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Quali sono le colpe di De Magistris?

 

È stata la sua prima sconfitta. Luigi de Magistris, l’ex pm eletto da qualche settimana sindaco di Napoli, è stato costretto a rimangiarsi la sua promessa di ripulire la città dai rifiuti in soli 5 giorni. In effetti, pensare di risolvere in meno di una settimana quello che è un disastro ambientale che, ciclicamente, si ripropone da quasi vent’ anni appare una grossa ingenuità. Eppure l’ex pm di Catanzaro era convinto di poter realizzare questa impresa.

Per questo nella sua squadra di governo ha arruolato Tommaso Sodano, profondo conoscitore della questione rifiuti e ha affidato la presidenza dell’Asìa, la municipalizzata incaricata della raccolta, a un altro ‘esperto di monnezza’ come Raphael Rossi, promotore della raccolta differenziata nella provincia di Torino. A completare gli esperti al servizio della nuova giunta comunale anche Raffaele Del Giudice nome noto alle cronache napoletane per le sue battaglie in difesa dell’ambiente.

Una squadra che, dalle credenziali, sembrava imbattibile ma che, purtroppo, si è arenata dinanzi alla vastità del fenomeno e, soprattutto, agli enormi interessi che vi girano intorno.

Senza ombra di dubbio fondamentale, è stato il mancato intervento da parte del governo centrale che, a causa della pressioni subite dalla Lega Nord (ormai indispensabile al prosieguo della legislatura) non ha emesso il decreto che permetteva il conferimento dei rifiuti già ‘stoccati’ in altre regioni italiane.

Difficile non domandarsi se la mancata approvazione del decreto (dato per certo in caso di elezione a sindaco del candidato PDLGianni Lettieri) non sia l’attuazione de ‘i napoletani si pentiranno’, frase pronunciata dal premier nel commentare la sconfitta elettorale subita da De Magistris.

Ad ogni modo, qualunque siano le ragioni, la decisione del Governo ha ‘ingolfato’ il regolare flusso dei rifiuti nella provincia di Napoli. I siti di conferimento già presenti, infatti, sono al collasso.

La soluzione, anche questa data per certa in caso di vittoria del centrodestra, sarebbe stata quella di individuare nuove aree di trasferenza per permettere lo ‘stoccaggio’ dei rifiuti. Tuttavia, l’impegno preso dal presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro (PDL) di provvedere a trovare i siti idonei si è concretizzato solo nei giorni scorsi nonostante l’accordo fosse stato stipulato più di un mese fa.

In aggiunta, la scelta dei siti, in particolar modo quelli di Acerra Caivano, è stata subito osteggiata dalle amministrazioni locali che hanno emesso ordinanze che bloccano gli sversamenti.

Questo cosa significa? Che gli autocompattatori, una volta raccolti i rifiuti, si trasformano in enormi cassonetti perché impossibilitati a ‘scaricare’ nei siti previsti, mettendoli, di fatto, fuori gioco.

Normale quindi che le strade di Napoli e provincia trabocchino di rifiuti. A rendere più esplosiva la situazione è la diatriba scoppiata tra l’Asia, la muncipalizzata che si occupa della raccolta, e la Lavajet, azienda vincitrice dell’appalto per la gestione dei rifiuti in alcuni quartieri di Napoli.

Nei giorni scorsi, infatti, alcuni dipendenti di quest’ultima hanno inscenato una manifestazione sotto Palazzo San Giacomo per reclamare il pagamento degli stipendi. Secondo i responsabili della Lavajet, l’Asia sarebbe creditrice nei loro confronti di circa due milioni di euro quale compenso per l’attività svolta negli scorsi mesi.

Ai malumori dei dipendenti della Lavajet si sono, poi, uniti quelli della popolazione che, esasperata dalla situazione, ha dato vita a forme di protesta non sempre pacifiche. Nella zona dei Quartieri Spagnoli, ad esempio, i camion della raccolta rifiuti sono stati costretti a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine per evitare possibili ‘rappresaglie’.

Un ruolo cruciale nelle proteste, secondo gli investigatori, sarebbe stato svolto da alcuni gruppi di ‘disoccupati organizzati’ per ottenere benefici dalla crescente emergenza. Si tratta per lo più di storici iscritti ai progetti di formazione lavoro che sperano di ottenere, attraverso l’esasperazione degli animi, un posto di lavoro nel settore dello smaltimento rifiuti.

Dulcis in fundo, la minaccia segnalata dagli inquirenti di un possibile tentativo da parte della criminalità organizzata, sempre attenta a sfruttare le situazioni di caos, di inserirsi nella gestione della raccolta rifiuti attraverso il controllo, diretto o indiretto, di quelle cooperative sociali che potrebbero essere chiamate in causa per dare man forte nella gestione dell’emergenza.

