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Quale Parlamento con la nuova legge elettorale?

Il centrosinistra è in testa ai sondaggi, ma avrebbe la maggioranza dei seggi in Parlamento qualora si approvasse la nuova legge elettorale? Quorum in collaborazione con YouTrend, presenta un suo studio per rispondere a tale quesito.

Da qualche mese il dibattito politico torna regolarmente sulla necessità di cambiare l’attuale legge elettorale, sebbene tutti convergano su tale necessità, ogni partito ha i suoi distinguo. La discussione ruota attorno ad una bozza presentata in primavera che prevedeva un sistema proporzionale d’Hondt con una soglia di sbarramento del 5% nazionale alla Camera, regionale al Senato, premio di maggioranza al primo partito del 15% dei seggi in più. Pdl e UDC, come la Lega, vorrebbero un premio di maggioranza intorno al 10%, nessun vincolo di coalizione e collegi plurinominali con preferenza, con un terzo dei seggi assegnati tramite listino bloccato; il PD, invece, vorrebbe un premio del 15% alla coalizione e collegi uninominali sul modello delle Provinciali. Sebbene ad oggi non esista nessun accordo ufficiale, l’istituto Quorum ha provato a proiettare i numeri dei sondaggi ad pubblicati su un ipotetica distribuzione dei seggi regolata dalla bozza di base (d’Hondt, sbarramento 5%, premio 15% primo partito): il risultato è che alla Camera un alleanza basata sulla “foto di Vasto” (PD+SEL+IDV) avrebbe una maggioranza non solida, mentre al Senato, dove ci sarebbero dei premi regionali, l’unica soluzione sarebbe un governo d’intesa nazionale.

CAMERA13 Quale Parlamento con la nuova legge elettorale?

SENATO13 Quale Parlamento con la nuova legge elettorale?

Se alla Camera tale legge elettorale non garantirebbe una maggioranza solida al centrosinistra, al Senato, che secondo la Costituzione deve essere eletto su base regionale, la situazione sarebbe assai complicata. Sebbene il PD risulti il primo partito in tutte le Regioni, ad eccezione di Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, dove il PdL manterrebbe tale primato, i premi di maggioranza regionali attribuiti non sarebbero sufficienti a dare ad una coalizione di centrosinistra la maggioranza, ancor peggio nel caso in cui tali premi fossero abbassati o addirittura eliminati. Dagli studi compiuti, tale legge funzionerebbe molto bene in presenza di partiti con oltre il 30% (se fosse stata utilizzata nel 2008, il PDL avrebbe avuto da solo la maggioranza assoluta alla Camera, ndr), ma l’attuale frammentazione porterebbe certamente a governi di unità nazionale, sopratutto se passasse l’idea del centrodestra di diminuire i premi di maggioranza o addirittura abolirli. Molti partiti minori, come La Destra, FLI, API, MPA, Verdi, Socialisti, Radicali, FDS, rimarrebbero fuori dal Parlamento o nel caso del MPA elegerebero un paio di Senatori, probabilmente dovrebbero fare cartello tra di loro o essere “garantiti” da partiti più grandi.

Tale simulazione prende in considerazione anche il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta che hanno leggi elettorali maggioritarie: Lo SVP altoatesino elegerebbe 3 deputati e 2 senatori (che per semplicità abbiamo inserito in quota PD), mentre la valleè avrebbe i suo due parlamentari indipendenti (uno alla Samera e uno al Senato). Assai difficile da prevedere l’esito del collegio estero: la proiezione (del tutto teorica in questo caso) attribuirebbe al PD 7 deputati e 3 senatori, al PdL 3 deputati e un senatore, un deputato al Movimento 5 Stelle e un indipendente alla Camera e due al Senato.

Probabilmente tale bozza, nel ipotetico passaggio parlamentare, sarà pesantemente emendata, ma tale simulazione serve a dare un idea su come funzionerebbe un sistema di questo genere. In caso dovesse rimanere l’attuale legge elettorale, un centrosinistra formato anche da PD e SEL, otterrebbe una maggioranza solida alla Camera ma meno ampia al Senato.

Di Roberto Greco

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