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Qual è il prezzo di un’emozione?

di Franco Mazzarella

Una performance davvero originale al PAC di Milano

A volte per ammirare un’opera d’arte occorre trascorrere molto tempo in coda fuori dai musei o dalle gallerie d’arte. Poi, però, l’emozione di vedere ciò che è esposto ripaga sempre del disagio dell’attesa. E le emozioni che alcuni artisti riescono a trasmettere attraverso le loro opere sono davvero stupefacenti. Io ho conosciuto un’artista così, un’artista davvero speciale.

Si chiama Regina José Galindo. Lei non crea opere d’arte: lei è l’opera d’arte. Regina ha un modo tutto suo di provocare emozioni. Usa il suo corpo per denunciare i mali del mondo. Viene da un Paese lontano, il Guatemala, dove la violenza è una realtà con la quale occorre fare i conti tutti i giorni. Regina da bambina ha vissuto quella che è stata definita “la sporca guerra”, quando nel suo Paese era al potere un dittatore sanguinario, Efraín Ríos Montt, un generale che, nonostante le pesanti condanne ricevute per i suoi crimini al termine di un lungo processo, è oggi a piede libero grazie a un cavillo legale.

Regina non ci sta a questa ingiustizia e ricorre alla sua arte per manifestare la propria protesta. Con una bacinella colma di sangue umano (sostanza facilmente reperibile in Guatemala, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista) ha camminato intorno al Palazzo di Giustizia intingendo a ogni passo i suoi piedi nel recipiente, in modo che lasciassero orme impressionanti sull’asfalto. Un’altra volta, per manifestare contro lo sfruttamento sessuale delle donne, si è introdotta nuda in una rete da pesca appesa a un albero ed è rimasta in quella posizione per diverse ore sul lungomare di una nota località caraibica famosa per il turismo sessuale.

La sera dell’inaugurazione della mostra “Estoy viva”, al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, eravamo in tantissimi in coda per assistere a una sua performance. Non so quante volte in vita mia mi sarà capitato di rimanere in coda più di tre ore per assistere a qualcosa; eppure quel pomeriggio ero lì con un gruppo di amici e amiche che alla spicciolata hanno iniziato a dileguarsi quando l’attesa si faceva sempre più lunga. Sono rimasto così, solo tra la folla, in silenzio a guardare una porta che si apriva ogni tanto per far entrare un piccolo gruppo di persone.

 Quando finalmente è arrivato il mio turno, prima di entrare nella stanza dove si trovava Regina, mi hannoconsegnato uno specchietto, spiegandomi l’uso che ne avrei dovuto fare. Poi la porta si è aperta. Regina era sedata, distesa su un lettino del tipo da sala operatoria a cui ci siamo avvicinati uno alla volta. L’artista, che durante la performance era seguita da personale medico, si trovava in uno stato di dormiveglia. Ho avvicinato lo specchietto alla sua bocca per catturare il suo respiro.

L’emozione è stata fortissima: non saprei proprio descriverla. Tre ore di coda per stare tre secondi al suo cospetto. Posso solo dire che ne è valsa la pena. Chi può stabilire quale sia il prezzo di un’emozione?

 

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