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Quei morti che si potevano evitare

 

Potevano essere ancora in vita, festeggiare la Pasqua con le proprie famiglie, progettare il loro futuro.

Al contrario sono morti in 278 (ad oggi), terrorizzati e dopo aver sofferto.

In questi giorni tragici a causa del terremoto in Abruzzo si è parlato e si è sparlato, senza rispetto nei loro confronti e per chi li piange.

Tutto il paese è in lutto, almeno quello della gente comune.

Chi ha perduto tutto sarà presto dimenticato, come solitamente avviene nel nostro paese a seguito delle calamità naturali.

Tra le poche cose che possiamo veramente fare per evitare il ripetersi di questi drammi, ci dobbiamo occupare di porre la lente d’ingrandimento sulla normativa edilizia antisismica, la cui violazione anche parziale dovrebbe essere perseguita con pene severissime.

Appare utile conoscere qual è la situazione, da questo punto di vista, in altre parti del mondo ove i fenomeni tellurici sono ricorrenti, come ormai in Italia.

Perché il nostro è un paese ad alto rischio, anche se qualcuno finge di ignorarlo per biechi fini economici e politici, o per far passare strumenti populistici per incentivare l’incremento del volume abitativo in modo indiscriminato.

Vale la pena di leggere i due take dell’ANSA delle ore 19 di oggi, 8 aprile 2009.

(ANSA) - NEW YORK, 8 apr - La Transamerica Pyramid, il grattacielo simbolo di San Francisco, 260 metri di altezza, ha resistito senza danni al terremoto di Loma Prieta, una lunga scossa di magnitudo 7,1 sulla scala di Richter che nell’ottobre del 1989 colpì la California centrale, provocando la morte di una sessantina di persone.

La torre della Transamerica, costruita alla fine degli anni 70 rispettando i severi codici californiani, ha oscillato per un minuto circa. Secondo gli strumenti che alcuni anni prima erano stati installati dall’Usgs, i servizi geologici americani, l’oscillazione ha raggiunto addirittura i 30 centimetri all’ ultimo piano, ma non ci sono stati né danni, né vittime.

In stretta sintesi, le regole in vigore in California, tra le più severe del mondo, chiedono che le costruzioni di una certa ampiezza rispondano a tre principi di base: i muri devono essere in cemento rinforzato e le colonne ancorate in fondazioni profonde, mentre le giunture tra pannelli devono essere concepite in maniera da trasferire le spinte dalle travi trasversali alle colonne orizzontali.
Come in tutti gli Stati Uniti, molte case hanno le strutture integralmente in legno. Quelle costruite in California, contrariamente a quanto succede nel resto degli Usa, non hanno basement, cioe’ l’ampio piano seminterrato, per non indebolire la struttura. La case piu’ fragili risultano quelle costruite negli anni ’50, con il pianoterra adibito a parcheggio, una scelta che e’ stata abbandonata.


Le prescrizioni per la costruzione cambiano costantemente, e vengono sempre aggiornati dopo un terremoto, visto che a ogni occasione si impara qualcosa di nuovo, grazie ai numerosi sensori installati sui monumenti, sui ponti, sugli edifici pubblici.

Un paio di esempio. Nel 1984, il terremoto di Morgan Hill, a sud dalla Silicon Valley, di una magnitudo di 6,1 gradi, ha fatto capire che il tetto della palestra di una scuola locale era troppo flessibile. Il centro della struttura aveva subito scosse tre o quattro volte superiore agli angoli, lasciando prevedere serie possibilita’ di crollo in caso di scosse più forti. Quindi sono state cambiate le regole, e i tetti vengono resi meno flessibili per resistere meglio.

Uno degli ultimi grossi terremoti della California, il Northridge del gennaio 1994 (6,7 sulla scala Richter), a Los Angeles, provocò relativamente poche vittime, una settantina, ma danni stimati in 20 miliardi di dollari.

Crollarono alcuni ponti delle principali freeway, le autostrade che attraversano la metropoli sud-californiana, dalla 10, quella di Santa Monica, alla Interstate 5. L’anno successivo fu approvata una legge statale per rafforzare ancora di più le strutture dei ponti stradali.

E ancora:

(ANSA) - TOKYO, 8 APR - Il Giappone vanta una delle normative più all’avanguardia sulle costruzioni anti-terremoto, spesso presa ad esempio, visto che il Paese è colpito ogni anno da oltre il 20% delle scosse più forti registrate a livello mondiale.
L’obiettivo di medio termine è portare la quota di abitazioni antisismiche, in grado di sopportare scosse di 6-7 gradi della scala giapponese di 7 (tarata rispetto alla Richter sui tremolii di superficie) al 90% entro il 2015, tramite incentivi fiscali per le ristrutturazioni e altre misure. Sulle base degli ultimi dati, la quota di edifici a norma è stimata in oltre il 70%.