De Magistris ha peccato d’ingenuità, ma è l’unica colpa che realmente gli può essere attribuita. I veri responsabili di questo ennesimo scempio devono essere cercati altrove.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.107) 25 giugno 2011 08:56

    I veri responsabili dello scempio sono i napoletani stessi, sia perchè non si decidono a risolvere i problemi senza gli aiuti provvidenziali e deresponsabilizzanti dall’alto, sia perchè continuano a votare amministratori incapaci ed incoerenti. Come non ricordare, infatti, che proprio demagistris, da europarlamentare, aveva votato contro la richiesta italiana d’intervento dell’UE a proprosito del problema napoletano, mantre ora sa solo sperare, come tutti gli altri amministratori napoletani di sinistra, in un aiuto che nessun’altra città e/o regione chiede?

  • Di paolo (---.---.---.87) 26 giugno 2011 00:57

    La prima colpa di De Magistris è quella che , da buon meridionale , avrebbe dovuto sapere con chi avrebbe avuto a che fare e quindi risparmiarsi certe promesse ridicole. La seconda colpa è quella di avere sottovalutato la sete di vendetta di Silvio Berlusconi che puntualmente si è fatta sentire . La terza colpa è quella che ,subito dopo l’elezione a sindaco , avrebbe dovuto chiedere lo stato di emergenza sanitaria ,chiedendo l’intervento diretto del presidente della Repubblica come garante e dell’esercito come forza di controllo dal momento che la polizia municipale non offre le minime garanzie , cosi’ mettendo il governo di fronte ad un conflitto istituzionale .

    Quindi tutto poteva fare ma non quello di farsi isolare come un tordo.
  • Di (---.---.---.43) 18 luglio 2014 10:23

    LE COLPE NON SONO SOLTANTO DI DE MAGISTRIS

    ========================================

     

    Qualche giorno fa, nella rubrica “lettere al direttore” di un quotidiano nazionale, un anonimo lettore lamentava la totale inefficienza del sindaco di Napoli De Magistris.

    Da 74enne napoletano che ne ha viste di tutti “i colori” – in particolare della politica! -, che oggi è letteralmente stomacato per le bugie di tanti nuovi “Masaniello”, sia locali sia nazionali, che assolutamente nulla hanno fatto per la mia amata città; da quell’eterno innamorato che continuo ad essere della mia meravigliosa terra; da quel vecchio che sono che “vuole morire da vivo e non vivere da morto”, rispondo a questa “lettera firmata” del 12 luglio che se è vero, come è vero, che i sindaci hanno le loro colpe, è molto più vero che i maggiori demeriti sono di quella stragrande maggioranza dei miei concittadini che niente fanno per migliorare le cose per cui tanto sfacelo non è da addebitare solo al sindaco di destra, sinistra, centro che sia.

    La “bacchetta magica” non ce l’hanno i sindaci, è il popolo, tutto, nessuno escluso, che se davvero lo vuole può porre qualche rimedio a tanto sudiciume. Come? Ognuno faccia il proprio dovere, si comporti responsabilmente e coscienziosamente, qualunque sia il compito che ha nella società. Dal primo all’ultimo cittadino, di qualsiasi estrazione culturale sia, di qualsiasi colore politico faccia parte, ci sia un comportamento da persona civile e da vero uomo e non da “battilocchio” (uomo inetto, grullo, vuoto), da disonesto, da menefreghista. Ogni napoletano riscopra dignità, onore e l’antico orgoglio di essere figlio di una delle città più belle del mondo. Ogni napoletano smetta di essere una “lampadina fulminata” e torni a splendere come astro di luce e di fuoco. E infine ognuno prenda consapevolezza che se vogliamo far ritornare la nostra terra “capitale di arte, cultura e bellezza” dobbiamo amarla con i fatti e non con vuote parole. Infine, parafrasando J.F. Kennedy, non chiediamoci cosa possa fare il sindaco di turno per noi e per Napoli, ma cosa possiamo fare noi per il sindaco e per la nostra città!

    Raffaele Pisani, napoletano a Catania – www.raffaelepisani.it

  • Di (---.---.---.108) 5 gennaio 2015 17:41

    QUANNO MORE NU PUETA

    ======================= a PINO DANIELE

     

    Rose, nun v’arapite int’ ’e ciardine,

    restate annascunnute.

    Pàssere, nun cantate ’n miez’ ’e ffronne,

    stateve zitte e mute.

     

    Stelle, nun ricamatelo stu cielo.

    Luna, nun t’affaccià.

    Mare, tu nun te mòvere stasera.

    Viento, nun suspirà.

     

    E vvuie, canzone, zitte rummanite

    nzerrate dint’ ’e core.

    E vuie, figliole, nun v’appriparate

    pe’ scennere a fa’ ’ammore,

     

    Napule vo’ durmì nu suonno ’e lutto

    e nun se vo’ scetà,

    chiagne p’ ’a morte ’e chistu figlio d’oro

    ’sta povera città! 


