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Report: easy rider (la dura vita dei fattorini)

Prima dell'inchiesta sui rider, un servizio sulle App che usiamo per farci selfie.

App-arenze – di Cecilia Bacci
 
Con le App possiamo sembrare più belli, col fotoritocco: ma questo cambia la percezione di noi stessi, perché dobbiamo sentirci ed essere sempre belli.
Altrimenti il rischio è sentirsi inadeguati: ma che fine fanno le foto che ci facciamo e che inviamo a queste App che curano la nostra bellezza?
 
IL prodotto siamo noi: siamo noi che inviamo le immagini a Snow (o FaceApp), per esempio, che sta costruendo oggi la sua tecnologia per il riconoscimento facciale.
Ma sono tante le App di questo genere, come Snapchat, Instagram, che si prende le foto e invia tanti altri dati personali sulla rete.
 
Bisognerebbe disabilitare le policy delle App, per ridurre il furto di dati personali: sono informazioni che poi le App vendono a terzi, per loro brevetti, per loro interessi.
 
Non sono app per il selfie: sono spyware, spiega un esperto di cybesecurity alla giornalista.
Come Dorian Gray, abbiamo venduto l'anima per una immagine.
 
Chi controlla i big della rete?
E' lo stesso problema emerso dall'inchiesta di Giorgio Mottola sull'uso della rete da parte di Salvini (e dell'onorevole Meloni).
Un castello di menzogne, sostiene la Meloni: peccato che la smentita, nella conferenza stampa, abbia usato un video che ne analizzava i follower in questo momento, mentre il lavoro di Report era basato sulla situazione di maggio.
A quella data le anomalie sui profili della Meloni e dell'account Trash italiano erano vere: la sovrapposizione quasi totale dei follower, come se l'onorevole se li avesse comprati.
 
Non è una bufala quella di Report e di Mottola: Orlowsky, l'esperto informatico contattato da Report è stato poi subissato di insulti, ma nessuno ha smentito il suo lavoro, di fatto e anche David Puente ha poi confermato il lavoro di Report.
 
La Totolo e Casa Pound hanno poi contestato a Report di avere anche lei dei follower falsi: il software usato però non è attendibile.
 
I follower della Meloni spammano in rete informazioni false prese da Imola Oggi e da Voxnews, per lo più legate al tema dell'immigrazione.
 
Esiste una strategia internazionale che governa questi comportamenti: Steve Bannon aveva prestato il suo aiuto in modo esplicito, sia a Salvini che a Fratelli d'Italia, essendo ed è stato ospite ad Atreju ed essendoci stati contatti anche nei mesi passati a Venezia.
 
E, secondo le parole dello stesso Bannon, quello di Fratelli d'Italia è un partito neo fascista, un partito cioè che dovrebbe essere chiuso, secondo la nostra Costituzione.
 
Easy riders di Giovanna Boursier
 
Come dobbiamo considerare il lavoro dei rider?
La nuova frontiera del lavoro?
Un moderno sistema che mette assieme cottimo e caporalato?
 
Giovanna Boursier ha fatto una indagine su questi lavoratori, molti dei quali pagati a consegna, senza un minimo e che a fine mese guadagnano qualche centinaio di euro.
Correndo in bici per le strade di Milano: sono studenti ma anche persone adulte, muovono un fatturato di 556 milioni di euro e la proiezione nel mondo nel 2030 parla di miliardi.
 
I contratti sono fatti da una società che si chiama PonyU, non c'è un padrone, un capo, ma solo un algoritmo che controlla il tuo lavoro.
 
Sono 30mila i rider, i fattorini che consegnano il cibo per le piattaforme della Gig economy, Just Eat, Deliveroo.
LE bici sono dei rider, come la persona intervistata da Giovanna, un fattorino approdato alla bici dopo aver perso lavoro.
Quanto si guadagna al mese?
Come lavorano i rider?
 
Ci sono punteggi che ne tracciano l'affidabilità per la piattaforma e cambiano in base alle chiamate che rifiuti, al fatto che rinunci ai week end.
Per essere in prima fascia, e guadagnare di più, devi accettare tutto e pedalare veloce: ma se c'è un incidente, non c'è Inail.
C'è solo l'assicurazione privata che però, non sempre funziona.
 
Eppure l'azienda sa sempre dove si trovano i rider: lo dice un dispatcher (a Berlino dove ha sede il call center) di una di queste piattaforme, si sa sempre dove sono, anche fuori dall'orario di lavoro.
 
I dispatcher possono cambiare l'ordine degli algoritmi, cambiare gli ordini per le consegne, toglierli ad un certo rider.
Dietro c'è solo sfruttamento e controllo: nessuna responsabilità e nessun rischio di imprese, per Foodora sono solo “pacchetti che si spostano”.
 
L'algoritmo ti localizza anche quando non lavori, anche quando sei in vacanza – racconta una ragazza della Rider Unions: ma che rispetto hanno queste aziende nei confronti delle persone?
Chi consegna di più prende il premio, secondo il modello di queste piattaforme: ma a che prezzo? In un anno ci sono stati sette morti e diversi feriti.
 
