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Qualche segnale positivo per le imprese ma non per le famiglie

La crisi ha lasciato in eredità alle famiglie italiane più debiti e meno risparmi. In cinque anni, dal 2005 al 2009, le passività degli italiani sono passate da 546 a 860 miliardi di euro, con un'impennata, secondo i calcoli dell'Adusbef, di ben il 57%. La recessione economica ha insomma lasciato il segno anche se, a guardar bene, qualche segnale di ripresa comincia finalmente a concretizzarsi, almeno nel mondo delle imprese.

Unioncamere conta infatti, nei primi 11 mesi del 2010, 78.600 aziende in più rispetto allo stesso periodo del 2009, anno nero dell'economia. Ad aprire i battenti sono state infatti 381.535 nuove imprese a fronte di 302.937 chiusure. La Regione più “attiva” sul fronte delle aperture è stata la Lombardia (con 60.656 nuove iscrizioni ed un saldo attivo rispetto alle chiusure di 15.491 aziende). Subito dopo viene il Lazio che segna 39.414 nuove aperture ed un saldo positivo per 12.134 unità. In deciso recupero si è mostrato il Nord Est, patria delle piccole e medie imprese italiane, messe in ginocchio in questi anni dalla crisi internazionale: il saldo positivo nei primi 11 mesi 2010 nel complesso è di 10.366 unità (71.990 iscrizioni e 61.624 cessazioni), numero non altissimo ma che va considerato alla luce del fatto che l'area proveniva da un 2009 catastrofico, caratterizzato da un saldo negativo di 1.789 aziende in meno.

Tra le città, il saldo migliore in assoluto è quello registrato a Roma (9.937 aziende in più nei primi 11 mesi dell'anno scorso a fronte delle 6.373 dei primi 11 mesi del 2009), ma un'ottima performance la registra Bari con un saldo di 1.687 imprese in più a fronte delle 320 in meno dei primi 11 mesi del 2009. Se il mondo delle imprese ha cominciato a tirare il fiato, per le famiglie la situazione resta invece critica.

L'Adusbef evidenzia infatti come dal 2005 al 2009, i debiti dei nuclei familiari siano aumentati del 57,5%. Nei cinque anni che hanno registrato il passaggio dal benessere economico alla crisi più profonda, “il totale delle passività delle famiglie è cresciuto da 545,958 a 859,954 miliardi, - rileva l'associazione guidata da Elio Lannutti - con un incremento di ben 14.272 euro a carico di ogni famiglia (e/o di 5.233 euro per ognuno dei 60 milioni di abitanti)”.

Allo stesso tempo i risparmi si sono ridotti del 30%, scendendo a 49,67 miliardi. Ciò non toglie comunque che gli italiani restino ancora formiche parsimoniose. La propensione al risparmio resta infatti sempre alta: dal 2007, minimo storico con “soli” 35 miliardi di euro messi da parte, si è infatti risaliti, calcolano ancora i consumatori, ai 55 miliardi del 2008 per poi riscendere a 49 nel 2009. Tutto questo, avverte però l'Adusbef, è avvenuto a scapito dei consumi, che infatti negli ultimi due anni hanno rallentato in maniera decisa, come testimoniato anche dal drastico calo registrato dal ricorso al credito al consumo. Le famiglie certamente sono in condizioni peggiori delle imprese ma i dati forniti dall’Unioncamere non sono sufficienti per concludere che le imprese stiano avviandosi verso la ripresa. I dati sulla produzione, anche quelli previsionali, infatti dimostrano che non si può parlare di recessione ma nemmeno di ripresa vera e propria. Al massimo si può sostenere che vi sia una crescita, però molto lieve. Non c’è alcun dubbio comunque che l’occupazione non tende ad aumentare e che la disoccupazione continua ad accrescersi, seppure in misura limitata.

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