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Quali perché dietro l’ultimo keynote di Apple?

La notizia bomba è arrivata nella tarda serata di martedì, ripresa immediatamente da Engadget: il keynote di Apple al prossimo MacWorld di gennaio 2009 sarà l’ultimo. Ma la vera bomba è che non sarà Steve Jobs a tenerlo, bensì Philip Schiller (vice presidente senior del Worlwide Product Marketing). Non sarà la sua prima volta: già a luglio 2004 tenne uno dei più famosi keynote, quello in cui fu presentato l’iMac G5. In quell’occasione Steve Jobs era assente a causa di un delicato intervento chirurgico. E proprio il suo stato di salute è uno dei temi che più angosciano i fan di Apple: più volte nel corso degli ultimi mesi si sono susseguite voci su una presunta malattia di Jobs. E’ difficile in effetti credere che non sia questo il motivo della sua assenza al keynote di gennaio, poiché è difficile pensare che non sia l’uomo-simbolo di Apple a chiudere una serie di eventi di successo e catalizzatore delle attenzioni di tutto il mondo tecnologico.

Ma, lasciando da parte la questione salute di Steve Jobs, quali possono essere i perché della scelta di Apple di non tenere più eventi del genere?

Come dice chiaramente il comunicato ufficiale, è innanzitutto una scelta di marketing: eventi del genere, oltre ad essere costosi (siamo comunque nel mezzo di una delle più grandi crisi economiche degli ultimi 70 anni e anche un colosso come Apple non può non risentirne), non sono così necessari come potevano essere fino a qualche anno fa. Oggi il Web offre nuove vie pubblicitarie, più dirette e spesso più efficaci.

Un’altra questione è anche il vincolo della scadenza fissa: i keynote di Apple si svolgono sempre a gennaio e a luglio. Questo comporta perlomeno due problemi. In primo luogo, in prossimità del keynote, si ha un inevitabile calo delle vendite: la gente aspetta prima di acquistare un prodotto che poche settimane dopo potrebbe essere sostituito da uno nuovo. Inoltre il keynote di gennaio frena le vendite in uno dei periodi come quello natalizio, in cui invece si dovrebbero registrare i maggiori acquisti. In secondo luogo, Apple ha sempre abituato a stupire con idee rivoluzionari, presentando prodotti innovativi rispetto alla concorrenza: basti solo citare gli ultimi due casi (iPhone e MacBook Air). E’ sempre più difficile, per non dire impossibile, poter stupire ogni 6 mesi: a questo proposito si pensi alla “delusione” dell’ultimo keynote, in cui il nuovo MacBook Pro non ha portato con sé quel bagaglio di innovazione che qualcuno si aspettava.

I tempi cambiano, anche per Apple: forse è arrivato il momento che Steve Jobs passi il testimone e che questo passaggio avvenga gradualmente. Forse è arrivato il momento di investire su nuove strategie pubblicitarie. Forse ancora una volta Apple ha capito prima degli altri quando è il momento di voltare pagina.

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