità di indottrinare le masse ed arrivare vittorioso al Referendum di ottobre.

C’è un silenzio complice da parte del servizio pubblico che non lascia presagire nulla di buono. L’unica possibilità è promuovere incontri in Teatri ed in luoghi deputati come le sedi istituzionali per poter dialogare con i cittadini che devono avere un’idea chiara su cosa andranno a votare. Un ruolo importante dovrebbe averlo il Presidente della Repubblica Mattarella che, da arbitro, dovrebbe preoccuparsi di una deriva autoritaria così lampante e delle pressioni esercitate dal Premier, che dipinge un Paese alla deriva nel caso dovessero vincere i NO. La Costituzione è una carta di norme e regole che, al di là dell’appartenenza politica, è stata concepita come strumento di garanzia per tutti i cittadini; è paradossale che diventi appannaggio di un uomo solo nel Parlamento, perché sbilancerebbe il concetto stesso di Democrazia, che rischia di trasformarsi in qualcos’altro.

Ricordiamo benissimo come, man mano che venivano discusse le norme da cambiare, per ogni norma da approvare si sia ricorso al voto di fiducia con le opposizioni in Parlamento ridotte al silenzio tramite lo strumento della ghigliottina. I Padri Costituzionalisti per scrivere la Carta costituzionale impiegarono giorni e notti di dibattito al fine di arrivare a norme che tutelassero il diritto di tutti. Continuare a sviare il discorso, non spiegando le ragioni di una legge elettorale che consegna la maggioranza assoluta al Presidente del Consiglio, è già un’operazione che privilegia i pochi a discapito dei molti. D’altronde anche l’abolizione delle Province è stato presentato come un modo per risparmiare sui politici ridimensionati di numero. Qualcuno sta già facendo qualche conto e, dal momento che saranno convertite in città metropolitane, il risparmio è ben poca cosa; le aree metropolitane dovranno fornire gli stessi servizi delle Province, conservando lo stesso numero di dipendenti e strutture. Con la scusa del risparmio è venuta meno l’elezione dei presidenti da parte dei cittadini. In pratica nel silenzio assordante dei media, si tace su una riforma che viene spiegata solo dai sostenitori del Sì, lasciando fuori costituzionalisti a sostegno del No che potrebbero fugare qualsiasi ragionevole dubbio. Viviamo seguendo le norme della democrazia o quelle dei mercati?

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