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Putin, l’Occidente e il wishful thinking

Il wishful thinking è quel pensiero illusorio che abbonda nei social media, dove i lettori rispondono a ciò che vogliono intendere anziché intendere quanto effettivamente scritto. Verso il discorso di Vladimir Putin del 24 febbraio l’Occidente si è comportato allo stesso modo.

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Come punto di partenza si ponga proprio il discorso che dal Cremlino Vladimir Putin ha rivolto ai cittadini della Federazione Russa per annunciare l’intervento in Ucraina.
“Cari cittadini russi. Cari amici. Oggi ancora una volta ritengo necessario tornare sui tragici eventi che stanno accadendo in Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza russa. Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sfacciatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in Occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, il che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini.
Continua a leggere la traduzione in italiano; in fondo al testo si trova il video sottotitolato in inglese e il discorso del 21 febbraio sul riconoscimento delle repubbliche di Lugansk e Dontesk.

A oltre un mese dall’annuncio e nello stesso giorno dell’incontro delle delegazioni russe e ucraine a Istanbul, il NYT riassume così le “intenzioni” di Putin: “Pensava che gli ucraini di lingua russa avrebbero accolto le sue truppe. Non l’hanno fatto. Pensava che avrebbe rapidamente deposto il governo di Volodymyr Zelensky. Non è successo. Pensava di dividere la NATO. L’ha unita. Pensava di aver reso la sua economia a prova di sanzioni. L’ha rovinata. Pensava che i cinesi lo avrebbero aiutato. Stanno proteggendo le loro scommesse. Pensava che il suo esercito modernizzato avrebbe ridotto in polvere le forze ucraine. Gli ucraini lo stanno triturando, almeno su alcuni fronti.

Confrontando con il testo pronunciato si rivela semplicemente che nessuno dei “pensieri” attribuitigli è rintracciabile, viceversa sono omesse le questioni che Putin ha chiaramente elencato.
Non tragga in inganno il titolo: E se Putin non avesse calcolato male? Né la conclusione finale: in guerra, politica e vita, è sempre più saggio trattare il tuo avversario come una volpe astuta, non un pazzo perché tutta l’argomentazione dell’opinionista Brett Stephen è un altro esercizio di lettura autoreferenziale: l’astuto scopo del Cremlino era impadronirsi del gas del Donbass e sbarazzarsi di una classe media di professionisti simpatizzanti con l’oppositore (preparatogli dagli Stati Uniti) Aleksej Navalny.

Tralasciamo la supposizione che una guerra sia necessaria per reprimere limitate opposizioni interne, ma che il Donbass sia ricco di risorse non sfruttate è realtà nota. Averne riconosciuto l’indipendenza e riceverne, come conseguenza futura, vantaggiosi accordi in cambio della fine di otto anni di aggressioni sulla popolazione russofona da parte di Kyev, non si configura come sorprendente astuzia. E’, tuttavia, l’unico argomento del NYT avente attinenza effettiva al discorso di Putin, a fianco del silenzio della generalità dei media internazionali sulla questione ampiamente ribadita dal Presidente: la sicurezza della Russia

A questo proposito anche dal versante russo si trova traccia di un antico wishful thinking in cui era scivolato Michail Gorbaciov nel periodo successivo alla caduta del Muro di Berlino. Lo scorso febbraio Der Spiegel [trad.it. qui] a seguito dell’affermazione di Putin: ci avete imbrogliato, ha ricostruito gli eventi dalla caduta del Muro di Berlino servendosi dei verbali, desecretati nel 2017, dei colloqui avvenuti dal ’90 al ’91 sull’unificazione della Germania tra rappresentanti dei Ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica con Germania ovest e DDR.


