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REM: il palco è vostro


Eccoci alla seconda serata del Neapolis Festival (la terza se contiamo l’anteprima di maggio con i Soulwax). La sede questa volta è la mostra di Oltremare, il palco si staglia di fronte l’ingresso. Già dal pomeriggio comincia ad affluire un pubblico direi, disomogeneo, dagli adolescenti ai cinquantenni passando per famiglie con bambini a carico.
La serata si apre con la presentazione del libro “Joy Division. Broken heart romance.” di Marco De Marco. Una interessante chiacchierata con l’autore, un vero fanatico di Ian Curtis, porta a chiederci come mai questa band, di oramai trentanni fa, è ancora così attuale. La risposta risiede nell’attualità dei testi, delle problematiche trattate: la perdita del controllo, i continui fallimenti, l’incapacità dell’uomo moderno in rapporto alla demagogia dei leader. C’è qualcosa di più attuale di questo?
Presto uscirà anche in italia il film dedicato alla band di Manchester, “Control” del fotografo Anton Corbijn.
Ma ritorniamo alla musica, quella suonata. La serata inizia molto presto. I giovanissimi londinesi These New Puritans salgono sul palco alle 18 e 30 e sciorinano nove brani dal loro unico Album “Beat Pyramid”. Il frontman con una mise sfavillante e i suoi compari non sono così energici come ci si aspettava, forse inibiti dal sole partenopeo non ancora tramontato. L’esiguo pubblico di estimatori si eccita con le più famose Numerology e Elvis singolo della band. Dopo una quarantina di minuti la performance si conclude e il palco viene velocemente liberato per dare spazio alla band che ha rivoluzionato la scena indie inglese con i suoi richiami a Cure, Joy Division... Gli Editors.


Anche loro molto giovani ma sicuramente già svezzati e più esperti. Al loro secondo album ( An end has a start), gli Editors sembrano nati per il palco. Le loro performance live sono sempre soddisfacenti, tanto da convincere anche i più scettici. Tom Smith, nonostante la giovane età sorprende con il suo timbro vocale caldo e avvolgente. Si susseguono brani dei due album, con tanto di due brani editi solo su singolo: You are fading e Open up. The Racing Rats singolo dall’ultimo album infiamma la folla che diventa via via più folta. In realtà il primo album The Back Room è stato un po’ trascurato, con soli tre pezzi su dieci fra i quali l’esaltante Munich. Molto coinvolgente la doppietta finale con Smokers outside the hospital doors e Fingers in the factories.
Improvvisamente, mentre il pubblico approfittava della pausa per mangiare, bere o semplicemente sedersi un po’, alle nove in punto il palco è stato occupato dagli attesissimi Rem.
Nessun ingresso trionfale, Michael Stipe e i suoi cominciano a suonare senza preavviso intonando Living well is the best revenge dall’ultimo album. E’ un susseguirsi di brani da quelli del nuovo album Accelerate come Hollow man (che Michael dichiara essere una delle sue preferite) o Horse to water e dei brani più vecchi come le classiche The one I love, Let me in, e le travolgenti Bad day e Imitation of Life che conclude la prima parte del concerto in cui si sono susseguiti 18 brani dagli anni 80 ad oggi. Il rientro è richiesto a gran voce, e i Rem non si fanno attendere. Il primo brano Supernatural Superserious comincia con una gaffes del chitarrista che Michael riprende dicendo “Ehi qui comincio io”. Un errore che non fa altro che emozionare di più il già delirante e ormai stanco pubblico. Gli altri brani conclusivi sono Losing my religion e Pretty persuasion. Il tutto si conclude con una meravigliosa, e personalmente molto attesa, Man on the moon. Gli anni cominciano a farsi sentire per la band di Athens e anche per il saltellante Michael che nonostante i suoi quarantotto anni è sempre affascinante e divertente, con le sue coreografie stralunate e allusive.
Una splendida serata per i fan e anche per i meno appassionati che non possono che godere di buona musica e di un coinvolgente ambiente a cui il Neapolis ci ha abituati. Peccato che l’affluenza sia stata un po’ sotto alle aspettative, le prime stime hanno parlato di meno di dieci mila persone. Ma in ogni caso, per chi come me c’era, resta la soddisfazione di aver assistito a quello che può definirsi un BEL concerto.

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