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Real Reality. L’attesa di una chiamata raccontata da Garrone

Ho visto "Reality", l'ultimo film di Garrone, già regista di Gomorra. Mi è piaciuto e non mi è piaciuto. Un film che non fa né caldo né freddo? No. Provo ad essere un po' più chiaro. Per la parte artistica e tecnica altri più degni di me avranno speso fiumi di parole, io mi limito a dire che il film non mi è piaciuto perché troppo lento e, a tratti, noioso.

Poi però c'è tutto quello che invece prende e piace perché... vero! Ho sempre non-guardato con una certa diffidenza tutti i reality show, poiché penso che siano un'estremizzazione della tendenza odierna all'individualismo, all'edonismo, al "sé" prima di tutto etc. etc. etc. Non che ci sia nulla di male, l'epoca è questa e ce la teniamo. Solo che sono popolati da tali "soggetti" che davvero viene naturale rifiutarsi di credere che quello sia uno spaccato delle aspirazioni di giovani/bambini/anziani/aspiranti artisti. Invece lo è. Non riesco nemmeno a guadarli per riderci su come invece si faceva con la Corrida. Comunque il bello del film è che racconta tutto questo con scene vere. Con personaggi veri che compiono azioni vere.



Una famiglia allargata dei quartieri popolari di Napoli, lavoretti accompagnati da truffe alla buona che coinvolgono le vecchiette di tutto il condominio, lo stare insieme sognando la tivvù. In questo contesto arriva la bomba: il provino. Si passa la prima selezione e si attende "la chiamata". Ecco: l'attesa della chiamata è tutto il bello di questa pellicola. Viene reso in maniera perfetta quello che avviene all'interno di un normale nucleo familiare, magari di cultura medio-bassa e con molto tempo libero. Non ciò che avviene a causa del provino, ma i danni che provoca l'illusione di scommettere tutto sull'essere scelti dalla televisione. Io non faccio fatica a credere che succeda proprio così: l'illusione, il desiderio di "svoltare", l'attesa, la paranoia, la frustrazione. Vedere un intero quartiere che inneggia al "provinato", che a sua volta risponde con inchini e baci lanciati, non mi ha stupito, mi ha convinto. Mi ha regalato la prova definitiva che succede effettivamente così. Mi ha finalmente convinto che davvero in molti puntano tutto sulla tv, sul successo facile, sull'immagine prima e meglio del merito. Si, lo so, bella scoperta... Il punto è che ciò che si vede non è realistico ma reale. E' tutto talmente vivido che ci si convince che sia davvero così. Contribuiscono l'audio della pellicola, la fotografia, i personaggi, i "riti" quotidiani che vengono raccontati. 

Ora che ci penso il film fa anche un po' arrabbiare, perché è dura mandare giù il fatto che tante persone semplici siano abbindolate dalla tv. Perché si fa fatica ad accettare che, quando le prospettive di vita non sono troppo allettanti, ci si lasci cullare dal sogno del successo prêt-à-porter. Perché è brutto sentire che l'egocentrismo avido voglia per sé il successo facile, invidiando chi già ce l'ha ed accusandolo di non meritarlo. Perché ti vedi sbattere in faccia la realtà deformata di chi anela al Grande Fratello. Fa arrabbiare perché è vero.

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