Nel verbale della cruciale riunione del 6 marzo 1991 si legge “Abbiamo chiarito durante il negoziato 2+4 che non intendiamo fare avanzare l’Alleanza atlantica oltre l’Oder. Pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell’Europa centrale e orientale di aderirvi” Dichiarazione concordata con il cancelliere Helmuth Khol e il ministro degli Esteri, Genscher. Anche il rappresentante degli Stati Uniti, Raymond Seitz, dichiarò: “Abbiamo promesso ufficialmente all’Unione Sovietica nei colloqui 2+4, così come in altri contatti bilaterali tra Washington e Mosca, che non intendiamo sfruttare sul piano strategico il ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa centro-orientale e che la Nato non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente“. L’inchiesta del settimanale aggiunge che promesse dello stesso tenore erano state fatte all’agonizzante URSS anche dai rappresentanti britannico e francese. Evidentemente Gorbacev intese che i paesi dell’Alleanza avrebbero rispettato l’accordo, poiché non risultano sue richieste di redigere un trattato apposito, ma Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca entrarono nella Nato nel 1999, Lituania, Lettonia ed Estonia, confinanti con la Russia, nel 2004.

Non è stato Putin il primo a protestare apertamente e ricevere in risposta da Jens Stoltenberg che mai nessuno in nessuna data e in nessun luogo aveva promesso la non espansione a est! Già nel 1993, scrive sempre Der Spiegel, mentre Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca trattavano per aderire all’Alleanza Atlantica, Boris Eltsin inviò una lettera al “Caro Bill” Clinton. Citando quell’accordo, osservava che ogni paese può decidere da solo di quale alleanza vorrebbe far parte, ma l’opinione pubblica russa vede l’espansione a est della NATO come una sorta di neo-isolamento della Russia. Un fattore di cui bisogna tener conto.”

La questione dell’allargamento della Nato ha, più di ogni altra, avvelenato i rapporti con la Russia per quasi trent’anni, fino al punto di aggravamento di tre anni fa, quando il presidente ucraino Petro Poroshenko il 19 febbraio 2019 firmò la legge che introduce nella Costituzione ucraina gli obiettivi di integrazione nella Nato e nell’UE. L’iter procedeva celermente “Lo status di un Partner con le opportunità potenziate (Enhanced Opportunities Partner) concesso all’Ucraina dalla Nato nel giugno 2020, manda un grande segnale” sottolineava nel 2021 l’Ambasciatrice del Canada in Ucraina Larisa Galadza” elencando condizioni e riforme per il cammino dell’adesione.

Il politologo dell’università di Chicago John Mearsheimer l’11 marzo 2022 su The Economist: “L’Ucraina di fatto è diventata un membro della Nato. Il processo è iniziato nel dicembre 2017, quando l’amministrazione Trump ha deciso di vendere “armi difensive” a Kiev. Era difficile dire che ciò potesse essere considerato “difensivo”, ma in ogni caso, la sua fornitura all’Ucraina appariva offensiva per Mosca e i suoi alleati nel Donbass. Altri paesi della Nato si sono uniti a quest’ondata, inviando armi in Ucraina, addestrando il suo esercito e consentendogli di partecipare a esercitazioni aeree e navali congiunte”

Questo annoso fervore occidentale rende la neutralità dell’Ucraina esigenza da cui la Russia non prescinde per la propria sicurezza e che ha più volte ribadito.
“Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della Nato” afferma Putin nel suo discorso e non doveva stupire la richiesta di assicurazioni in forma scritta circa la neutralità dell’Ucraina. Prosegue motivando: “Era il 1941 e l’URSS cercava di prevenire o almeno ritardare l’inizio della guerra, non provocando il potenziale aggressore. Non servì a nulla e il 22 giugno la Germania nazista, senza dichiarare guerra, ci invase. Naturalmente ci siamo chiesti: “Cosa fare?”, “Cosa aspettarsi?”.
La risposta datasi dal Cremlino all’indifferenza dell’Occidente è nei fatti, riassunta in breve da questa frase di Sergej Lavrov: Abbiamo richiamato l’attenzione su questi problemi per molti anni. Dall’Occidente non ci hanno ascoltati. Ora ci hanno sentiti

Dal blog associato ad AFV https://mcc43.wordpress.com/2022/03...

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