A gennaio 2006, è entrata in vigore una revisione alla legge in materia edilizia con una stretta sui controlli a seguito dello scandalo che coinvolse l’architetto Hidetsugu Aneha, 51 anni, e alcuni grandi costruttori (che poi dichiareranno bancarotta), accusati di aver falsificato i dati di un centinaio di immobili per aiutare le imprese a risparmiare sui materiali e aumentare i profitti.

’’Abbiamo realizzato - spiega all’ANSA, Eiji Kitano, capo della prevenzione disastri del centrale quartiere di Minato-ku a Tokyo, che di giorno vede la popolazione schizzare a 3 milioni, contro i 220mila residenti - strutture come strade sopraelevate e metropolitane in grado di resistere a terremoti violentissimi. Molto dipende dalla tipologia della scossa, ma pensiamo che le infrastrutture primarie possano reggere alle onde’’.

Il segreto è nel cemento armato ’’flessibile’’, in grado di assorbire torsioni e spinte. Le ultime tecniche antisismiche si basano sulla realizzazione di veri e propri carrelli sotto le fondamenta che annullano le scosse (soprattutto per gli edifici medio piccoli), oppure grandi ’’ammortizzatori’’ alla base di edifici medio grandi. In generale, i grandi edifici di Tokyo, ad esempio, hanno uno scheletro d’acciaio temperato estremamente flessibile e leggero, caratterizzandosi pure per l’uso di laterizi ridotti al minimo.

Non esistono edifici attaccati gli uni agli altri, sia perche’ i lotti dei terreni sono venduti singolarmente e le case vengono costruite e demolite di solito ogni 30 anni (soprattutto per le abitazioni monofamiliari), sia per motivi di sicurezza: molte case fatte ancora di legno (in linea con la piu’ antica tecnica artigiana e antisismica del Giappone) sono costruite con complessi scheletri di legno perfettamente incastrato, ma allo stesso tempo molto robusti e flessibili nelle oscillazioni. La distanza minima tra gli edifici deve essere di 50 centimetri, anche per diminuire il rischio di incendi a catena che seguono i terremoti (nel grande sisma del Kanto, la grande piana di Tokyo, del 1923 i danni maggiori arrivarono dagli incendi sviluppatisi dopo la scossa).

Forse è il caso di sederci intorno a un tavolo e fare dei ragionamenti seri, dopo aver sepolto i morti.

Ma già si parla della ghiotta torta della ricostruzione, in modo irresponsabile, senza aver prima messo mano alle regole per prevenire i crolli.

Commenti all'articolo

  • Di sonia (---.---.---.14) 9 aprile 2009 11:52

    Resto priva di parole.
    Questo stupido paese di fagiani vive di slogan di facciata, una sorta del made in Italy dell’idiozia.
    C’è chi si mette in posa per farsi fotografare insieme ai potenti del mondo, come nella copertina di un rotocalco, asserendo di rappresentare una grande nazione.
    Infatti tutte le grandi nazioni progettano la realizzazione di opere faraoniche, quale il ponte sullo stretto, mentre le case e le scuole crollano come manufatti di cartapesta, a causa di malfattori che le hanno edificate senza alcun controllo. Ma è meglio fare annunci e spendere denaro pubblico (che non c’è) per opere inutili, in fondo se la gente muore è colpa del terremoto, perchè questo è un grande paese al pari di altri. E poi è un affare perchè si potranno chiedere voti, visto che siamo stati bravi a promettere la ricostruzione di case che crolleranno.
    In compenso la politica energetica ci equipara ai grandi della terra dato che progettiamo centrali nucleari.
    Lo smaltimento delle scorie già esistenti? Siate ottimisti, si farà anche questo, in fondo siamo un grande paese.
    A me sembra che da noi, sia rimasto solo il formaggio "Bel Paese".

  • Di paolo praolini (---.---.---.74) 9 aprile 2009 22:40

    Concordo,
    tutto da rifare a partire dalle regole, partire con la ricostruzione senza aver rivisto quest’ultime ed aver istituiti relativi sistemi di verifica e controllo genererebbe una nuova S.Giuliano di Puglia, dove per sperperare denaro pubbllico, hanno buttato giù anche le case non toccate dal sisma, ricostruendole.
    E’ pieno di sciacalli in attesa di far partire la ricostruzione selvaggia, ma questo sarà il banco di prova per la politica.
    E noi saremo qui a monitorare ed a denunciare qualora servisse.

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