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Regno Unito, ripresa a credito

Mercoledì 19 marzo il Cancelliere dello Scacchiere britannico, George Osborne, ha presentato il progetto di bilancio per il 2014. Tra le misure ve ne è una che è al contempo una forma di “antipaternalismo” finanziario piuttosto apprezzabile ma anche uno stimolo espansivo fatto con soldi dei cittadini. Il tutto avendo sullo sfondo le elezioni politiche del prossimo anno, secondo un classico timing elettorale.

Attualmente, gli aderenti a piani pensionistici privati (i cosiddetti schemi a contribuzione definita), quando giungono al termine della vita lavorativa ed entrano in regime di pensionamento, sono pressoché costretti a convertire il proprio montante pensionistico in una rendita, visto che il prelievo del montante per contanti è soggetto ad un'aliquota fiscale punitiva del 55%, al netto di una piccola franchigia. Col regime proposto da Osborne, che ha specificato che “nessuno sarà più obbligato a comprarsi una rendita”, ogni cittadino potrà tornare in possesso in ogni momento del proprio montante contributivo, in esenzione d'imposta per il 25%, e tassato con la propria aliquota marginale per il restante 75%.

Dove sta il problema? Che con alta probabilità il numero di quanti si prenderanno i soldi sarà altissimo, ed è altrettanto verosimile che in molti se li spenderanno ben prima di giungere al momento del pensionamento, per i motivi più vari. Questo avrà delle ricadute di breve termine piuttosto evidenti: un impatto positivo pressoché immediato sui consumi, che a sua volta determinerà maggiore gettito fiscale attraverso la VAT, l’equivalente britannica dell’Iva. Non solo: se l’acquisto della rendita pensionistica è pressoché privo di ricadute fiscali in termini di gettito, lo smobilizzo per contanti della posizione pensionistica frutta all’erario in termini di imposta personale, pur con la franchigia di cui sopra.

L’effetto finale sarà una nuova spinta all’economia britannica,casualmente in prossimità delle elezioni del prossimo anno. Vi è poi l’aspetto di autodeterminazione del cittadino, che diviene responsabile del proprio futuro e non si trova costretto a comprarsi una rendita pensionistica. In simili casi ci sono però ricadute sociali: come comportarsi di fronte a cittadini che hanno incenerito i propri risparmi previdenziali prima del tempo e che di conseguenza finiranno sotto i ponti durante l’epoca del pensionamento? La società dovrà disinteressarsi di loro, dicendo “vi abbiamo ridato la libertà di scelta, buona fortuna”, oppure sorgeranno reazioni “sociali” a fronte di un più che probabile aumento dei soggetti in condizioni di povertà; magari perché sono stati costretti a prelevare anzitempo quel denaro, per stato di necessità?

Comunque vada, dal progetto di bilancio britannico emergono altri dati: ad esempio che il deficit-Pil resta molto elevato, quest’anno al 6,7%, tra i più alti del mondo sviluppato, e dovrebbe scendere il prossimo anno al 5,5%. Non male per un paese che sta vivendo una ripresa piuttosto vivace. Peccato che tale ripresa sia molto British, cioè frutto del calo di propensione al risparmio e dell’ennesimo boom di credito ipotecario,grazie alla droga dell’Help to Buy. Per il resto, di conseguenza: debito delle famiglie tornato rapidamente ai pericolosi livelli del pre-crisi, export molto debole e produttività su livelli incredibilmente bassi. Con buona pace di chi, qui da noi, resta convinto che la ripresa britannica sia frutto della sovranità monetaria del paese. Certo, come no: basta guardare l’andamento del deficit delle partite correnti, che al 5% del Pil resta in profondo rosso. Ma a noi italiani piacciono molto le fiabe, come noto.

Foto:altogetherfool/Flickr

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