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Renzi al Lingotto: un po’ Jimi Hendrix un po’ Radiohead

Nel godermi la diretta tv del discorso di Renzi al "Lingotto '17" e scarabocchiando qualche appunto, mi sono ritrovato a provare quasi un moto di sconcerto nel constatare l'ossessivo uso della prima persona plurale in vece del consueto singolare, tanto da titolare di getto il mio articolo: "Renzi al Lingotto: la saga del plurale maiestatis", trovandomi per nulla convinto che l'uso del plurale da parte dell'ex segretario PD ed ex Presidente del Consiglio dei Ministri fosse il preludio a una botta di modestia, sentiti i toni e i contenuti della tirata.

L'indomani mattina, la lettura della rassegna stampa mi riservava una brutta sorpresa. Molti commentatori politici e giornalisti, ben più titolati di chi scrive, avevano colto in pieno la mia stessa impressione. Da un lato ne fui compiaciuto (avevo intuito e condiviso le medesime valutazioni di molti maghi della penna), ma ne rimasi anche deluso; il mio articolo era "bruciato", a meno di non voler apparire ripetitivo o, peggio, scopiazzatore. Non restava che "appallottolare" simbolicamente il file di Word e buttarlo nel cestino, sennonché...

Durante la mia consueta camminata post-prandiale nel lungomare, cuffie alle orecchie, uso ascoltare con piacere alcune trasmissioni di RAI Radio 3 (ok, ditemi pure che sono "malato", concordo, ma ciò equivale per me a una piacevole assunzione di droga senza effetti collaterali se non un briciolo di arricchimento culturale). Il bravo conduttore della trasmissione L'Idealista (giuoco di parole per significare una lista ideale di brani musicali a tema) Luca Damiani introduce la puntata del 14 Marzo con, appunto, il tema dei numeri, ossia di alcuni brani musicali il cui titolo e testo hanno a che fare più o meno con la matematica.

Già la presentazione del primo brano in scaletta sollecita stranamente alcuni miei neuroni facendogli associare per chissà quali strane alchimie chimico-psichico-esoteriche il titolo e il testo al discorso di Renzi al Lingotto. Il brano in questione è "Two plus two equals five" dei Radiohead, che tradotto letteralmente significa "Due più due fa cinque". Eccolo il contenuto del pensiero renziano del Lingotto: dimostrare l'indimostrabile, portare numeri e dati discutibili tentando alchemicamente di farli apparire oro che luccica. Disoccupazione giovanile, debito pubblico, cattiva scuola, pessima sanità, scandali, opere pubbliche che cadono a pezzi, per non parlare di banche e allegati vari, tentano di diventare punti di "forza" del pensiero renziano. Due più due al "Lingotto '17" fa cinque, come i Radiohead cantano.

Non basta. Il conduttore de' L'Idealista vuole andare oltre. Non gli basta il richiamo prettamente matematico citato sopra. Eccolo, dunque, proporre il brano di Jimi Hendrix, datato 1967, dal titolo "If Six was nine". I miei neuroni iniziano a fare la ola sia per la venerazione nei confronti di Hendrix, sia per l'esecuzione ai limiti del delirio ma, soprattutto, per l'analogia "psicologica" del brano con la performance lingottiana di Renzi. Consiglio a coloro che non comprendono di che cosa stia scrivendo di andare a risentirsi il pezzo in questione. Capiranno ciò che intendo dire: un inizio piacevole, quasi "umano" e via via verso un finale acuto, stridulo, fastidioso, ai limiti dell'udibile. Renzi al Lingotto, appunto; il sei che capovolto diventa nove e viceversa, il tutto e il contrario di tutto, la contraddizione fatta politica.

 "Noi, il Re...". Così cominciavano gli atti ufficiali di altri tempi. "Noi, il Renzi...". Così, a tratti , Renzi sembrava voler arringare la platea del Lingotto '17. E così sia?

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