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Rai irriformabile?

Il 4 agosto, ho su “il Fatto Quotidiano” l’articolo a pag, 11 di Massimo Fini, intitolato “Rai mission impossible” che, in buona sostanza, sentenzia che la Rai è irriformabile, anche se sei al governo, e che è utopia sottrarla alla spartizione a cui l’hanno condannata i partiti politici. ù

Questa affermazione è vera, se si intende riformare la Rai con le regole attuali, ma se si dà un’altra impostazione al problema, incominciando a parlare di una azienda costruita con soldi pubblici e quindi di proprietà dei cittadini, mantenuta in vita dal canone a carico dei cittadini, trasformata da “servizio pubblico” a “servizio ai partiti politici”, ecco che si pone un problema che può essere facilmente risolto: si trasforma l’azienda in “public company” dove i cittadini che pagano il canone sono effettivamente azionisti ed eleggono il Presidente, con tutti i poteri, in regolari elezioni (da abbinare a politiche o amministrative) tra personaggi indipendenti da politica, economia e religioni.

Ci si preoccupa sempre della poca partecipazione alla vita sociale e politica, bene, è il momento di dare ai cittadini un potere di autogestione e di cancellare una occupazione abusiva che rende la democrazia una burletta. Caro Massimo Fini, non scoraggiare fatalisticamente il cambiamento e, per favore, non parlare più di utopia quando si parla di problemi politici facilmente risolvibili se li si discute con le grandi masse popolari, che vanno avvicinate alla partecipazione e all’autogestione su obiettivi giusti, fattibili, democratici, e ti ricordo che queste persone esistono (e sono il 60% degli elettori) come forse Matteo Renzi ricorda bene. Autogestione e referendum propositivi sono gli strumenti attraverso cui si può vedere ridimensionato il ruolo dei partiti e del Parlamento.

Paolo De Gregorio

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