E chi è il responsabile? Trovare la catena delle responsabilità non è facile.
Diversi lavoratori di Foodora hanno fatto causa all'azienda dopo un licenziamento, che però non era un licenziamento, ma una disconnessione dalla App.
Il tribunale di Torino ha stabilito che dovevano essere assunti come lavoratori della logistica: parliamo di 30 mila lavoratori che costano zero alle aziende.
 
Foodora Italia era di proprietà di un italiano, Gianluca Cocco, della Cobo SRL: questa società sviluppa sw e piattaforme per la consegna del cibo, dunque non ha cambiato lavoro.
 
Altra società di consegna è Deliveriamo, società di Torino, ha 42 dipendenti: un suo rider è morto in un incidente a Genova. E' un morto sul lavoro?
 
Ce ne sono tante di società che distribuiscono il cibo tramite questi fattorini: dietro ci sono anche società di ristorazione che si sono gettate nella distribuzione.
MA il sistema del delivery reggerà a lungo, è un modello sostenibile?
 
Ad ogni tornata elettorale i politici parlano di tutele: Di Maio aveva infilato nel decreto crisi una norma per i rider che riconosceva loro un salario minimo.
Ma rimane il cottimo, che non è vietato (non deve essere prevalente): il salario minimo va bene, ma servirebbe togliere il cottimo e applicare i contratti, come quello della logistica.
 
Col nuovo governo, i rider arrivano in Parlamento: loro obiettivo è diventare lavoratori subordinati, diritti e tutele, non essere più solo pacchetti.
È nato un sindacato “giallo”, che rivendica il cottimo, ma gira voce che dietro questo finto sindacato ci siano le aziende.
 
Chi sta sbagliando, i rider che vogliono il cottimo (e che hanno scritto la lettera di protesta) o i rider che rivendicano diritti?
Sembra che si voglia spaccare il fronte dei fattorini: a Glovo Milano i rider sono stati indottrinati dall'azienda, per lanciare il messaggio che il cottimo è bello, messaggio da rilanciare sui giornali, su facebook, senza far capire che dietro ci sia l'azienda e non chi fa le consegne.
 
Assodelivery è l'associazione delle cinque società di consegna: il presidente (Sarzana) non ha accettato l'intervista a Report e, a giudicare dalle immagini, sembra che queste società più che concorrenti siano molto amiche.
 
Al Senato, Assodelivery e Matteo Sarzana hanno presentato i loro numeri e le loro ragioni: senza il cottimo i rider guadagnerebbero meno, lo dice una ricerca fatta da Bruno Leoni, che però non è super partes (nell'istituto lavora Giacomo Mannheimer, che lavora in Glovo).
Hanno stretti rapporti con la politica, queste società, come Deliveroo, che ha sponsorizzato un evento per la Casaleggio Associati.
 
Veramente si riesce a guadagnare 10 euro all'ora? Veramente con la bici si riescono a fare le stesse consegne che non con la moto (come la prova vantata da Sarzana)?
 
Cottimo è bello.
Peccato che se rifiuti le consegne, rischi di essere fuori dalla App, prendi un punteggio così basso, per cui non puoi più lavorare.
Peccato che se vuoi fare tanti ordini e guadagnare, rischi di fare incidenti.
E Glovo, la società che si è presa Foodora, non gli ha riconosciuto nulla: Glovo è una società che dietro ha un manager giovane, come Pichi, che ha fondato aziende all'estero e che ora è “solo” segretario generale di Assodelivery.
 
Girano tanti soldi per le consegne, ma a chi vanno i soldi? Ai ristoranti, dopo la consegna, arrivano solo parte dei soldi pagati.
Just eat prende il 23,5% per ogni ordine.
Deliveroo prende il 30% più l'iva.
 
Senza fare niente, solo una piattaforma tecnologica che però dietro ha poco capitale: è come un ritorno alla vecchia rivoluzione industriale, solo sfruttamento delle persone.
Fatturano 22 milioni di euro l'anno, ma sono in utile di 1 milione, a Deliveroo: non pagano le tasse, perché erano in perdita negli anni passati.
La capogruppo inglese è ancora in perdita, per i tanti costi dovuti a spese per servizi: dall'inizio dell'attività ha perso 600 ml di sterline, mentre le società locali guadagnano milioni.
 
Ecco spiegata l'ostilità per la legge che blocca il cottimo: senza il cottimo il giocattolo rischia di saltare e anche i guadagni.
 
Anche Just Eat ha la madre in Inghilterra, ma è in utile: ma qui non paga tasse, proprio nulla.
La sede italiana è a Milano: l'utile è 32 milioni per una imposta di 130mila euro.
 
Glovo, nata a Barcellona nel 2015, ha i ricavi in crescita ma anche grandi perdite: anche qui grandi costi, compresa la controllata italiana, Fodhino.
Chi sta dietro Glovo non è chiaro: in Spagna non c'è obbligo di pubblicare i nomi dei soci.
 
Quasi tutte società in perdita, ma sono tutti felici giovani rampolli dell'economia e dell'impresa e molti vicini alla politica.
 
E poi c'è anche la cresta sugli ingressi: 50 euro per lavorare qualche ora per Glovo, nel centro a Sesto San Giovanni.
 
Vergogna!
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