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Repubblica Democratica del Congo, il costo umano dell’estrazione delle materie prime

Industrie e governi stanno adottando misure per la transizione verso le energie rinnovabili. Al centro di questo allontanamento dai combustibili fossili c’è un massiccio aumento dell’uso di batterie ricaricabili per alimentare veicoli elettrici e unità di stoccaggio di energia rinnovabile.

Entro il 2030, per soddisfare la domanda prevista, il mondo avrà probabilmente bisogno di almeno il doppio di nichel, otto volte di manganese e dieci volte di cobalto e litio rispetto a quelli attualmente prodotti.

La Repubblica Democratica del Congo fornisce la maggior parte del rame e del cobalto utilizzati nelle batterie agli ioni di litio. Queste batterie alimentano i nostri smartphone, laptop, auto e biciclette elettriche e svolgono un ruolo importante nella transizione energetica. Ma, come denuncia oggi un rapporto di Amnesty International, a un costo umano drammatico.

Le comunità locali vengono sgomberate con la forza dalle loro case e dai terreni agricoli per far posto all’espansione delle miniere industriali di cobalto e rame. Bambini di appena sette anni vengono costretti a scavare il minerale nelle miniere artigianali, e salari bassi e condizioni pericolose sono la norma.

Nella corsa globale per assicurarsi i minerali, le aziende e i governi stanno ancora una volta anteponendo il profitto ai diritti umani. Migliaia di persone hanno perso la casa, le scuole, gli ospedali a causa dell’espansione delle miniere di rame e cobalto, in particolare a Kolwezi.

Il presidente Tshisekedi descrive la Repubblica Democratica del Congo come un “paese incentrato sulla soluzione climatica”. Amnesty International, con un appello, gli ha chiesto di diventare un leader globale nella giustizia climatica.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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