    Raffaele Pisani — [email protected]


  • Di (---.---.---.32) 17 marzo 2015 19:11

    E.A. Mario, “Capitano, mio capitano!”

    ============================

     

    Avevo poco meno di tredici anni, era il 1953, e tremavo come una foglia quando gli porsi quelle prime tre poesie scritte in un dialetto che… lo fece sorridere! Iniziai a chiamarlo maestro, ma lui rifiutò drasticamente tale appellativo e mi disse: “Chiammeme nonno Mario, come gli altri nipoti miei.” Per le poesie mi diede il primo prezioso consiglio:-“Rafilù, leggiti tutto Di Giacomo e poi ne riparliamo.” Così fu. E.A. Mario, il leggendario autore della “Canzone del Piave” e di centinaia di altri successi mondiali (“Santa Lucia luntana”, “Tammurriata nera”, “Core furastiero”, “Canzona appassiunata”, “Le rose rosse”, Balocchi e profumi”, “Funtana all’ombra”, “Soldato ignoto”, “Vipera”, ecc.) aveva incontrato uno scugnizzo che lo adorava e che gli è rimasto accanto fino al 24 giugno del 1961, giorno della sua scomparsa. Io avevo avuto l’onore massimo a cui potessi aspirare: diventare l’allievo prediletto dell’ultimo grande poeta e melodista di Napoli e “nipote ad honorem” del più generoso e galantuomo dei napoletani. E’ stato il mio Maestro, il mio “capitano”!

    Già l’anno scorso avevo scritto alla RAI, agli organizzatori del Festival di Sanremo e a tutti i giornali sollecitandoli a cogliere l’occasione del Centenario del primo conflitto mondiale (iniziato nel 1914 anche se l’Italia entrò in guerra il 23 maggio 1915) per onorare E.A. Mario, ma non ho avuto alcun riscontro! Pensai che probabilmente lo avrebbero fatto quest’anno perché appunto fu il 24 maggio del 1915 che le truppe italiane attraversarono il confine austriaco in Trentino e in Friuli. Pertanto dal 2 gennaio scorso ho di nuovo scritto ai giornali, alla RAI e agli organizzatori di Sanremo, sottolineando il valore della sua arte e le tante ingiustizie da lui subite, sopportate e superate con quella regale dignità che ha segnato l’intero corso della sua vita, ma nessuno ha risposto. Ho sperato tanto che lo ricordassero con il giusto risalto riconoscendogli che è stato uno dei “grandi” che hanno contribuito a fare di Napoli quella “capitale di arte, cultura e bellezza” amata e ammirata dal mondo intero. Ha dato all’Italia la “Leggenda del Piave”, l’immortale melodia che accompagnò e sostenne i nostri soldati conducendoli alla esaltante vittoria del 4 novembre 1918. Lo scrisse Armando Diaz nel telegramma che gli inviò: “Mario, la vostra Leggenda del Piave al fronte è più di un generale!” E’ stato, come scrive la figlia Bruna, “il portavoce del sentimento di tutto il popolo italiano” regalando alla Patria un Inno che ancora oggi ci commuove, ci esalta e ci fa sentire orgogliosi di essere figli della grande Italia! E’ stato anche il “Signor Tutto” della canzone, come affermò l’esimio giornalista e scrittore Aniello Costagliola in “Napoli che se ne va”. Coloro che conoscono solo le sue composizioni penseranno che viveva in una meritata agiatezza, e invece non era così. La sua città e l’Italia tutta non hanno saputo tributare a questo figlio dotato di intelligenza e sensibilità non comuni e con una cultura superiore ad ogni laurea, gli onori che avrebbe meritato. In un’altra nazione sarebbe diventato un eroe nazionale. Un’altra città, per i capolavori che E.A. Mario ha lasciato, gli avrebbe eretto una statua al centro della piazza più bella!

    Cosa sanno di lui gli artisti che cantano le sue canzoni, i maestri d’orchestra che le eseguono e la gente che le ascolta? Nulla, o quasi! E per lui cosa posso fare io che non ho alcun potere né economico, né politico, né sociale? Nulla, o quasi! Solo “stringere la cinghia” e con quel poco che mi resta del piccolo assegno di pensione pubblicare i ricordi personali di ciò che mi raccontava soprattutto della Leggenda del Piave e del Milite Ignoto e inviare gli opuscoli gratuitamente a tutte le scuole di Napoli e provincia e ad alcune di Catania, dove vivo per amore della mia Francesca. Posso soltanto continuare ad essergli grato per tutto quanto ha fatto per me, pe’ Rafiluccio ‘o scugnizzo che accolse generosamente in casa sua. Posso soltanto continuare a ripetergli che per me resta sempre il mito, il Maestro, il mio più caro e prezioso punto di riferimento, e guardando quella fotografia del 1960 che ci ritrae assieme, continuare a ripetergli, con tutto l’affetto e la riconoscenza del mio cuore: “Capitano, mio capitano”…

    Raffaele Pisani

    [email protected]

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