Raphael Gualazzi in concerto
Il pianista urbinate dal vivo a Mestre (VE)
Raphael Gualazzi (Urbino, 11 novembre 1981) e il suo quintetto, ormai consolidatosi nel corso degli anni, hanno scelto come seconda tappa del tour iniziato da poco, il Teatro Toniolo di Mestre per presentare il nuovo LP (e CD), Dreams, appena uscito per l’etichetta Cam Sugar.
105 minuti di musica diffusa a un volume accettabile, che non infastidisce. Da migliorare, però, la regolazione strumentale e vocale. Troppo presente la batteria, poco udibile la voce del leader, che non è caratterizzata da una sonorità forte.
24 le canzoni proposte, compresi i due bis. Sono tutte originali, ad eccezione di Imagine, ormai assurta ad inno della pace.
La scaletta del CD è stata eseguita interamente, fatta eccezione per I won’t lie, l’ultimo brano del lato A, nel quale partecipa Emma Morton.
Gualazzi ha presentato un repertorio easy-listening, alcune volte jazzistico, altre Funky, R&Blues, Latin e Reggae come in A three second breath.
Tra le canzoni nuove, Vivido il tramonto strizza l’occhio al soul, al latin e alla psichedelia.
Il modo di cantare ricorda un po’ Pino Daniele, mentre alcune canzoni sembrano contenere un piglio battistiano (Lucio, il cantautore).
Il concerto non è troppo lungo, ma l’elenco delle canzoni sì. Mi sarei aspettato una maggiore verve e capacità improvvisativa, visto l’ensemble, numericamente e come scelta degli strumenti, di stampo jazzistico : Luigi Faggi, tromba libera e con sordina ; Andres Ulrich, basso elettrico e contrabbasso ; Gianluca Nanni, batteria e a tratti conga ; Michele Guidi, organo Hammond e tastiere.
Oltre al piano acustico, Gualazzi aveva una tastierina sopra allo strumento, che riproduceva, spesso, i suoni del piano elettrico. Forse, invece di un secondo tastierista, che avrei preferito utilizzasse di più la calda sonorità dell’Hammond, piuttosto di insipidi registri mooghiani, avrebbe ben figurato un chitarrista a dialogare con il pianoforte.
Comunque il pubblico ha gradito. Applaudiva dopo ogni brano, scandendo, come succede quasi sempre, i quarti delle battute in un inguaribile fuori tempo.
Le persone di mezza età mi sono parse numericamente di più rispetto a quelle giovani.
Immancabili le coppie e quegli spettatori solitari, annoiati o malati di tecnologia, intenti a sfogliare lo smartphone, a mandare messaggini (agli amici?), a fotagrafare per avere un ricordo in memoria che non rivedranno forse mai più.
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