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Quando il degrado può diventare attrazione

Di luoghi dismessi, abbandonati al degrado, architetture industriali che testimonia un passato glorioso o che non hanno mai visto la loro compiutezza sono tanti e numerosi sono i fotografi che hanno documentato la loro esistenza e la loro situazione.

Sono così numerosi i mostri edilizi che la fotografa Adelaide Di Nunzio ha potuto realizzare una serie d’immagini racchiuse sotto il titolo Cartoline dalla Calabria e presentate nella mostra fotografica "Metamorfosi", nell’ambito dell’iniziativa “Straniamenti” dei comuni di Roccella e Gioiosa, in compagnia di altri fotografi quali: Maurizio Esposito (My secret garden), Pietro Motisi (IV Spazio Palermo), Vincenzo Pagliuca (Salve mater), Filippo Romano (Statale 106), descrive compiutamente il vasto patrimonio lasciato agli eventi climatici.

Cartoline che fanno riflettere sul degrado dilagante del territorio e trasformarlo in attrazione turistica. Una provocazione che pone sotto accusa il Governo centrale e le Amministrazioni locali in egual misura nel non aver vigilato non solo sull’impegno finanziario, ma sul mancato utilizzo degli edifici.

Alcuni politici sarebbero propensi nell’etichettare i fotografi e il loro lavoro un atto per screditare l’Italia, come avveniva con il NeoRealismo di qualche decennio fa, ma se i “mostri” sono ben visibili, nessuno li ha inventati, ma qualcuno ha impegnato cospicui fondi senza una reale politica del territorio per le infrastrutture. Spolverati di ingenuità si potrebbe affermare la loro incapacità nel gestire il denaro pubblico e spingere lontano dalla mente la possibilità di un malaffare diffuso che vede la politica in combutta con le diverse Mafie.

L’Italia viene quotidianamente discreditata da tutti quei personaggi che non rispettano la legge e sono continuamente in vendita al miglior offerente, non di certo chi racconta il Paese nei suoi differenti aspetti.

Differisce di poco la proposta espositiva Il mondo che non vedo, dall’8 al 26 settembre 2010, di Fabiano Parisi, al Museo di Roma in Trastevere, sull’architettura degradata, abbandonata all’incuria, manufatti dismessi dalla società, non solo esempi di archeologia industriale usciti dal ciclo produttivo, ma molte immagini dedicate a luoghi di socializzazione (chiese, teatri, piscine) fotografati non solo in Italia, ma anche in Europa, puntando l’obiettivo sulla realtà e sull’estetica di queste strutture architettoniche private della presenza umana, tra geometrie purissime e prospettive frontali nelle quali viene esaltata la profondità e la sovrapposizione dei piani architettonici.

Una trentina d’immagini di un patrimonio lasciato deperire per controversie amministrative o solo per opportunità che raccontano del passato di luoghi traditi all’umanità.

Un anno fa, sempre al Museo di Roma in Trastevere, venne allestita la mostra di Stefan Koppelmann, con una selezione di 36 fotografie realizzate, rigorosamente in bianco e nero, per testimoniare le trasformazioni avvenute dalla caduta del Muro fino ad oggi: uno sguardo documentario su paesaggi, strade, edifici della Germania dell’Est e i luoghi segnati dalla presenza del Muro. Immagini di luoghi caduti nel degrado e poi risorti, per dimostrare che si può recuperare un quartiere, come un singolo edificio, se c’è la volontà politica per operare.

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