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Ri-Boycott Israel

E’ interessante la campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dalle colonie della West Bank.

E' tornata agli onori delle cronache per la brusca separazione tra l’attrice Scarlett Johansson, a lungo ambasciatrice per la ong Oxfam, ma anche protagonista di uno spot per l’azienda israeliana Soda Stream, finita nel mirino della Oxfam proprio perché ha una sua sede anche nei Territori.

L’attrice ha deciso che per lei valeva di più la collaborazione tra ebrei e palestinesi nel luogo di lavoro che la campagna di boicottaggio e ha sbattuto la porta. Ma sicuramente contano anche le sue origini ebraiche (da parte materna).

 Ma chissà perché, mi chiedo, non boicottare anche il progetto “datteri” di Gerico proposti dalle Coop che pure ha fatto rifiorire un’economia ormai asfissiata, sulla base del semplice concetto “che i datteri di Gerico siano anche il simbolo di una nuova collaborazione fra questi due popoli straziati da un conflitto che dura da troppo tempo ormai...». Che anche la Coop, come la Johansson abbia la mamma ebrea ?

Oggi - su scala più ridotta - ci riprovano i rappresentanti del M5s nel consiglio comunale di Roma, proponendo il boicottaggio dell’accordo fra la romana Acea (partecipata dal Comune) e l’israeliana Mekorot, entrambe aziende che operano nella depurazione e distribuzione dell’acqua.

Ma l’accusa che i sostenitori del boicottaggio fanno alla Mekorot è di distribuire le risorse idriche in maniera ingiusta: 60 litri al giorno ai palestinesi e 300 ai coloni ebrei. Secca la risposta dei vertici aziendali: “Giordani e palestinesi cooperano con Mekorot. Se sta bene a loro, perché non deve funzionare per gli stranieri ?”. Cioè per i paesi che si stanno impegnando sempre più su larga scala, cioè a livello europeo.

Il che impensierisce il governo israeliano, in particolare nella persona del moderato Yair Lapid, vero vincitore delle ultime elezioni politiche. Un documento ufficiale dell’Unione Europea esclude che prestiti o finanziamenti da parte della Commissione possano essere investiti nelle colonie perché “gli insediamenti in Cisgiordania o a Gerusalemme Est non fanno parte dello Stato d’Israele”.

Comprensibile - non so se condivisibile - l’atteggiamento europeo che mira, con la forza dei soldi anziché con quello delle armi, a risolvere l’annoso e spinoso problema israelo-palestinese, accordandosi sulla decisione di considerare palestinesi quei territori al di là della linea verde. Ricordiamo che questo non è mai stato un confine condiviso, ma la pura e semplice linea di armistizio della guerra del '48 (attacco arabo a Israele); armistizio violato poi dagli stati arabi per altre due volte nel ’67 e nel ’73 (ma anche da Israele nel '56).

Ora, si attende che, coerentemente, i tre grandi centri nevralgici della politica internazionale, l’ONU, la Commissione Europea e il blog di Beppe Grillo, varino finalmente l’immediato boicottaggio della Cina e dei suoi prodotti dal momento che, riguardo alla sua occupazione del Tibet, “nel 1959, 1960 ed ancora nel 1965 l'Assemblea Generale delle Nazioni Uniti ha approvato tre risoluzioni (1353 [XIV], 1723 [XVI] e 2079 [XX]) che condannano le violazioni dei diritti umani da parte dei cinesi e richiamano la Cina a rispettare ed a garantire i diritti umani e le libertà fondamentali del popolo tibetano incluso il diritto all'autodeterminazione”.

A meno che, fatti due conti in saccoccia, non si decida di applicare l'abituale “doppio standard” per cui si permette a chiunque di fare ciò che si ritiene - più o meno giustamente - inaccettabile per Israele. Potrebbe essere il caso della Cina, ma potrebbero essere anche altri, come la Turchia per l'annosissima questione curda o ad esempio per chi nega la propria cittadinanza a chi sia di etnìa ebraica (e se non è razzismo questo...) come succede tuttora in Giordania

Ma, sia chiaro, rifiutare il "doppio standard" non è la pretesa che a tutti sia considerato legittimo violare il diritto internazionale, quanto piuttosto che a tutti sia elargito con uguale serietà (o seriosità) lo stesso sdegno. Boicottaggio compreso (ma mica succede).

 

Foto: Martin Ableggen/Flickr

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.91) 11 febbraio 2014 23:49

    La sua somiglia molto ad una chiamata di correo. Un argomento a favore che sembra piuttosto una confessione, non crede?

    • Di (---.---.---.12) 11 febbraio 2014 23:58

      Se l’acqua è davvero distribuita nel modo indicato dai sostenitori del boicottaggio, mi sembrano condivisibili le motivazioni di chi vuole contrastare l’attività dell’azienda israeliana. Del tutto demenziale invece il sostegno a qualsiasi attività di boicottaggio. Le aziende israeliane non avrebbero problemi a ritirarsi dai territori e dare lavoro alle migliaia di immigrati africani che vivono in Israele. Il risultato sarebbe che le aziende continuerebbero a lavorare, gli immigrati sarebbero contenti, i boicottatori anche (per il successo del loro boicottaggio) e i palestinesi avrebbero perso il lavoro. Ottimo risultato. Ma di questo nessuno si preoccupa (forse solo i palestinesi stessi).

      Quello che non mi sembra affatto condivisibile è il doppio standard di cui ho parlato nell’articolo. A cui lei fa bene attenzione a non accennare nemmeno. Ovviamente.

      FDP

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