• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Ambiente > Renzi sbaglia i conti sul petrolio: per Legambiente le riserve certe (...)

Renzi sbaglia i conti sul petrolio: per Legambiente le riserve certe coprono un anno e mezzo di consumi

Renzi sbaglia i conti sul petrolio: per Legambiente le riserve certe coprono un anno e mezzo di consumi

È in atto un attacco di trivelle nel mare siciliano da parte delle maggiori compagnie petrolifere, sono interessati circa 12.908 chilometri quadrati relativi ai cinque permessi di ricerca già rilasciati e da altre 15 richieste di concessione, ricerca e prospezione avanzate.

Tutto ciò avviene nonostante oggi nel canale di Sicilia vengono estratte (dato a fine 2013) 301.471 tonnellate, il 41% del totale nazionale di petrolio estratto in mare.

Una politica energetica portata avanti in modo scellerato da parte del leader del governo Matteo Renzi che non riesce neanche a trovare scusanti valide per giustificare tutto ciò da un punto di vista strategico ed energetico, viste le ridicole quantità di petrolio estratto.

C’è da dire inoltre che le richieste oggi in fase di valutazione provengono da compagnie straniere, la cui attività non porterà benefici all’economia nazionale, portando greggio e ricavi oltre confine.

Dal punto di vista ambientale ci sono da ricordare i rischi per il futuro delle popolazioni coinvolte da possibili incidenti che metterebbero in pericolo ambiente, turismo e pesca.

L’allarme viene lanciato da Goletta Verde, la storica campagna itinerante di Legambiente a difesa del mare e delle coste italiane, che rilancia proprio dalla Sicilia con un appello al Governo e Parlamento affinché venga avviata anche nel nostro Paese una rivoluzione energetica, garantendo uno sviluppo futuro, anche sul piano economico, sicuramente molto più sostenibile e duraturo e soprattutto, venga ridata voce e possibilità di scelta ai territori e alle popolazioni interessate dalle richieste di estrazioni avanzate dalle compagnie petrolifere.

Legambiente, inoltre, chiede a tutte le amministrazioni siciliane, alle associazioni di categoria, a partire da quelle della pesca e del turismo, agli enti parco e a tutti coloro che hanno a cuore la tutela del mare e del territorio siciliano, di fare fronte comune per fermare l’insensata corsa all’oro nero. Strada che, purtroppo, non sembra aver scelto di percorrere la Regione Sicilia.

Altro appello arriva da Donnalucata (Rg) dove ha fatto tappa l’imbarcazione ambientalista proprio per presentare il dossier “Canale di Sicilia, da favola blu a incubo nero?”.

Alla conferenza di presentazione a Scicli a Palazzo Mormino di Donnalucata hanno preso parte Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde; Claudio Conti ed Enzo Parisi, componenti della segreteria regionale Legambiente Sicilia e Antonino Duchi, presidente Circolo Il Carrubo di Ragusa. 

“Continuare a rilanciare l’estrazione di petrolio è solo il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese. Il no al petrolio non è solo una fissa di qualche associazione o “comitatino”, come sostiene il Presidente Renzi, ma rispecchia l’interesse di gran parte del Paese – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente –.

A dimostrazione dell’assurdità della scelta di puntare ancora sul petrolio, basti ricordare che le quantità di greggio stimate sotto il mare italiano sono di poco meno di 10 milioni di tonnellate e, visto che il nostro consumo annuo è pari a 61 milioni, si esaurirebbero in soli due mesi. Considerando anche quelle sotto il suolo italiano si arriverebbe a 82 milioni di tonnellate di riserve certe, anche in questo caso però durerebbero per poco meno di 17 mesi. Se veramente si vuole rompere con il passato e giocare un ruolo strategico nel dibattito energetico internazionale, il premier deve portare ben altri dati nel dibattito internazionale. Partendo, ad esempio, dai dati sulle fonti rinnovabili che con oltre 700 mila impianti hanno garantito un terzo dei consumi elettrici del Paese. Inoltre, investire oggi in efficienza energetica e fonti rinnovabili, porterebbe nei prossimi anni i nuovi occupati a 250 mila unità”.

“Un eventuale incidente potrebbe causare danni alle coste siciliane incalcolabili dal punto di vista ambientale così come devastanti potrebbero essere gli effetti che anche piccole quantità di greggio disperso in mare potrebbero avere sulle coste – aggiunge Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia -. Se le attività di ricerca, perforazione e estrazione saranno condotte con la stessa superficialità con cui vengono redatti gli studi di impatto ambientale, stando a quelli che abbiamo analizzato fino ad ora, il mare siciliano è in grave pericolo.

Oggi si effettuano perforazioni a profondità molto maggiori rispetto al passato e questo rende più problematico intervenire in caso d'incidente, come ha evidenziato l'incidente del Golfo del Messico nel 2010. Purtroppo appena poche settimane fa Regione, Assomineraria, EniMed, Edison e Irminio Srl hanno firmato un accordo per un impegno di investimento delle società petrolifere di circa 2,4 miliardi di euro per portare avanti le attività con particolare riferimento all’area marina di fronte la costa ragusana e a terra, sempre nella provincia di Ragusa. Una scelta scellerata che non trova alcuna giustificazione.

Per questo ci appelliamo a tutte le amministrazioni siciliane, alle associazioni di categoria, a partire da quelle della pesca e del turismo, agli enti parco e a tutti coloro che hanno a cuore la tutela del mare e del territorio siciliano, per fermare l’insensata corsa all’oro nero anche in questa regione”.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità